Russell Crowe: “Sono tempi difficili nel mondo, la musica deve esporsi"

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

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Il rocker gladiatore apre il suo tour italiano al Cervino Mountain Music Festival nel giorno del solstizio d’estate. L’INTERVISTA

Una intuizione e una storia. La prima porta il nome di Guido Bagatta, la seconda ha scritto la sua prima pagina nel giorno di un solstizio d’estate che sembra più un viaggio nella tempesta. Piove, e più in alto nevica, a Breuil-Cervinia ma il meteo non fermano Russell Crowe e la sua band, The Gentlemen Barbers, che hanno scelto la Valtournenche per il debutto italiano del tour, che prevede 16 date, l’ultima delle quali sarà il 7 agosto a Noto. Ho incontrato Russell Crowe all’Hotel Saint Hubertus di Cervinia. L’idea originaria era di entrare nel Guiness dei Primati per il concerto a più alta quota ma il tempo non lo ha permesso e dunque abbiamo chiacchierato a solo 2050 metri sul livello del (lontano) mare. Qui non siamo quelli che stanno in fondo alla campagna, siamo quelli che comunque va…ci sono!

Russell nonostante il tempo sono in tanti qui per te, per il tuo debut-tour.
Intanto grazie per esserci e se anche le risposte saranno poco articolate ci pensa l’interprete. Questo è uno dei posti più belli al mondo in assoluto. Il progetto è portare il tour in tutta Italia e in luoghi sconosciuti anche a me. Tutto ciò è entusiasmante.

Quando sognavi di diventare un musicista ti chiamava Russ Le Roq: cosa porti oggi sul palco di quell’epoca?
Ho cominciato da ragazzo, la mia prima prova come attore è stata quando avevo sei anni, il primo disco ne avevo 16. Ho sempre avuto la passione per la musica, ho sempre voluto suonare. Nel debutto a Breuil-Cervinia e nelle altre date vedrete che ho grandissima dimestichezza con questo mondo, sono a mio agio su un palco. Poi suoneremo anche in Inghilterra, Irlanda, Francia e Stati Uniti. Sarà una occasione per ascoltare il nuovo album Let Your Light Shine.

Cosa ti piace della vita in tour?
Ho sempre amato suonare e la musica mi trasmette un senso di libertà e mi riporta a quando ero ragazzino e mi sono detto che avrei condotto una vita creativa. E’ fantastico salire sul palco e cantare canzoni.

Sovente hai detto che per te il rock è libertà perché non c’è un copione da rispettare ma solo una tracklist: è per te la forma di arte più libera?
Direi di sì perché non sai mai dove ti porterà il pubblico, sul palco hai scariche di adrenalina che ti portano forza. Certo, ogni tanto mi dico che alla mia età dopo alcune serate sarò stanco, le date non sono poche, ma andrò avanti.

Oltre che una forma di libertà credi che la musica sia la forma d’arte più immediate nel decifrare la contemporaneità?
A livello personale posso dirti che c’è una maggiore libertà. Sul set cinematografico non c’è una energia così libera in quanto spesso interpretavo personaggi complicati. Non c’è una graduatoria delle forme d’arte perché l’arte è un riflesso di noi stessi, di quello che siamo, a volte i più bravi altre i peggiori. Mi capita che penso a qualcosa quando scrivo e poi accade nella realtà quando in origine sarebbe solo un commento. E’ misera la vita senza musica, senza possibilità esprimersi, senza la poesia, anche fossero versi scritti su pietra. Questi sono tempi difficili politicamente nel mondo e gli artisti devono esporsi.

Come nasce il nome della band?
All’inizio il mio gruppo era sparso nel mondo, io in Australia e altri in Scozia, Stati Uniti e altrove ed era difficile fare musica insieme. Volevo qualcosa di più vicino a casa. La band nasce cinque anni fa ma, per citarne uno, con Dave, il batterista, lavoriamo insieme da 30 anni. Con tutti c’è un rapporto di collaborazione fisica e geografica. Si sente che passiamo tempo insieme.

E’ vero che la tua canzone preferita italiana è Volare? La ascolteremo in questo tour?
Volare è un capolavoro della lingua italiana ma non è in scaletta ma abbiamo canzoni con citazioni in italiano. E poi ti dico che ne suoneremo un'altra italiana se il pubblico si scalda.

Infine ti chiedo se questo tour diventerà un album dal vivo.
Registreremo tutti gli spettacoli ma non è detto che nasca un album. In un secondo tempo andremo a rivedere e verificare quello che abbiamo fatto. Però stiamo realizzando un documentario e molti dei luoghi dove suoneremo ci compariranno.

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