Goran Bregovic: "Unisco popoli e culture ma non so come reagire alle tragedie del mondo"

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

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Il musicista e compositore balcanico è in tour nel nostro Paese. Tra i live più attesi quello del 24 luglio che aprirà il Festival Internazionale del Jazz de La Spezia che giunto alla 56esima edizione si conferma la più storica rassegna del genere in Italia. L'INTERVISTA

Goran Bregović , il musicista e compositore balcanico più celebre al mondo, è  in tour in Italia accompagnato dalla sua Wedding and Funeral BandGoran Bregović insieme a un ensemble esplosivo, capace di grandi di virtuosismi composto da trombe, tromboni, grancassa, clarinetto, sassofono e voci bulgare, porterà sui palchi italiani il "turbo folk", in uno spettacolo in cui ripropone i suoi storici successi con brani tratti dai suoi album più recenti, senza dimenticare qualche anticipazione sul suo prossimo progetto. Ad arricchire questa esperienza The Wedding and Funeral Band, rinomata per la capacità di fondere armoniosamente diverse tradizioni musicali: le vocalità bulgare, il folklore slavo, la polifonia sacra ortodossa e le pulsazioni del rock moderno. Questi strumentisti, cresciuti nella tradizione gitana, porteranno sul palco un melting pot di stili e generi che rende lo spettacolo completo, energico e divertente.

So che stai lavorando al nuovo album: è possibile che ci sia qualche sorpresa durante i concerti?
Ci saranno, tornerò un po’ indietro stilisticamente, sto lavorando a un album che faccia ballare e brindare.

Sulla cover dell’ultimo lavoro The Belly Button of the World c’eri tu che baciavi un ventre gravido con disegnato il mondo, un messaggio forte di accoglienza: possiamo aspettarci qualcosa di simile nel prossimo?
Sono un compositore di Sarajevo, tutti faranno come me ovvero proveranno a mettere insieme le cose che sono difficili da mettere insieme. Io sono privilegiato, posso parlare di politica e situazioni impossibili. Ci sono sempre incontri tra culture a artisti nei miei album. Quella cover viene dal trauma di Sarajevo, quello che abbiamo visto 30 anni fa ora è ovunque: oggi siamo buoni vicini di casa e domani ci spariamo.

Nell’album Champagne for Gypsies c’era Bella Ciao: è in scaletta? Sarebbe un messaggio importante vista la situazione politica internazionale.
La mia Bella Ciao è prevista. La sua storia nel mio album nasce per caso: vent’anni fa ho suonato con i Modena City Ramblers e durante un capodanno mi hanno chiesto di fare qualcosa insieme ed è nata quella versione di Bella Ciao. In cinque minuti ho fatto l’arrangiamento, mancava un refrain e ho fatto un pezzo strumentale che è come un refrain. È la canzone più felice e triste nella storia della musica. Per come è conosciuta nel mondo è il nuovo O sole mio.

Tra il 1989 con Dom za vesanje e il 2008 con Alkohol tra colonne sonore e progetti tuoi hai pubblicato molto dischi. Poi soltanto tre, Champagne for Gypsies  e Three Letters from Sarajevo (Opus 1) e The Belly Bottons of the World: cosa è cambiato nel tuo modo di vivere la musica?
Vivo lo stesso problema di tutti gli artisti. Tutti nascono con delle qualità di talento che non cambiano negli anni, quello che cambia è il gusto e quando questo avviene l’artista si terrorizza perché si interroga su come il suo talento può venire condizionato perché, ripeto, quello è sempre lo stesso.

In Silence of The Balkans del 1997 durante l'esecuzione dell'ultima canzone, Mocking Son, 3 bambini (uno serbo, uno musulmano e uno croato) di un orfanotrofio di Sarajevo, invocano la pace. Oggi abbiamo altre guerre. Ripeteresti quella situazione con bambini di alte nazionalità?
Andiamo da una tragedia all’altra in questo mondo, non si sa come reagire. Oggi mi spiace non suonare più in Russia e in Ucraina perché in quei paesi tenevo almeno dieci concerti l’anno. Oggi guardo quei posti che conosco, ho amici in Ucraina, ho fatto canzoni con artisti ucraini ed è triste vedere la tragedia che si è abbattuta su quei luoghi. E fa ancora più male non sapere come reagire.

Negli anni Sessanta la musica prometteva di cambiare il mondo: non è successo. Ci hanno venduto un’illusione o il potere della musica non è forte come abbiamo sempre creduto?
La forza è del generali non dei musicisti. È triste ma è così. Noi combattiamo per un mondo migliore e se guardi a cento anni fa oggi è migliore, ma le nostre vite sono corte e non c’è il tempo per attendere altri miglioramenti.

Tu hai delle figlie molto giovane, Una e Lulu sono Gen Z: sono buone consigliere musicali per te?
No ma ho scoperto che ascoltano tutto. Sono curiose, loro sono parte di una generazione di persone curiose. Sono state a Reggio Emilia a vedere il concerto degli Ac/Dc: le scopri le cose buone prima o poi.

Questa estate in tour, poi in autunno che accadrà nella tua vita di musicista?
Completerà il nuovo disco che prevedo di pubblicate la prossima primavera e poi si riparte con un nuovo tour.

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