Alda: "La condivisione di un palco è fonte di ascolto reciproco"

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

Credit Michele Nannini e Silvia Violante
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La rapper e cantautrice classe ‘99, nata in Albania ma cresciuta a Pesaro, è stata una delle rivelazioni del concertone del Primo Maggio a Roma. Il suo debut-album si intitola Nel Margine. L'INTERVISTA

Tra freestyle e nuovi singoli, il 2024 di Alda è iniziato con una chiara dichiarazione di intenti: liberare la sua penna tanto affilata quanto delicata, al servizio di una forte urgenza comunicativa. L’artista con le sue barre sfoga il bisogno di esprimere un sentimento di inadeguatezza e diversità che sin da piccola ha segnato la sua personalità, approcciando all’urban italiano con una costante ricerca verso la sperimentazione e la contaminazione, che l’ha sempre contraddistinta. Il suo album d’esordio si intitola Nel Margine (Asian Fake/Epic Records Italy/Sony Music Italy) e la rapper rapper-cantautrice torna a trattare il tema dell’emarginazione in maniera sfaccettata, dando voce a tutte quelle persone che vivono al confine della società moderna. E' stata tra le sorprese del concertone del Primo Maggio a Roma (GUARDA LE FOTO).

Alda partiamo dall’esperienza che hai fatto al Primo Maggio: l’atmosfera, il valore sociale…cosa rappresenta per una ragazza della Gen Z?
E’ una giornata per rivendicare i diritti lavoratori e, per me, anche per quelli delle persone che vivono nel margine. E’ stato un grandissimo onore esserci e lanciare il mio messaggio.

Il Primo Maggio è inclusione, i tuoi testi esprimono inadeguatezza: credi che momenti come questo siano una bolla felice in un mondo che vive di giudizi e discriminazioni? Oppure, riprendendo la copertina di Nel Margine, può essere un ponte?
Può essere un ponte perché la condivisione in un palco così può servire come fonte di ascolto reciproco.

Stare sul ponte è un buon punto di osservazione: ma il rischio non è che la visuale sia limitata?
Sì però la visuale è meno limitata rispetto allo stare all’esterno o all’interno: siamo in una posizione transitoria dove non si sta mai fermi, è un buon punto di osservazione.

Il tuo non me ne frega un ca**o di niente è disfattismo oppure una richiesta di aiuto? Una sfida a quei problemi che ti seguono e non fai nulla per evitare?
Quel verso è una bugia in una canzone che è una richiesta di aiuto. Quando lo ho scritto ero in fase depressiva e dunque mi capitava di ritrovarmi a disagio con le mie emozioni e avere momenti di cinismo. Non è vero in realtà che non me ne frega niente, forse era vero solo in quel momento.

Ciao è un brano dolente: il saluto alla madrepatria, gli spari così lontani ma così vicini. Ti senti spaesata o cittadina del mondo?
Mi sento una cittadina del mondo spaesata.

Oltre al titolo di una canzone, Mamma è una parola che si ritrova nei tuoi testi. E’ presente anche quando non è scritta: è per te un punto di riferimento? Chiedi a lei come si sciolgono i nodi alla gola?
A volte ci vediamo assieme, proviamo ad aiutarci, le voglio un sacco bene. Questo disco è anche una dedica a lei che c’è sempre e mi sostiene.

Verità e sincerità queste sconosciute, così almeno si evince in Tetris: senza di loro saremo accecati solo da forme d’arte che negano la libertà?
Che negano la libertà assolutamente no ma credo che la nascondano almeno in parte.

Lo specchio delle brame ti ha fornito una risposta? E’ nelle parole urlate nei tuoi testi, ovvero quelle parole, o concetti, che non andrebbero detti?
Penso che si intuiscano un po’ delle risposte, sono custodite nel disco. E’ una costante interpretazione. Non ho una risposta definitiva, continuo a interrogarmi.

Alla fine possiamo dire che oggi è un po’ più chiara la strada che ti porterà da te?
Si possiamo dirlo. Costruisco, mi sento più o meno solida, almeno so cosa voglio fare nella musica, il quotidiano è altro.

Oltre ai concerti già annunciati, tra cui il MiAmi, che accadrà nelle prossime settimane?
Sarò parte di un altro festival, il Nameless e ci saranno altre date. Insomma suoneremo un po’ questa estate!

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