La Prima Estate 2024, Murph dei Dinosaur Jr: “Importante l’unione tra musica e tecnologia"

Musica
Valentina Clemente

Valentina Clemente

Foto di Stefano Dalle Luche

La band e il metodo ben definito per continuare a fer questo mestiere al meglio. La sicurezza di stare sul palco, acquisita nel tempo. Gli artisti di oggi, che sanno unire la musica alla tecnologia e soprattutto si impegnano per ottenere dei risultati. E la passione, che non manca mai. Abbiamo incontrato Patrick "Murph" Murphy, batterista dei Dinosaur Jr., poco dopo la fine del concerto a La Prima Estate: un racconto di storia, vita e divertimento, grazie alla musica

I Dinosaur Jr. non sono "solo" una band, ma la band per eccellenza dell’alternative rock, gli alfieri statunitensi di questo genere musicale. Lo si sente, ma soprattutto lo si vede durante il loro concerto a La Prima Estate, unica data nel nostro Paese di quest’estate. La band è stata formata ad Amherst, Massachusetts, da J Mascis (chitarra e voce) e dal suo compagno di classe del liceo Lou Barlow (basso), in seguito allo scioglimento del loro gruppo hardcore punk Deep Wound. Poco dopo, Murph (nome d'arte di Emmett Patrick Murphy, batteria) si unì a loro. E proprio con Murph ci mettiamo a chiacchierare alla fine del loro live al Lido di Camaiore, dove migliaia di persone sono accorse appositamente per ascoltare la loro musica. Il celebre batterista mi racconta che anni fa, insieme ai suoi compagni di viaggio (e tanta musica!), ha aperto i concerti proprio dei Jane’s Addiction che anche qui in Italia sono delle celebrità. Parliamo di Los Angeles, che lui stesso frequenta molto poco, perché è una città per cui bisogna essere portati, e dove non tutti riescono a gestire la pressione. Mi spiega che lui e gli altri membri della band vivono in campagna, nei pressi di Boston, e si trovano benissimo in una realtà più rurale che gli permette di vivere senza troppo stress. “Vado a LA ogni tanto per lavoro, non so se riuscirei a viverci… qualche volta va bene ed è gestibile, ma con più frequenza non credo”, mi dice sorridendo, con uno sguardo da gigante buono. Un gigante buono anche della musica, che non ha paura dell’intelligenza artificiale e che è particolarmente stupito (in positivo) dalle giovani generazioni di musicisti.

Murph, ci racconti com’è stato il vostro concerto a La Prima Estate, l’unica data italiana dei Dinosaur Jr.

È stato fantastico, diverso rispetto ad altri concerti: in questo festival l'atmosfera era più raccolta e meno dispersiva, e questo clima ha reso più speciale il nostro live. Molto bello, sì. Siamo felici di aver suonato qui!

"Oggi ci divertiamo di più rispetto a prima"

I Dinosaur Jr. sono uno dei gruppi indie rock più importanti e insieme ai Pixies e ai Sonic Youth siete sempre stati la luce a cui guardare. Guardando al passato, a volte è più facile essere nostalgici. E voi come fate a continuare a essere eccezionali e non tristi per quello che c'è stato?

Potrebbe sembrare strano, ma ora mi diverto molto di più rispetto al passato. Ora come gruppo abbiamo un sacco di nuovi fan, anche ragazzi molto giovani, che non ci hanno mai ascoltato prima: è davvero emozionante vederli così felici e curiosi della nostra musica. Quindi sì: ora viviamo tutto molto meglio, e apprezziamo ogni singolo momento.

 

A proposito dei vostri fan più giovani, quelli che vi hanno scoperti da poco, c’è qualcosa che vi hanno detto, magari dopo un concerto, che l’ha colpita particolarmente?

Ooooh, sì assolutamente. Un ragazzo ci ha detto che dal vivo sembravamo un’orchestra, non poteva credere che fossimo soltanto in tre, tanto da dirmi: non so come riusciate a fare tutto questo, ma veramente sembrata un’orchestra di venti elementi! Mi ha fatto molto piacere, veramente.

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"La nostra musica?! Una formula ben definita"

Siete insieme come band da molto tempo e, nonostante momenti positivi e negativi, siete ancora qui. E fate musica insieme. Come ci riuscite?

Abbiamo una formula, ed è piuttosto definita. J scrive i brani più come compositore classico che come un artista pop, poi mette insieme tutti gli strumenti contemporaneamente, scrive e viene da noi. Poi arriva il momento del brainstorming: scambiamo idee e pareri, impariamo i testi e poi li suoniamo, rendendoli Dinosaur Jr.: è un metodo che abbiamo da anni e per noi è funzionale, come se fosse una scienza perfetta. Se poi J smetterà di scrivere chissà cosa potrà succedere… ma intanto proseguiamo su questa strada.

 

Quindi c’è un metodo dietro ogni cosa…

Sì, certo. C’è e c’è sempre stato!

"Le nuove generazioni di musicisti?Molto bravi"

Se guarda alle giovani generazioni di musicisti, cosa vede?

Vedo tanti ragazzi seri, molto di più rispetto a quando noi avevamo la loro età. Lavorano tanto, si impegnano per raggiungere i loro obiettivi. Credo che se c’è del talento e ci si impegna, alla fine i risultati arrivano, e le persone lo capiranno nel tempo. Su questo non ho alcun dubbio: bisogna crederci e impegnarsi, sempre.

 

Guardando al vostro passato di musicisti, agli inizi: che cosa ricordate dei primi concerti?

A dir la verità non ricordo moltissimo: c’era un sacco di caos, eravamo nervosi all’idea di salire sul palco, ci sentivamo sulle montagne russe, non eravamo in grado di gestire la situazione. Era tutto incredibile. Ora, invece, mi sembra di essere alla guida di questa auto e mi godo la vista. Ora va meglio, ed è bello così.

 

E le piace quello che vede?

Sì, moltissimo!

"Tanti giovani uniscono tecnologia e musica: un connubio interessante"

C’è qualcosa che le manca del passato?

Quando si è giovani si vuole essere saggi, ma quella saggezza – per ovvie ragioni – non puoi averla. Serve del tempo. Mi manca la musica che non c’è più, e tanti artisti che sono venuti a mancare. Mi piacerebbe poter vedere live band che non ci sono più e che ci hanno formati come musicisti. Ciò che, invece, mi piace molto della contemporaneità è che tanti giovani uniscono la musica alla tecnologia, e ne fanno un mestiere. Questo è il bello dell’evoluzione che viviamo oggi e soprattutto ci insegna che non dobbiamo avere paura dei cambiamenti.

"L'intelligenza artificiale non mi spaventa"

Quindi non ha paura dell’intelligenza artificiale?

Se fossi un insegnante, sicuramente mi sentirei in difficoltà, certo. Come musicista, invece, sono tranquillo: la tecnologia e la musica possono convivere, ne sono convinto.

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