La Prima Estate 2024, la "Generazione Alternativa" di Luca De Gennaro: "Rivoluzionaria"

Musica
Valentina Clemente

Valentina Clemente

Foto di Stefano Dalle Luche

Luca De Gennaro torna a La Prima Estate in veste di autore, o meglio storyteller, con Generazione Alternativa 1991 – 1995, un libro in cui racconta l’imprevedibile storia dei primi anni Novanta, vissuti in prima persona. Dalla stagione italiana dei rave a quella delle posse nei centri sociali, da Lollapalooza a Glastonbury, ma anche l’arrivo (e l’incredibile successo) dei Nirvana, e non solo. L’abbiamo incontrato, e ne abbiamo parlato insieme. La nostra intervista

 

Due anni fa eravamo sulla stessa terrazza, a Santeria Belmare al Lido di Camaiore, per parlare di Pop Life. 1982 – 1986. I cinque anni d’oro della musica, il suo primo libro. La Prima Estate era al suo esordio, edizione numero Uno, e tra i protagonisti c’erano i Duran Duran, i Golden Boys della musica degli anni raccontati nel racconto sulla vita pop. A due anni di distanza, il viaggio del Festival al Parco BussolaDomani prosegue, e nell’edizione 2024 ha tra gli ospiti i Jane’s Addiction che, proprio di quella generazione alternativa sono i creatori. Un caso?! Nulla avviene per caso, mi piace pensare che ci sia un disegno per ciascuno di noi, e che anche la musica abbia un suo disegno. Tanto che Luca De Gennaro torna a La Prima Estate con un nuovo libro, dal titolo Generazione Alternativa 1991 -1995. Anni importanti, di cambiamenti forti, e di scosse al mondo della musica che, anche grazie a quel periodo storico, non sarà più la stessa. Un libro di aneddoti, racconti ed episodi vissuti, perché come diceva Giannì Minà – a cui De Gennaro ha dedicato questa sua nuova creazione letteraria – per raccontare “bisogna mettersi le scarpe e uscire”. Abbiamo incontrato Luca De Gennaro, a Santeria Belmare: ecco la nostra intervista.

La rivoluzione della musica alternativa

Luca, perché è così importante parlare della “Generazione Alternativa”?

Quello che è successo trent’anni fa e cioè l’identificazione di un nuovo pubblico per la nuova musica alternativa è stato importante, se non addirittura rivoluzionario. Quello che di cui ci si è accorti – e uno di quelli che se ne sono che se ne sono accorti prima di tutti è stato proprio Perry Farrell, leader dei Jane’s Addiction nonché fondatore del Festival Lollapalooza - è che tutti i vari pubblici diversi che seguivano le varie nicchie musicali potevano confluire in un’unica generazione alternativa di giovani che avevano voglia di avere una loro voce e una loro musica.

 

Citavi Perry Farrell, un uomo di tante battaglie. A lui devi anche il titolo del tuo libro, e hai avuto modo di dirlo direttamente a lui, qui a La Prima Estate. Perché hai scelto di parlare, appunto, della Generazione Alternativa?

Ho voluto raccontare l’epopea della generazione alternativa proprio perché vale la pena di farlo sapere a chi probabilmente non era ancora nato, ma anche generare un po’ di curiosità: questo è stato un momento di presa di coscienza importantissima. E quando ho avuto il l’occasione di regalare il libro a Perry Farrell dicendogli proprio “grazie per il titolo e per l’ispirazione, perché se non ci fossi stato tu a parlare di generazione alternativa non avrei mai scritto un libro con questo titolo”, lui è rimasto colpito dall’utilizzo della parola alternativa. E mi ha detto: “L’alternativa è una cosa importante ancora adesso, noi dobbiamo creare una ulteriore alternativa perché in questo momento in cui il mondo rischia forte, in cui ci sono le guerre in cui ci sono i problemi ambientali fortissimi, se non creiamo un’alternativa e dobbiamo farlo noi artisti come lo abbiamo fatto trent’anni fa!”. Non mi sarei mai aspettato di sentire queste sue parole, e ne sono rimasto particolarmente colpito.

Kurt Cobain, una delle ultime icone

La musica ha dato vita a battaglie, movimenti culturali e civili, ma non solo. Perché è importante raccontare periodi così forti?

