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La Prima Estate 2024, Motta protagonista della prima giornata: "Un onore suonare qui"

Musica

Valentina Clemente

Foto di Stefano Dalle Luche

Un’estate ricca di musica dal vivo, che lo porterà in tutta Italia in più versioni, dalla full band al solo in pianoforte. La fortuna di lavorare con musicisti che amano la musica e tengono tantissimo anche alla sua e che sono dei talenti incredibili. E l’onore di poter suonare sullo stesso palco di band che hanno segnato anche la sua crescita artistica, come i Jane’s Addiction e gli Sleaford Mods. Abbiamo incontrato Motta poco prima di iniziare la prima giornata de La Prima Estate, ecco la nostra intervista

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Incontriamo Motta poco prima dell'inizio di questa nuova edizione de La Prima Estate che, nella prima giornata, lo vede tra i protagonisti insieme a dei mostri sacri della musica internazionale. Dopo le prove, insieme alla sua band, Motta si ferma nella media room del Festival per raccontare questa lunga estate di musica, in giro per l'Italia. Una stagione in cui farà conoscere molte delle sue sfumature di musicista e cantautore.

 

Arrivi da un tour invernale piuttosto intenso, mi hanno raccontato di una data bellissima a Milano, concerto a cui ha partecipato anche Willie Peyote…

Sì sì, Willie è un caro amico: insieme abbiamo fatto il brano Titoli di coda, un pezzo che senza di lui non possiamo assolutamente fare. Diciamo che ho fatto tante cose nella vita, ma non ho mai imparato a rappare. Quindi Willie è fondamentale!

 

L’estate in arrivo, però, non è da meno. Sarai protagonista di tanti concerti…

Ho iniziato prima a suonare che a fare canzoni: all’inizio con la band facevamo le cover dei Violent Femmes e soltanto dopo ho capito che potevo scrivere dei miei brani. Per quello che penso essere il mestiere del musicista il fatto di stare sul palco a suonare con le altre persone è la cosa più importante di tutte. Questa è la seconda data: questa sera c’è un palco pazzesco, ci sono mostri della musica. Sono felicissimo di suonare subito prima degli Sleaford Mods, uno dei gruppi che ho ascoltato di più negli ultimi anni e poi Dinosaur Jr., Jane’s Addiction.

"Un onore suonare qui, insieme a questi gruppi incredibili"

Sei un musicista italiano ma dal suono internazionale. E l’idea, appunto, di condividere il palco con alcune delle band più interessanti e forti per la cultura musicale di tutti, come ti fa sentire?

Io ho iniziato a suonare e ascoltando questo tipo di musica. Soltanto dopo sono arrivato all’amore verso i cantautori italiani come De Gregori e Dalla. A 18 anni in qualche modo credo ci sia stato un momento in cui i Pixies e i Violent Femmes - e tanti altri gruppi che non erano italiani - pensavo fossero più importanti dei miei genitori! Soltanto dopo un po’ di tempo ho capito che i miei genitori erano più importanti di tutto… però le mie radici sono proprio qui, nel genere musicale di questa prima giornata di Festival.

 

Citavi dei gruppi storici. E perché, secondo te, la musica del passato sembra piacere di più rispetto a quella di oggi?

Sto iniziando a invecchiare e anch’io inizio a pensare che la musica che ascoltavo quando ero più giovane era più bella! (sorride) Credo, però, che il fatto di scovare qualcosa del passato che non tutti conoscono – come facevo io anni fa con i miei amici, quando non avevo scelto ancora di diventare un musicista – faccia solo bene alla musica.

La bellezza di far parte di un festival

La musica dal vivo è il test per un artista, ed è quello che permette all’artista stesso di raccontarsi al meglio. La dimensione del Festival, quella in cui ti trovi qui a La Prima Estate, ti rappresenta?

Sì, assolutamente – soprattutto con una lineup del genere! Poi è bello trovarsi fuori dai camerini, chiacchierare, anche a volte lamentarsi insieme di quelle cose che accadono… ma alla fine siamo felici di fare ore e ore di furgone, chi di aereo per far parte di tutto questo. Qui io sarei venuto anche da fan: è una fortuna che ho il fatto di condividere il pacco con dei mostri sacri come gli artisti di questa prima giornata.

La musica no, non è finita

Quindi la musica non è finita!

No, assolutamente! È finito un mio modo di rincorrere ossessivamente delle cose che avevo già ricalcato in qualche modo. Quindi l’idea di girare lo sguardo e di mettere un punto a un certo tipo di modo che ho sempre avuto e cercato. Ho capito che c’è anche una bellezza nel crescere, nel cambiare idea, nel maturare… ho dovuto mettere un punto a qualcosa di bellissimo, che poi si è evoluto.

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Il cambiamento, così importante per un artista come Motta

Come vivi questo cambiamento artistico?

So che non ci crederà nessuno, ma mi sto divertendo un sacco a fare delle canzoni nuove. Mi sento fortunatissimo del fatto che sto riuscendo a fare questo mestiere, lo sto facendo portando in giro delle canzoni che mi piacciono tuttora, anche laddove ho cambiato idea. È una grandissima fortuna che ho sempre cercato da quando non avevo ancora vent’anni. Se me lo chiedi adesso non posso che essere felice!

 

E per fortuna c’è ancora chi fa le cose con passione e piacere!

La cosa che mi ha più riavvicinato a questo piacere è anche concepire il musicista come un artigiano. Il fatto di fare colonne sonore, per cui difficilmente ti fanno interviste e foto, è terapeutica: ti riavvicina molto al lavoro di artigiano. Sono talmente felice tanto da essere contento di fare le interviste!

 

Per un artista è sempre complicato fare le interviste, ci si deve mettere a nudo…

Sì, ti metti a nudo e poi io spero sempre che sia la musica a spiegare certe cose. C’è il rischio che quando mi vengono fatte delle domande, mentre rispondo, io abbia già cambiato idea!

 

Nella formazione full band anche Roberta Sammarelli, storica bassista dei Verdena

Raccontaci di chi sarà con te in tour quest’estate.

Sarà una lunga estate di musica, e ci saranno varie formazioni. Saremo full band nella maggior parte dei casi ma faremo anche dei concerti particolari in trio, con Cesare Petulicchio e Giorgio Maria Condemi con cui suono da sempre. Quest’estate alla full band si aggiunge Roberta Sammarelli che è una delle musiciste più forti che ci sono in Italia (e non lo dico solo io!) Per la prima volta farò i concerti in solo al tramonto qua vicino, in Toscana: la sola idea di ritrovarmi da solo al pianoforte mi mette così tanta paura… che ho deciso di affrontarla quest’estate, nonostante tutto. Le zone di non comfort sono essenziali, per me, per fare questo lavoro.

 

Citavi Roberta Sammarelli, bassista dei Verdena. Com’è avere anche lei nella tua band?

Che si sappia: era la prima che arrivava alle prove! Era ovvio che fosse così: lo vedevi da come suonava. Già dopo il 1° maggio, dopo le prove che abbiamo fatto per questo tour già fa parte della famiglia! Per  me è sempre stato importante, proprio perché venivo da una band, concepire l’idea di live come una band. Ho sempre avuto la fortuna di avere musicisti bravissimi: più bravi sono e più mi fanno diventare bravo è una cosa che mi piace tantissimo. Roberta, Davide, Giorgio, Whitemary, Francesco sono tutti musicisti pazzeschi che tengono tanto alla musica, ma anche alla mia musica: sono fortunatissimo!

 

 

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