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Vasco Rossi, ultimo concerto a San Siro: per sette sere lì arrivano gli angeli

Musica

Fabrizio Basso

Il bellissimo campionato del Komandante nella Scala del Calcio è terminato. Mai nessuno come lui. IL COMMENTO

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C’è chi ha perso e chi si è perso. Chi non ha ritrovato la strada di casa neanche ricorrendo al filo di Arianna. Vasco Rossi il labirinto lo ha espugnato con la musica, con le parole, con una credibilità che non porta cicatrici. Nell’ultima delle sette serate a San Siro, tutte sold out, aveva sul volto, scolpita, l’emozione di un debuttante. Gli schermi che lo hanno mostrato per tutto il viaggio, lungo oltre due ore e, vivaddio, iniziato puntuale, hanno indugiato su un uomo che non ha mai perso il treno della contemporaneità e che conosce il valore della parola emozione. Sulle tribune, sul prato, c’erano i fan degli albori ma anche adolescenti che ne hanno ereditato i pensieri attraverso genitori e fratelli maggiori. C’erano famiglie. In quello che è accaduto tra Blasco Rossi e Albachiara c’è il racconto in almeno tre generazioni. Un concerto di Vasco è un'esperienza antropologica dove anche i seni mostrati durante Rewind sono parte del viaggio e non provocazione. Raccontano una parola che si chiama libertà.

UN SENSO QUESTA VITA CE L'HA

Poche parole perché sono le canzoni a fare la storia. Non è mancata la frecciatina al ministro Matteo Salvini ma gli applausi li ha chiesti per il suo mentore Gaetano Curreri e per un ospite speciale, Valentino Rossi. Sulla scaletta potremmo disquisire per giorni. Ci sarà sempre chi non ha trovato il brano che più ha amato, ma a Vasco va riconosciuta la dote di prestigiatore di canzoni. Gli Spari Sopra hanno acceso San Siro e il testo è poi tornato graficamente nel finale, su quegli schermi destrutturati e immensi, che hanno ricordato la Torre di Babele. Vasco ha avuto una produzione monstre, titanica, ipnotica che ha impreziosito costrunedo una partita a scacchi sonora che è andata da Gli Sbagli che Fai a Come stai, da una struggente Jenny è Pazza a Sally e Domenica Lunatica. Il medley ha donato, tra le altre, La Strega e Occhi Blu, portandoci per mano a un finale con Rewind e Il Mondo che Vorrei. Una pausa e poi pupille al cielo per Dillo alla Luna e per quella poesia che si chiama Se ti Potessi Dire. Si balla e si urla, si respira la vita, si sogna, giocando di metafora, Il Mondo che Vorrei (fatta in precedenza), ma soprattutto ci si abbraccia e si fa festa con Siamo Solo Noi, Vita Spericolata, Canzone e Albachiara. E anche se non l'ha fatta, va detto chiunque ha partecipato a una delle sette serate un senso alla sua vita lo ha trovato. Perché dove c’è Vasco siamo tutti angeli.