Credo che mai come adesso la storia della musica sia contemporanea: ogni settimana vengono pubblicati dei contenuti che raccontano la leggenda della musica in tutte le sue sfaccettature. Pensiamo al film su Bob Marley, la serie su Bon Jovi, la serie sul Lollapalooza, il film su Amy Whinehouse… il racconto della musica da Bohemian Rapsody in poi è diventato un grande successo: c’è molta curiosità. Questo perché effettivamente la musica popolare contemporanea ormai ha i suoi anni, dal rock and roll sono passati quasi settant'anni, e il film su Elvis Presley è una cosa che racconta una storia di molti anni fa. Tutto il mondo della musica ha creato e sviluppato delle figure che sono diventate mitologiche, entrate nella leggenda e quindi adesso è bello raccontarle perché sono mitologiche, perché sono interessanti e iconiche. Probabilmente le ultime icone sono proprio quelle di cui parlo nel libro, cioè quelle di trent’anni fa: Kurt Cobain sopra tutti, il grande martire del rock alternativo. È un momento molto interessante per raccontare la musica e per averne ispirazione.

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"Dobbiamo vivere la musica contemporanea nel presente"

Racconti la musica che hai vissuto, vivi e vivrai. Parlando con Moby, qualche giorno fa, mi ha detto che lui preferisce la musica del passato perché metteva in discussione lo status quo. Perché c’è questa tendenza a essere nostalgici della musica che c’è stata prima di noi?

Scrivendo sia Pop Life sia Generazione Alternativa ho pensato più volte che noi non possiamo sapere adesso cosa succederà tra trenta o quarant’anni. Quando ascoltavamo i Duran Duran quarant’anni fa o i Blur trent’anni fa non avremmo mai pensato che ne avremmo scritto e parlato e sarebbero diventati leggenda tanti anni dopo. Adesso non possiamo dire se tra trent’anni qualcuno avrà voglia di fare un film, scrivere un libro o fare uno spettacolo teatrale, un musical, su Dua Lipa o Beyoncé. Possibile. Dobbiamo vivere la musica contemporanea nel presente, che ci piaccia o no. Che ci piaccia un tipo o un altro di musica. Non importa. I nostri nonni quando sentivano i Beatles dicevano "cos’è questo frastuono insopportabile", invece erano i Beatles, i più grandi artisti del secolo scorso. Se adesso quelli di una certa età dicono di non sopportare la trap, aspettiamo di capire (e vedere) cosa succederà nel futuro.

"Per fare esperienze bisogna mettersi le scarpe e uscire"

Cosa ti auguri per questo libro?

Mi auguro che sia per i lettori un modo per capire quello che è successo trent’anni fa in maniera leggera: io ho voluto raccontarlo in maniera non manualistica, non pedante. Non è sicuramente un manuale: è una specie di viaggio. Leggendo questo libro si capisca che per fare esperienze bisogna andarci di persona, ovvero non basta oggi mettersi dietro un computer e vedere quello che succede nel mondo. Bisogna - come diceva il grande Gianni Minà al quale ho dedicato il libro - mettersi le scarpe e uscire.

 

In Pop Life c’erano delle playlist per ogni capitolo. C’è della musica anche in questo libro?

Sì, ho usato la stessa formula del libro precedente! Non c’è una playlist ma ce ne sono cinque. Nel libro prendo in esame cinque anni, e alla fine di ogni capitolo c’è una playlist con una quarantina più o meno di canzoni di quell’anno. Sono brani che si possono ascoltare inquadrando il QR code che è nella pagina di riferimento.

Smells Like Teen Spirits e Fight da faida

Domanda difficilissima, lo so. Se dovessi scegliere un brano per identificare la Generazione Alternativa?

Oh mamma mia! Dal punto di vista simbolico direi senz’altro Smells like Teen Spirits dei Nirvana: da lì è iniziato tutto, tutto il mondo della generazione alternativa comincia proprio con l’album Nevermind. Per la scena italiana scelgo, invece, Fight da faida, di Frankie hi-ngr mc, che descrive al meglio ciò che accadeva nel nostro Paese.

 

 

 

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Generazione Alternativa Luca De Gennaro
Foto di Stefano Dalle Luche

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