Mazzariello: "Antisommossa? E' una parola pesante che racconta il nostro presente"

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Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

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Il giovane cantautore ha trovato un nuovo linguaggio per raccontare la sua generazione, quella che oscilla tra le propaggini dell'adolescenza e la paura dell'età adulta. In un live a Milano ha presentato il suo nuovo progetto discografico. L'INTERVISTA

Mazzariello, voce incerta, cangiante come i suoi testi pubblica oggi il suo nuovo album, Antisommossa. Lo ha presentato con una serata speciale, solo su inviti, mercoledì scorso al circolo Arci Bellezza di Milano. Un viaggio breve ma visionario, tra pensieri attorcigliati e sfide della vita. Col solito limite tutto italiano che nessuno si adopera a risolvere: iniziare un live, per quanto liofilizzato, a ridosso delle ore 23 in un giorno infrasettimanale è una sfida alle persone che lavorano. Al netto di ciò le canzoni di Mazzariello sono la narrazione di una generazione che, tra mille inquietudini, riesce comunque a sorridere.

Antonio partiamo dal titolo, che pare risalga al XIV secolo: la sommossa è una ribellione contro l’ordine costituito. L’anti sommossa lo protegge: perché usi il prefisso tu che sei parte di una generazione che dovrebbe sommuovere il mondo?
Perché la ho rapportata molto alla mia quotidianità, ho utilizzato parole pesanti per raccontare anche lo sfondo dei nostri giorni. Non suonano bene, forse, ma ciò che accade dietro l’amore è dissonante nella sua quotidianità.

Nel 1973 Fabrizio De André pubblico Canzone del maggio che dice “anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti”: oltre mezzo secolo dopo continuiamo a giocare a nascondino con le responsabilità?
Sì, totalmente, ed è quello di cui parlo nell’Ep in maniera velata. Belle le uscite con gli amici, bello l’amore ma dietro c’è altro. Mi capita dopo momenti tranquilli e divertenti che torno a casa da una serata e apro Instagram e realizzo che io ero a suonare e altrove piovevano le bombe. Qualche mese fa per questo ho provato un forte senso di angoscia, quell’angoscia che ti resta addosso e non va da nessuna parte. Non è una questione politica, quello è un riassunto che è un alibi. Mi piace pensare che siano sensazioni sottopelle e antisommossa, mi piace l’idea di parlarne senza, apparentemente, parlarne.

Atti Estremi in Luogo Pubblico nonostante un incipt da manifestazione è una canzone d’amore: alla fine la sirena fugge via o ti brucia lenta?
Fugge via perché la immagino come una canzone dinamica. Cerco di racchiudere il mio dinamismo in una canzone perché nel quotidiano fugge via.

La noia che manca è l’otium dei latini? Ovvero quel senso di appagamento fisico e mentale che deriva da un riposo intellettuale?
Secondo me sì. Noi non lo abbiamo, non c’è più il momento di ozio senza essere autogiudicanti. Il brano Blindato riassume la mia sensazione di voler fare cose anche quando vorrei stare fermo. A volte potrei scrivere… e invece io non volevo fare niente, solo stare tranquillo: insomma combatto col mio giudice interiore.

In Orchidee “conti i giorni che passano prima di diventare grandi”: hai paura del mondo degli adulti? Già in Ladri di Lenzuola parlavi di andare a rubare gli anni che passano, per altro.
È una canzone dell’anno scorso e ci ho lavorato molto. Essere né un adolescente né un adulto mi pone in un limbo. Ora ci ho fatto un po’ pace con questo status ma non posso fermare il tempo. Magari potrei essere come Benjamin Button, deve essere figo concettualmente.

“Amore raccontami un’altra storia”: quante storie che ti sono state raccontate, magari nascosti tra le lenzuola giocando a fare i fantasmi, sono diventate canzoni?
Tutte le storie delle mie ultime canzoni sono influenzate da storie di altri, ad esempio Finestre Verdi non racconta una storia mia. Parole e argomenti li trovo nell’aria anche se magari non diventano una canzone subito. A volte non so da dove sia uscita né il significato, ci arrivo dopo ed è una magia comprendere da dove scaturiscono le parole.

Nel complesso è un album d’amore che ricorre a una terminologia non usuale e cito per tutte Bombe Carta quando dici “noi da soli stiamo bene solo quando siamo insieme a giocare”. Perché hai scelto questa tecnica di scrittura?
Ho iniziato la scrittura dell’album prendendo parole pesanti. La scelta è per rimandare a un altro livello di interpretazione. Essere spensierati perché temiamo le bombe carta è un po’ fare gli struzzi: non puoi essere spensierato anche se lo pensi. Ammetto di essere a volte un po’ subdolo.

È anche un disco di assenze: in ogni canzone qualcuno manca o se c’è è in fuga… ”scusa hai una scusa per scappare via”: nelle tasche dei tuoi pantaloni per quali pensieri c’è spazio? E tieni le finestre chiuse per evitare l’intrusione di pensieri leggeri?
Le finestre restano aperte per non frenare i pensieri pesanti anche se più non vuoi pensarci e più ci pensi. Le tasche vuote mancano, da quanto tempo non le abbiamo vuote tra chiavi, cellulare e altro? Mi piaceva tornare alla sensazione di essere leggeri fisicamente e di non essere reperibili senza il telefonino in tasca.

Facciamo un passo indietro: chi ti rincorre tra le tue paure come dici in Pubblicità Progresso deve stare preoccupato?
No perché io sono un buono e a dire sì sembrerei cattivo. Mi preoccupo il giusto ma alla fine mi rincorro da solo.

Che accadrà nelle prossime settimane?
Ritorno in studio per chiudere alcune canzoni e qualcosa mi dice di date belle in arrivo. Un mio concerto sarà diviso tra presente e passato, due tempi diversi per contestualizzare. Potrei recuperare pure qualcosa dal passato remoto. Ci penseremo e non escludo sorprese.

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