Ditonellapiaga pubblica l'album Flash: "Ora mi avvicino all'età adulta"

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

Un intruglio buono da ascoltare e forse anche da mangiare: così Margherita Carducci definisce il suo nuovo progetto discografico, un disco maturo, contemporaneo e ricco di suggestioni. L'INTERVISTA

Flash è il nuovo progetto discografico di Ditonellapiaga. Pubblicato a distanza di due anni dall’album d’esordio Camouflage, Flash è perfetto per mettere a fuoco l’animo camaleontico e versatile di Margherita Carducci. Si tratta di un coinvolgente viaggio sonoro in dieci tracce che offre autentiche miscellanee di vita quotidiana vissute da poliedrici personaggi, fotografati anche da preziose collaborazioni: Ditonellapiaga ha coinvolto in questo progetto Coma_Cose, Gaia, Fulminacci e Whitemary.

Margherita partiamo dalla storia di Flash. Racconta l’ultimo periodo della tua vita: le canzoni come sono nate? E nel frattempo hai scoperto se oltre che da ascoltare questo intruglio è buono anche da mangiare?
Direi che una pizza la possiamo fare, potrebbe essere interessante purché sia una pizza gourmet. Nella scrittura c’è stata un po’ di autoanalisi nell’avvicinamento ai trent’anni e questo spiega perché si guarda verso il futuro, c’è il cambiamento verso una età adulta.

Le prime parole sono di desiderio, ripartirei, lo rifarei, poi arriva un non tornerei più che sembra un corto circuito emotivo come se non si volesse più guardare al passato: cosa è successo? Camouflage lo aprivi con Morphine ed era tutto un altro viaggio.
Racconta un viaggio ed è un po’ duro. E’ il mio uscire dalla confort zone, è molto diverso dal lavoro precedente, Camouflage, che hai citato. Questo è il pezzo perfetto per l’intro con le sue chitarre, attira subito  l’orecchio. Poi nell’arco del disco torno alle origini.

DNA è un viaggio oltre l’argine, come dici nel testo, un viaggio nella profondità dei sentimenti: quando canti mi sento come te è una vittoria o una resa? Anche perché subito dopo in Fossi Come Te il messaggio è “saprei dare il meglio”. Quindi torna il tema dell’immedesimazione o della sublimazione nell’altro.
C’è più la sublimazione nell’altro, mi piace constare in altre persone pregi che io non ho o ritengo di non avere. Per me sono dei limiti e per altri possono essere dei limiti già valicati. Comunque c’è la voglia forte di andare verso il nuovo.

Il lieto fine è banale? E anche se lo fosse hai già smesso di credere che non esiste?
Vorrei smettere di credere che non esiste. Arrivo da un disco cinico e approdo a uno speranzoso. Basta credere che tutto vada male, le cose possono pure andare bene. La mia generazione e mi sento di dire anche quella prima non ci crede perché il lieto fine lo promettono ai bambini piccoli e poi scopri che non esiste. Sperarci sarebbe già un passo avanti notevole.

E’ Tutto Vero affronta il tema del giudizio: nel tempo hai imparato a conviverci o serve lo psicanalista per valutare più punti di vista?
Se non ci convivi cambi mestiere. E comunque per chi fa questo lavoro è più rischioso perché ti esponi.

“Questa congiunzione astrale che ci sfiora appena”: nella vita sei fatalista, credi che esista un destino superiore cui non ci si può opporre oppure siamo noi a costruirci il futuro?
Ognuno è fabbro della sua fortuna. Personalmente credo che più cerchi di fare meglio e più lo attiri i tuoi desideri e le tue speranze. Altrimenti sarebbe inutile vivere.

Come prima è una riflessione sulla perdita: quando dici “ti conservo dentro ancora per un po’” è accettazione ed elaborazione della perdita o consapevolezza che ci sarà sempre un angelo custode a vegliare su di te?
E’ una presenza che c’è e mi piace pensare che abbia una conformazione fisica, potrebbe essere anche il cielo, che dall’alto prevede le cose che avverranno e dunque mi protegge.

In Tu con Me hai Chiuso dici “siamo una fine perfetta insieme”: ti sei data una risposta al perché le coppie vanno sempre alla deriva e, siccome i sintoni ci sono, preferiscono non calcolarli e accettarne le conseguenze quando la parola fine al momento giusto salverebbe il bello di un amore?
E’ difficile mettere un punto, è rischioso buttarsi nel vuoto e mollare una persona per cui provi effetto. Nel rapporto tossico c’è quell’emozione brutta che poi esalta l’arrivo di una fase bella. Ciò detto ci aggiungo che il rapporto tossico lo ho provato da ragazzina e ora dico no.

Mary secondo te è il ritratto degli adolescenti di oggi, combattuti tra timidezza e vanità? Ragazzi che hanno ereditato una società alla deriva e dunque loro stessi non riescono a darsi una rotta?
Essere adolescente oggi è complicato. C’è un rapporto da equilibrare tra immagine e spontaneità e a volte anche nella sessualità c’è una antitesi. C’è difficoltà nel viversi le cose nel momento, con leggerezza. L’immagine crea ansia.

Non Resisto è un inno all’istinto: è così l’innamoramento, puro istinto?
Secondo me sì, è immediato, è una frenesia, è un tarlo nella testa, non smetti di pensare.

Dopo l’innamoramento arriva l’amore totale. In Pazza di te parli di playlist nominali: qualche volta le hai create? E nel caso le hai ancora?
Ne ho una col mio attuale ragazzo attuale: ci mettiamo canzoni che ci piacciono. Quando ero più giovane immaginavo molto, c’erano canzoni che nella mia testa diventavano dei videoclip.

Una curiosità: in Camouflage c’erano i 4 bourbon di Vogue, i 4 drink di Tutto Ok, la Peroni di Parli e la Tennent’s che sale di Carrefour Express. Devo dedurne che Flash è un album se non per astemi per salutisti?
Ho svuotato il bar. Ho bevuto tutto in quell’album. Oppure sono in una fase di detox da alcol.

Cosa accadrà nelle prossime settimane e cosa puoi anticiparmi del tour che parte da Roma il 15 maggio?
le prove sono fatte e finite, abbiamo fatto tutto in pochi giorni anche se ce ne vorrebbero di più. Ho fatto un giusto mix in scaletta tra i due album e di Flash credo che li faremo tutti. Il suono è stato omologato sul disco nuovo dove ci sono molte chitarre, sono sempre presenti. Poi ho lavorato con una coreografa ed è stato faticosissimo.

fenice

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