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Asteria: "L'album Yacht Club è il viaggio esclusivo di una sognatrice hopeless romantic"

Musica

Fabrizio Basso

Credit Francesca Scandella

Per gli otto brani che compongono il suo primo lavoro in studio, questa giovane artista ha scelto di collaborare con alcuni tra i producer più influenti della scena musicale italiana: ITACA, 2ndRoof, CanovA, LVNAR, ESTREMO, Alex Sander, BCROMA e ROOM9. L'INTERVISTA

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Yacht Club è il nuovo album di Asteria (Double Trouble Club/Island Records/Universal Music Italia) e chiude il primo progetto discografico della cantautrice, autrice e producer Anita Ferrari catturando l'essenza di momenti intensi e spesso fugaci, dipingendo una rosa complessa di stati d'animo che spaziano dalla malinconia alla speranza, tra ricordi dolceamari e tensione, desideri inespressi e caos emotivo. Attraverso immagini vivide e introspezioni personali, Yacht Club racconta storie di incontri fortuiti, attrazioni irresistibili e legami instabili, culminando in un invito ad accettare se stessi e vivere il presente con tranquillità e senza riserve.

Agnese partiamo dalla storia dell’album e da quando hai capito si essere una hopeless romantic?
Nasce come una raccolta di brani che scandiscono una giornata e partono con Svegliati Accanto a Me che racchiude la speranza di svegliarsi vicino a chi ami dopo una notte folle. C’è l’alba e le altre canzoni sono attimi di vita, sogni dopo le emozioni della notte. Protetta è il post sbornia quando l’alcol scende e salgono i pensieri: è più facile spogliarsi nudi che parlarsi. Sono episodi veri che ho romanticizzato, ho celebrato quei momenti in musica che sono esclusivi ma se hai vissuto quella medesima esperienza li fai tuoi. Vivo l’amore in modo particolare, come tutte le cose ha una fine anche se fatico ad accettarla. Cerco sempre di tirarlo il più a lungo possibile anche se so che finisce.

Ci aggiungo: essere hopeless romantic è uno stato dell’anima, una forma di masochismo o una carta moschicida per attirare guai?
La seconda, non è masochismo, quello è più da adolescenti. Sono una sognatrice solo con più consapevolezza se le cose non vanno in maniera idilliaca. Vivo tutto al massimo.

La tua concezione del dolce far niente è vicina all’otium dei romani oppure ha una accezione…asteriana?
E’ un mix. L’otium più volte lo ha menzionato la mia insegnatne di italiano. Il mio concetto asteriano è fermarsi a pensare ed entrare in fase meditativa, è ascoltare i pensieri e lasciarli fluire restando nel presente.

“L’amore un po’ ti cambia la ruota gira e basta”: a fare girare la ruota è il destino o siamo noi? E ti capita, a volte, di sentirti il criceto che fa girare la ruota ma è sempre allo stesso posto?
La frase rappresenta che noi cambiamo come esseri umani. Qualsiasi esperienza è qualcosa in più, non possiamo fermare il cambiamento, ogni giorno ce ne è un po’ e non si torna indietro. Non lo decidiamo noi a prescindere dall’impegno, se un sentimento cambia…cambia.

Il mal di mare melanconico dello yacht club può essere considerato la versione moderna del male di vivere che ha incontrato Eugenio Montale?
In qualche modo sì, il mio però è più leggero e ironico. Racconto l’estate della looser, io mai ne ho vissuta una canonica. Quando parlo di Summer Melancholia è perché ho buttato sul ridere una situazione che tanti attraversano.

Perdersi è un modo per rinascere o per dare un alibi alla foschia dell’anima?
Ci si perde tante volte nella vita. Io mi sono persa spesso, credo di non ritrovarmi mai e poi mi ritrovo. E’ parte del vivere il perdersi, l’anima ne ha bisogno

“Conquistiamo cuori per lasciare terre bruciate” sembra anche questo un alibi, il passare da una indecisione a un’altra: è uno dei motivi per cui non prometti più niente, non fa per te?
C’è la consapevolezza che tutto finisce e la poesia resta nei murales. E’ anche qui una presa di coscienza, non ho la forza di promettermi niente, so che finirà e dunque godiamoci il percorso.

In Solo Guai parli di eterna adolescenza: quanto ti fa paura diventare grande?
Tantissimo. Non temo l’assunzione di responsabilità se parametrate all’età. L’adolescenza per me è il fanciullino, temo di perdere quello.

Venere è la passione, è Lucifero all’alba e Vespero al tramonto: in quale raggio di luce collochi la tua normalità di lasciarsi andare?
Forse nella notte, mi sento più disinibita, più libera, mi sento più a mio agio. Li incontro persone sole o che vogliono fare festa, lì trovo la via della perdizione e mi sento meno giudicata. Sì, nella notte evito il giudizio, in primis il mio verso di me.

Resto in Chill è la liberazione, negli anni Settanta poteva essere un inno di liberazione femminista. Ti mette tristezza nel 2024 dovere fare una canzone sulla libertà del corpo quando dovrebbe essere la normalità? Dove è l’acqua che sciacqua ogni tua condanna?
Non tristezza però mi spiace dovere rivendicare. Non lo ha scritta per sensibilizzare ma la sua spontaneità ha portato a questo. Ci sono luoghi che mi fanno sentire bene, per uno è la macchina perché sono in una bolla tutta mia. Anche camera mia per i ricordi che custodisce, tutte le persone che amo ci sono passate e io so che ogni volta che ci entro ne esco diversa.

Se Catch Club è passione pura, è istinto, perché tra mille corpi assetati sceglierne solo uno?
E’ impegnativo sceglierne più di uno. Alla fine sono hopeless romantic ma ti dico che è bello sentirsi liberi di scegliere in un gruppo.

Alla fine possiamo dire che nessuno ti ruberà più l’ultimo sorso di gin?
Speriamo, lo difenderò a spada tratta. Spero in realtà me lo rubino, è una bella spinta a cercare e rubarne altro.

Che accadrà nelle prossime settimane?
Ho un ln live a Chianciano Terme e aspetto altre conferme, ci saranno i Festival e poi punto all’autunno. Nel frattempo continuo a scrivere. Il progetto si strutturerà gradualmente.

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