Romina Falconi: "La Solitudine di una Regina governa sul regno delle assenze"

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

Credit Carlotta Passoni
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Il nuovo singolo dell'artista romana è parte di un progetto più ampio di prossima uscita che sarà molto più di un concept album, che richiama un trattato di psicologia immaginato. L'INTERVISTA

La Solitudine di una regina è il nuovo brano di Romina Falconi, una ballad che racconta la storia di una regina prigioniera dell’assenza. Circondata dalla magnificenza del suo regno e dall'ammirazione della sua gente, la regina rappresenta un'icona di potere e bellezza. Tuttavia, dentro le mura del suo castello, si cela un'anima incompleta e destinata alla ricerca eterna di ciò che non può più avere. La Solitudine di una regina 

è una lettera che non può essere consegnata, la storia di una malinconia insanabile. La Regina scrive questa lettera e la penna sanguina sul foglio perché sta confessando che sarà incompleta per sempre. Nonostante i trionfi e la gratitudine alla vita, la Regina è consapevole di essere destinata all’intrattabilità e si sta preparando a convivere con una grande assenza. Per ogni essere umano, la capacità di affrontare la vita e guardare avanti è cruciale: siamo il risultato non solo di ciò che abbiamo, ma anche da ciò che ci manca. La SuoraLupo MannaroMaria Gasolina e La Solitudine di una Regina fanno parte di un progetto più ampio di prossima uscita, Rottincuore: molto più di un concept album è un trattato di psicologia immaginato dalla cantautrice dopo esperienze rocambolesche di vita, dove ogni canzone rappresenta un’ombra umana ed è accompagnata da un vero e proprio magazine cartaceo, il Rottocalco, che sviluppa il tema del brano attraverso scritti firmati dalla stessa Romina, psicologi, giornalisti e illustratori.

Romina siamo a un nuovo capitolo di Rottincuore: questa volta il tema è la melanconia. E’ legato anche alla stagione, questa strana primavera, oppure è solo una scelta artistica?
Entrambe. Sto notando molti pezzi Up ultimamente e intorno a me c’è un modo estremo di performare ed essere positivi che io leggo come una positività tossica. La melanconia è bella nei film e nei libri, quando la vivi un po’ meno. Ma è un elemento che ci plasma, noi siamo anche quello che ci manca. Resto innamorata delle ombre e delle persone.

Il video ha parti oscure e parti open air ma resta comunque claustrofobico: è questa la sensazione che volevi trasmettere?
Il regista è Niccolò Savinelli ed è il mio eroe. Volevo raccontare la melanconia freudiana e volevo accollarla come concetto a una sensazione di una persona bisognosa. A volte siamo dei re altre siamo nessuno: quando non puoi controllare certi stati emotivi, diventiamo intrattabili perché ci spiace per una cosa che ci manca mentre abbiamo tutto il resto.

Quando si va da qualche parte a bere un paio di caffè cosa ci si dice? Bisogna comunque fingere che la vita vada avanti?
Alle volte sì. Spiego che nella mia testa voglio raccontare alle mie assenza magnifiche quello che accade. L’essere umano è pronto a tutto tranne che alla rassegnazione che è oltraggiosa e lascia un amaro incredibile. Se è una persona importante con te davanti a un caffè puoi raccontare tante cose ma la solitudine resta e le canzoni diventano una carezza all’incompleto e uno schiaffone a chi crede di sapere tutto della vita.

La regina è votata alla melanconia: in sostanza è una predisposizione o una scelta?
Mai una scelta. Poi c’è chi è predisposto. A volte bisogna ridere sui momenti drammatici. Il bello e il brutto servono, la melanconia deve diventare un’arma. Il senso della vita è imparare, almeno per me.

Sant’Agostino diceva Beata solitudo, sola beatitudo: condividi? O la solitudine è solo…solitudine?
Sono estremamente solitaria. Da bambina mi sono sentita sola tantissimo. Dipende e comunque adoro sant’Agostino per la sua imperfezione. Mai a 15 anni avrebbe fatto quel pensiero.

Come si raggiunge la consapevolezza che bisogna essere forti anche da soli?
Io mi dico che quando meno me lo aspettavano accadevano cose incredibile. A volte mi sono trovata più forte della mia percezione di me, soprattutto quando mi accadeva di tutto. Non tutti i mali fanno male ma non auguro privazioni a nessuno.

Mamma me lo ha detto se ci credi poi l’amore arriverà: è davvero così? E quando è più facile credere che sia amore in un attico a Dubai?
Lì è molto facile, per questo mi sono innamorata di quella storia e ho voluto rendere singolo il peccatore. Ha sessualizzato, nella sua testa, il potere. Ho raccontato di una persona che dall’attico parla della sua scalata sociale ascendente perché siamo una società che parla di inclusione e invece è giudicante.

Sappiamo che la Regina è chiusa in un castello. Invece dove è oggi Maria Gasolina?

Secondo me ognuno può essere chiuso in un castello, lo sono tutti i miei peccatori. Il peccatore sbaglia agli occhi dell’altro o, a volte, di se stesso: può essere una psico-trappola vista dagli altri o per lui stesso che può ricascarci. Se certe situazioni si ripropongono come peperonata è perché non abbiamo imparato nulla.

Quanto le tue canzoni hanno origine nel tuo Centro d’Ascolto?
Tutto nasce lì. Nasce prima di Biondologia, dove facevo il paziente tipo davanti all’analista. I miei Rottincuore anonimi davanti alla psicologa che toccava certe corde emotive e mostravano i peccati, i peccati come lezioni di vita che essendo breve non va sprecata. Io non rientro in un cliché.

Ritieni la tua vita una elegante passeggiata in tacchi alti sul ciglio dell’abisso?
Sempre. Imparato a cadere dai dirupi col tacco 12 da tempo. La mia vita è tutta così. Quando scrivo mi sento eterna, nella vita ho l’ansia. Sul palco mostro fierezza e stabilità che non ho nella vita ma mi piace questa dualità.

Riparte il tour e sono in arrivo nuovi singoli: che accadrà nelle prossime settimane della tua vita artistica?
Partono le prime date, si comincia il 17 maggio. Con i musicisti siamo amorevolmente disumani e per questo li amo, c’è una formula rock bellissima; poi ci saranno tanti monologhi. Non so quanto durerà, il mio è un sequestro di pubblico.

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