Capo Plaza: "Nel nuovo album mostro le Ferite perché la gente si ritrova nelle sconfitte"
MusicaIl rapper di Salerno torna con un disco di inediti dopo tre anni. Ha annunciato un live a Milano l'1 febbraio 2025 al Forum di Assago mentre nell'estate 2024 frequenterà i Festival più importanti. L'INTERVISTA
A tre anni di distanza da Plaza e a sei dall’esordio di 20, Capo Plaza pubblica il suo nuovo album Ferite e svela i feat del disco mostrando collaborazioni inedite: Anna, Annalisa, Artie5ive, Lazza, Mahmood, Tedua e Tony Boy. In Ferite musicalmente c’è la scoperta di nuovi mondi che Capo Plaza, all'anagrafe Luca D'Orso, attraversa rimanendo sempre fedele a se stesso e l’apertura verso collaborazioni e suoni che un tempo gli sembravano lontani. C’è la parte trap, il mondo urban e pop, ci sono brani coerenti con le sue origini ma anche aperture verso feat inediti come quello con Mahmood e, per la prima volta, due donne in un suo disco, Annalisa e Anna. Non dimentichiamo che ha debuttato su Fortnite come primo artista italiano nella storia del videogioco a realizzare un concerto e un’isola creativa personalizzata dedicata al suo album.
Luca partiamo dalla storia di Ferite e dal fatto che, credo per la prima volta, i tuoi testi guardano più dentro di te e meno la realtà.
È un disco processo umanamente parlando. In primis ha aiutato la persona che sono, che è anche l’artista poiché non c’è sdoppiamento. Ogni tanto leviamo la maschera e mostriamo ferite, vittorie, sconfitte… di solito si tende a mostrarsi per quelli che non sbagliano mai mentre il conflitto e le batoste restano più addosso e ci rendono di più quello che siamo. La gente si rivede nelle sconfitte.
Hai imparato a vivere in questo mondo che manda in tilt? E chi è l’angelo custode che ti guarda dall’alto?
Sono ancora in fase di apprendimento. I miei nonni che non ci sono più da un po’ di anni sono i miei spiragli di luce in cielo.
In Acqua Passata usi la parola stato in almeno tre accezioni: participio passato, il tuo stato e lo Stato che dovrebbe rappresentarci ma non ci capisce. Oltre una tua sensazione è quello che vive la tua generazione?
Credi di sì, viviamo in uno Stato che non ci capisce, che non capisce il nostro stato personale. L’Italia è un po’ vecchia e noi giovani abbiamo il potere di farla diventare un Paese più multiculturale. Non rappresenta i giovani e non li aiuta a esprimere il proprio potenziale e la conferma giunge dai tanti che cercano il futuro all’estero.
In Sottovuoto usi il concetto "da grande": è un qualcosa che ti spaventa, l’età che cresce rende più difficile credere che "se fallisco poi ritento"?
Più cresco più ho paura, mi fermerei a 26 anni se potessi. Il concetto di "da grande" mi spaventa, avvicinarsi all’età adulta mi mette una certa ansietta, ma bisogna contemplare la crescita: nasciamo, cresciamo, invecchiamo e moriamo. Ci penso al diventare grande e ora capisco i miei genitori quando mi dicevano che la gioventù è bella.
"Dormo sulle tue gambe mentre racconti cose" è una bellissima frase d’amore: nella stagione di Tinder e dei social è complicato raccontare i sentimenti?
Attraversiamo un’epoca nella quale bisogna risultare sempre vivi e avere la corazza addosso. È sempre più difficile parlare di emozioni con una soglia bassissima di attenzione, direi al massimo otto secondi. Sono fortunato, ho una fanbase solida che mi capisce. Mi fa piacere che la gente abbia empatizzato col progetto, bisogna dare conforto, tutti possiamo stare male.
Busy è il brano che più ti lega al passato: ci pensi ogni tanto che potevi duplicarti per vivere almeno due mondi musicali differenti?
Mai pensato. Nella musica ho sempre lasciato andare il flusso. Precludermi cose non è mai stato produttivo. Io faccio e vediamo dove vado. Sono su una supercar e quando la benzina finirà si vedrà ma a oggi sono al 20, 30 per cento della mia carriera musicale. Mettermi sempre in gioco è una delle mie forze, faccio rap con varie sfumature senza snaturami.
Baby Girl è un omaggio a 50 Cent ma è anche riflessioni alla figura femminile: "parti dalla speranza e arrivi in un molto che ti ha accolto". Può essere una tua biografia in musica?
Lo può essere, è un mondo che mi ha chiamato, mi sento nato per fare questo. Concordo con te, è un riassunto della mia esistenza. 50 Cent è stato importante per questa cultura, che è una cultura che va rispettata come avviene in altri Paesi, dove da 25 anni è in alta classifica e va in televisione.
Quando sei in una zona dove il cellulare non prende, escluso lo studio, vai in panico? Poi quando dici "notte bastarda" c’è una sorta di tenerezza: il tuo mondo è dal tramonto all’alba?
Attualmente la mia vita va da mezzogiorno in avanti, faccio una vita tranquilla. La ho cambiata molto e sono cambiato prima io come persona. La notte è a casa o al ristorante con la mia ragazza. Ma le migliori idee sono venute di notte, ai confini dell’alba. Ormai sono schiavo dei social e del telefono, è uno strumento di lavoro.
Visto che anche se sono solo Memories lasciano segni indelebili, che differenza c’è rispetto alle Ferite?
Memories sono soprattutto ricordi e anche se brutti li ricordi con piacere. Con le ferite ci vivi, sono cicatrici che rimangono nella testa, le ferite sono anche parte delle vittorie.
Solo un’Ora affronta il tema del tempo: sei ansioso? Sei un procrastinatore o sei on time?
Sono molto ansioso e non sono un ritardatario, sono puntuale. Ci tengo molto al rispetto degli orari, sono preciso.
"Ora che sto imparando a volare mi godrò la vista": possiamo togliere la parte dubitativa della barra e dire che d’ora in avanti ti godrai la vista oltre le ferite?
Sto imparando a volare dopo otto anni di carriera, ora so spiegare bene le ali ed è giunto il momento di godermi la vita. Se arriva il vento sui lati è tutto a posto, c’è la corazza che mi protegge, se mi giunge frontale mi fermo e ci rifletto.
Aspettando la data dell’1 febbraio 2025 al Forum di Assago, che accadrà?
Ci sarà un tour estivo nei principali Festival. E dei deejay set nelle discoteche all’estero. Tutto questo finirà a fine agosto dopodiché penseremo a costruire lo spettacolo per il Forum.