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Toco, il suo Riviera è l'album struggente di un bohémien furbo

Musica

Fabrizio Basso

Si tratta del quarto album del cantautore brasiliano che, dopo dieci anni  costellati di collaborazioni, torna con un progetto che conferma il suo talento di compositore e interprete. Sarà in concerto domenica 19 maggio al Blue Note di Milano. L'INTERVISTA

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Riviera è il nuvo album di Tomaz di Cunto, in arte Toco, un compositore, musicista e produttore brasiliano nato a São Paulo nel 1976. Il titolo è un doveroso omaggio a due luoghi molto cari a Toco: Riviera è il quartiere di São  Paulo dove Toco ha trascorso la sua infanzia, mentre la Riviera Ligure è dove Toco ha vissuto a lungo in Italia. Due opposte sponde e culture che risulteranno fondamentali nella formazione dell’artista.

Toco hai scelto di chiamare l’album Riviera. C’è una componente affettiva, il Brasile e la Liguria, ma io ce ne leggo anche una antropologica: la riviera è luogo di arrivo e di partenza. In questa fase della tua vita come la vivi?
Come un limite tra la terra e l’acqua, è poi una apertura come lo sono tutte le città di mare. Per me dunque è entrambe, è una sintesi di dove ho chiuso un ciclo di scrittura: mi sento più maturo e ho anche l’entusiasmo per uscire e buttarmi su un palco.

Fonte di ispirazione per te è la Luz da Bahia dove parli dell’amore come ispirazione quotidiana: perché Bahia è cosa ha di così magico per te?
Il capoluogo, Salvador de Bahia, è il centro sincretico del Brasile, c’è una forte cultura perché dall’Africa si arrivava lì. La mia compagna che mette la voce in questo pezzo è figlia di una bahiana quindi per me ha pure un valore affettivo.

Perché un innovatore come te ha scelto di aprire l’album con Cube, un omaggio alla musica brasiliana degli anni Settanta? In cosa ti mancano il mare e una nuvola grigia al mattino?
La musica brasiliana ha uno sguardo a tutto tondo, i miei riferimenti sono i cantautori degli anni Settanta ma ho anche se ho amici giovani che fanno indie. Le mie fondamenta restano i grandi cantautori, in particolare mi riferisco al disco di Milton Nascimento del 1972 intitolato Clube de Esquina. Mare e nuvole mi ricordano le tempeste tropicali estive e non voglio entrare con questi riferimentio nelle questioni ambientali perché siamo messi male. E’ una mia memoria infantile.

Un bacio e ciao, nella confusione
dici in As Vezes: è il necrologio dell’amore?
Parlo più dell’incontro generazionale: ho quasi 50 anni e frequento molti giovani. Rapporti ed equilibri sono cambiati, i giovani sono più aperti. Racconto di una coppia generazionale dove la questione è che devi adeguarti a nuove regole.

Coragem
parla di quotidianità: credi che il post Covid ci abbia fatto riscoprire il bello delle piccole cose oppure passato l’attimo tutto è tornato veloce?
La dimensione più casalinga, soprattutto per me che vivo a San Paolo, c’è stata, abbiamo un po’ capito la necessità di rallentare per goderci le cose più semplici. Almeno in quel periodo c’è stato il rallentamento. Dedico il brano anche a una cagnolina, Estrela, che se ne è andata proprio in quel periodo, avevo 18 anni.

Noite Segreta è trasgressione: è giusto seguire l’istinto oppure all’inizio del desiderio vedi già l’ombra della fine e dunque è meglio fare un passo indietro?
La voglia di camminare in avanti e buttarsi c’è sempre ma c’è anche una maturità che ti va capire dove una storia andrà a finire. Oggi mi sento un bohémien furbo.

Chi è Leonardo Milan? E chi è oggi un aggregatore di idee come tu lo definisci?
E’ un mio amico d’infanzia che è cresciuto con me nel quartiere Riviera Paulista; collabora con me e sua sorella che è una percussionista che vive a Londra suona nel pezzo. Ci piace fare festa, abbiamo una casa sempre aperta, e lui è un aggregatore di idee per l’apertura mentale.

Prendo due versi di Vento Doce: dici “fai un sogno di pace, viene dal mare”. C’è molto romanticismo ma penso anche al fatto che troppe volte dal mare più che pace arrivano uomini in cerca di futuro. Ci pensi? Come vivi quello che accade tu che arrivi da una terra che per secoli ha sofferto?
E’ un pezzo dove il vento indica rinnovamento, purificazione e rinascita. Seguo quello che accade soprattutto nel mare Mediteranno ed è un momento complicato. C’è sempre stato questo movimento nella storia dell’umanità ma andrebbe gestito diversamente.

Particolarità dei tuoi testi è che sono brevi, sono ermetici: quanto è difficile condensare in pochi versi un pensiero?
Non mi ritengo bravo a scrivere testi, comanda la melodia. Non sono un paroliere né un poeta, tendo a semplificare, ripeto strofa e ritornello per sintetizzare l’idea melodica e musicale. Bastano poche parole per garatire il senso dell’immagine che voglio trasmettere.

Cosa puoi raccontarmi dello sviluppo live che avrà il tuo progetto?
Ho già fatto cose acustiche a Firenze, sto usando la chitarra classica e ora sono pronto ad accettare la sfida del live. Vivo il momento con serenità.

fenice

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