Il film scritto e diretto da Rossella De Venuto e presentato al 15° Bif&st nella sezione “ItaliaFilmFest/Doc”, sarà proiettato mercoledì 18 alle ore 19 al Cinemino di via Seneca a Milano. In un racconto corale, Pattini e Acciaio è la storia di un paese di pescatori e contadini del Sud Italia che, tra gli anni Sessanta e Ottanta, grazie al miracolo industriale perseguito da un visionario imprenditore locale, si è rivelato una realtà eccezionale, tanto nel settore siderurgico quanto in quello sportivo
Prodotto da Interlinea Films, scritto e diretto da Rossella De Venuto, Pattini e Acciaio - Il Maradona dell'hokey, sarà proiettato al Cinemino di Milano, mercoledì 18 giugno alle ore 19. Il documentario, presentato al 15° Bif&st nella sezione “ItaliaFilmFest/Doc”, racconta la straordinaria storia di un paese di pescatori e contadini del Sud Italia che, tra gli anni Sessanta e Ottanta, grazie al miracolo industriale perseguito da un visionario imprenditore locale, si è rivelato una realtà eccezionale, tanto nel settore siderurgico quanto in quello sportivo. La presenza di una ferriera, di una squadra di hockey su pista e di un campione predestinato a vincere, portarono Giovinazzo, piccolo comune della Provincia di Bari, all'attenzione internazionale.
La sinossi
La storia, interpretata da Pino Marzella, Gianni Massari, Francesco Frasca, Giuseppe Di Girolamo e Tommaso Colamaria, è quella di un paese del sud Italia, Giovinazzo e della sua squadra di hockey su pista, uno sport da sempre dominato dalle città del nord Italia. La squadra è voluta dall’ingegner Michele Scianatico, presidente dello stabilimento Acciaierie Ferriere Pugliesi, polo industriale dell’industria siderurgica sin dagli anni ’20. L’allenatore della squadra è Gianni Massari, campione di pattini a rotelle, che viene assunto come capo del personale della fabbrica e animatore del settore sportivo. Nel 1973 la squadra AFP Giovinazzo è promossa in serie A. Da quel momento la sua scalata è irresistibile. Con capitano Francesco Frasca, vince il campionato italiano nel 1979 e il titolo europeo nel 1980, contro la squadra spagnola del Sentmenat (Barcellona), in una partita leggendaria disputatasi proprio a Giovinazzo, dove ribalta un incredibile risultato iniziale. In una squadra di campioni il fuoriclasse è Pino Marzella, classe 1961, considerato uno dei giocatori di hockey su pista più forti di tutti tempi, “il Maradona dell’hockey.” Pino ha vinto praticamente tutto quello che poteva vincere, compresi due campionati del Mondo con la Nazionale italiana. Per otto anni capocannoniere e Stecca d’oro fino al punto che a trent’anni ha smesso di giocare per mancanza di motivazione diventando allenatore.
La sua storia eccezionale di campione funambolico, sanguigno e geniale, si intreccia, indissolubilmente, con la storia altrettanto unica delle Acciaierie Ferriere Pugliesi che ha fatto di Giovinazzo, da sempre un piccolo borgo di contadini e pescatori, uno dei comuni del Mezzogiorno d’Italia con il più alto indice di industrializzazione negli anni ’60 e ’70 dando lavoro a 1.200 dei suoi abitanti. Il film, in un racconto corale, vuole essere un affresco fedele alla storia di quegli anni, di un Meridione in crescita e in cerca di affermazione. Un mondo se vogliamo allora ancora arcaico ed ai margini del panorama nazionale. Un mondo in cui l’antagonismo fra Nord e Sud Italia è acceso e, a volte, doloroso. È la storia di un paese che arriva ad influenzare con i suoi campioni l’intera nazione e che si ritrova improvvisamente sotto i riflettori internazionali vincendo ben due Mondiali. Al tempo stesso è la favola di un ragazzo pieno di talento che dal nulla arriva a confrontarsi con i campioni del mondo del suo sport, conquistando qualsiasi traguardo.
Le parole della regista
Giovinazzo è un luogo speciale per me.
È il luogo dove sono nati e cresciuti i miei genitori, è il luogo delle mie vacanze, è il luogo a cui sento di appartenere. A Giovinazzo vive Pino Marzella, che ho sempre saputo essere un campione di hockey su pista degli anni ’80. Ma digitando il suo nome su Wikipedia ho scoperto che è molto di più: definito il “Maradona dell’hockey su pista”, Pino è stato il più forte giocatore dei suoi tempi, ma soprattutto, uno dei più forti di sempre. Mi ha incuriosito avvicinarmi a qualcuno che sa di essere il migliore: come ci si percepisce?
Come si vive…? E dai suoi racconti ho scoperto che dietro di lui c’è una storia molto più complessa e profonda di un singolo uomo.
È come se Pino fosse solo la punta di un iceberg sotto la quale si cela un mondo sorprendente.
Ed è così che ho iniziato il lavoro di scoperta di questo mondo, contattando i compagni di squadra di Pino e Gianni Massari, l’allenatore della squadra dove ha esordito e con cui ha vinto trofei nazionali e internazionali. Ho conosciuto le persone che lavoravano in una delle fabbriche più importanti del Mezzogiorno, le Acciaierie Ferriere Pugliesi, il cui presidente, Michele Scianatico, ha precorso i tempi, occupandosi della vita dei suoi operai e dei loro figli al di là delle ore di lavoro in fabbrica.
Mi sono trovata ad ascoltare le storie meravigliose del Parco Scianatico, luogo di ritrovo e di ricreazione per i dipendenti AFP e loro familiari, dove Pino ha iniziato a correre sui pattini, all’inizio come un bambino terribile e impertinente e poi come un fuoriclasse.