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Fenice: "La vita è sogno e battaglia e io so quando sognare e quando essere guerriera"

Musica

Fabrizio Basso

Si intitola Bombe di Fiori l'ultimo singolo di questa giovane artista, una delle poche capaci, attraverso la sua musica, di essere il manifesto di una generazione. L'INTERVISTA

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Un cambio di prospettiva. Questo è Bombe di Fiori, il nuovo singolo di Fenice, giovanissima artista, classe 2000, nata a Pordenone ma residente in Svizzera. Appassionata di musica fin da bambina, nell'età dell'adolescenza ha deciso che sarebbe diventata la sua vita. Ha così realizzato una serie di brani che raccontano, da differenti prospettive, la vita di una poco più che ventenne che attraverso la sua sensibilità racconta una generazione che cerca il suo posto nel mondo.

Giulia partiamo dalla folgorazione della musica; tu avevi 15 e decidi di prendere lezioni di canto. Cosa ti ha spinto a passare da autodidatta a professionista?
Non c’è un momento specifico, fin da subito mi sono mossa in modo professionale per raggiungere gli obiettivi. E pur essendo molto giovane l'ho presa seriamente, rinunciando alle uscite con amici. Non ho avuto un'infanzia normale, ho recuperato con i miei vent’anni. A imparare da piccoli c’è più capacità di apprendimento e inoltre so affrontare i momenti di stress.

Quando scrivi che “la musica asciuga le mie lacrime da sempre” parli anche di quelle di gioia o è solo un esorcismo ai brutti momenti e alle brutte giornate?

È un esorcismo totale perché quando sono contenta non scrivo, al massimo abbozzo idee. Le canzoni più belle le ho scritte quando stavo male.

In Mariposa, che è il tuo brano di debutto, parli di una gitana che ti ha letto la mano: sei una fatalista che crede nel destino e nelle stelle oppure sei razionale? Il futuro si costruisce, non è scritto.
Non sono razionale, mai lo sono stata anche se a volte servirebbe. Sono fatalista, ogni persona ha un destino un po’ scritto, puoi un pochino modificarlo ma la strada è quella. Bisogna lavorarci, ovvio, ma il sentiero è segnato.

Nel video di Mathilda hai il caschetto nero e nonostante la disperazione non nascondi la tua femminilità: in cosa Mathilda si identifica con te?
Per il personaggio mi sono ispirata al film Leon, ho il poster appeso in camera: piango ogni volta che lo rivedo. Lei è fragile e soffre ma è anche forte e quando Leon muore trova la speranza nella pianta. Di me, in lei c’è il lasciarsi andare quando ami una persona: o mi ami o mi spari, dico, e ci aggiungo che a oggi mi è capitato solo una volta.

“Ti cerco in club dentro un’altra bocca”: è questo il sapore della vendetta? O è la maschera della disperazione?
La vendetta non mi piace, sono troppo buona per essere vendicativa. È la disperazione, cerchi quella persona in un'altra ma non è quello che vuoi.

La pianta che nel finale del video pianti in un prato esiste ancora? È il tuo rifiorire alla vita?
Prima di quel video ho attraversato un periodo brutto, poi sono stata meglio dunque è anche un simbolo per me stessa.

In Testi Sad affronti il tema della fiducia e lo accompagni con un video molto scuro, col fard che si scioglie, volti coperti e un parcheggio che si fa desiderio. Come tutte queste situazioni confluiscono nel concetto di fiducia?
Non riesco a fidarmi e lo mostra il mio velo bianco. Non potrò mai conoscere una persona per quello che è… la fiducia è un atto di fede, se ci resti male avrai sbagliato, ma diamo l’opportunità. Sono dell’idea che ci sia sempre qualcosa di bello, non credo che il mondo sia tutto brutto.

In Haiku dici “ti ho visto già, forse in altre vite”: credi che abbiamo più esistenze? Sei una credente?
Sono credente, credo che ci sia un Dio, ma può essere chiunque. Ci sono altre vite prima e dopo questa. A volte, quando incontri una persona o sei per la prima volta in un luogo, sei assalito da sensazioni di deja-vù, hai la percezione di un già vissuto.

In Bombe di Fiori i ruoli si ribaltano: sei tu che avvisi qualcuno che sei doppia e sei crazy. E sai che scapperai anche se, come scrivi, non ora, non adesso. Cosa è cambiato nella vita di Giulia?
Premetto che la canzone l'ho scritta due anni fa. Ho sempre avuto una doppia vita, ma qui ho cambiato la prospettiva. Dipende dalla forza del sentimento, sono volubile. Quello che descrivo mi capita quando amo un po’ di meno, è un deterrente.

Vivi la vita come fosse un sogno o sai quando è il momento di sognare e quando di essere una guerriera?
La canzone nasce prima di miei momenti difficili che mi hanno fatto capire che la vita non è solo rose e fiori. La vita è un mix di sogno e di battaglia, ogni giorno bisogna combattere senza però essere troppo drammatici se no non vivi più.

Ascoltando i tuoi brani c’è una forte sensazione di assenza, manca sempre qualcuno o c’è qualcuno che ha saltato l’appuntamento: è così? La musica racconta una incompletezza?
Ho un piano in testa, punto al meglio e voglio stare sempre meglio aspirando a essere riconosciuta per quello che faccio. La musica nasce per stare bene ma anche per dare qualcosa alle persone che mi ascoltano, soprattutto emozioni e sorrisi. Da una parte vorrei legarmi, dall’altra sto bene da sola.

Ti diplomerai in canto lirico ma ti piace fare la busker: due mondi lontanissimi. Come riesci a conciliarli? Quanto è divertente suonare in strada?
Per strada è molto bello, ho iniziato a 17 anni. Ci vado quando posso soprattutto in zona Duomo a Milano, ci si fa conoscere: la gente lì si ferma per caso e devi attirare l’attenzione, è più difficile rispetto a suonare nei locali. Ho scelto il canto classico rispetto al jazz per migliorare la mia tecnica vocale.

Che accadrà nelle prossime settimane?
Il prossimo singolo arriverà a metà giugno e sarà una canzone molto estiva.

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