In Evidenza
altre sezioni
Altro

Per continuare la fruizione del contenuto ruota il dispositivo in posizione verticale

Vasco Brondi: “Le canzoni sono trasparenti, sono il soffio della vita”

Musica

Fabrizio Basso

Credit Valentina Sommariva

Dieci brani che sono il documento storico di un'epoca accompagnate da una scintilla di eternità. L'INTERVISTA

Condividi:

Ogni volta che si approccia a un disco nuovo, Vasco Brondi ama togliere uno strato ed entrare più nel profondo verso il nucleo di se stesso. Il nuovo album Un Segno di Vita è più lontano dal precedente Paesaggio Dopo la Battaglia che dai suoi lavori più datati. Quello era un disco di ballate e lento con arrangiamenti fantasma, nascosti, qui la voce è più esposta, le parole ci arrivano diritte in faccia: "Ora la cosa più sperimentale era lavorare con la forma canzone e capire come ampliare i confini di una brano pur restando in quella forma classica. Mi è piaciuto misurarmi con questo e col Piccolo Manuale di Pop Impopolare (un libercolo che accompagna l'album, ndr) che è impopolare perché è un pop travisato da me", commenta Vasco Brondi. Per portarmi dentro Un Segno di Vita, album che ho avuto il privilegio di pre-ascoltare, Vasco racconta di avere avuto come esempi gente come Franco Battiato e Lucio Dalla che hanno trovato una loro strada di fare Pop. L'album è composto da canzoni che "non decido io come non decidi tu i tuoi desideri; forse neanche dopo 15 anni si scelgono le canzoni. Quello che mi interessa è che non ho il controllo, solo dopo vedo cosa è successo. Per me c’è qualcosa anche di inevitabile nelle canzoni che faccio, la mia creatività disinnesca la hit", precisa. Solo a posteriori ha notato che sono quasi tutte canzoni d’amore collocate nel mondo contemporaneo, sono intime e hanno una colonna sonora ritmata come un telegiornale. Le canzoni, nella concezione brondiana, devono essere un documento storico dell’epoca ma possedere una scintilla di eternità.

Vasco, cominciamo guardando il mondo fuori, siamo circondati da guerre, da quella in Ucraina a quella che sta portando avanti Israele. La tua categoria a volte è reticente a prendere posizione: quale è la tua opinione?
Sono cresciuto ascoltando il punk e i cantautori che nascono collegati a uno stile di vita militante. E anche se non sono politici si comprendono il pensiero e l’attitudine. Non mi è chiaro il perché certe persone non lo fanno: disinteresse, calcolo? Ma a me non spetta giudicare gli altri. Se non prendi posizione non sei complice, avrai un tuo modo per prendere posizione. Attenzione a non passare per il messia. Io non giudico.

Quindi è errato dire che arriva La Stagione Buona?
Tutte le epoche dell’essere umano sono state di transizione, siamo accecati dal presente e da quello che non va, ma ogni decennio ha le sue negatività, la vita sulla terra è il samsara. Prima di lamentarci dobbiamo essere noi i primi a non essere inferno, dobbiamo essere noi a schiarire i tempi bui, anche guardandoci attorno: la specie umana è la sola che può intervenire per spingere verso il meglio. La parlamentare Luciana Castellina, che ha 94 anni, ha detto che le rivoluzioni vanno fatte quando la situazione non è sostenibile, quindi questo è il momento perfetto, chi ha meno di vent’anni deve salvare la situazione. Abbiamo rinunciato alle città in estate, a beni primari come l’acqua, il silenzio… abbiamo già perso le cose fondamentali, che altro temiamo?

Un Segno di Vita è un monito all'umanità?
È un guardarsi dentro e attorno. Farci una colpa dei nostri tempi bui deriva da un sistema che ci fa vivere di progetto in progetto ma poi ci troviamo soli davanti a queste situazioni. Io cerco di essere grato per quello che c’è e non per quello che non c’è: siamo in un corpo che funziona, non siamo fortunati e dal rubinetto esce l’acqua.

Fuori Città ha un afflato quasi pavesiano per il senso delle redici.
È l'ultima cosa registrata per il disco con quel finale che visto dall’alto sembra una costruzione di labirinti e forse la vita è girarci dentro. In questi labirinti ho sentito il richiamo della foresta, quando sono a Milano abito verso Lecco. Ho però bisogno ogni tanto del casino e della sporcizia della città, ho bisogno di fare viaggi dove nessuno mi conosce o di chiudermi un anno in biblioteca. Per certe professioni vale il pensiero di Jean-Paul Sartre: non sei un cantante, fai il cantante.

Cosa mi dici di Fuoco Dentro, brano nel quale partecipa Nada?
Va custodito e gestito perché può illuminare. Mi sono accorto che anche da ragazzino a Ferrara sentivo la voglia di suonare fare cose agli altri non interessavano, non lo vedevo intorno a me il fuoco dentro, era questione spenta. Ho la fortuna di sublimare questo fuoco nell’arte e nella musica e la ho urlata fuori con i primi dischi. Il fuoco mi interessa come cosa sacra, è da custodire per se stessi e per gli altri.

Cosa puoi anticiparmi del tour?
A volte dicevo andiamo ma in cuor mio volevo ancora stare a casa a scrivere e leggere. Oggi ho imparato come fare, faccio tour serrati e poi mi dedico ad altro. Stavolta l'album non mi sono stressato a registrarlo, l'ho fatto a blocchi, con gli amici e in montagna da Paolo Cognetti e dunque ora voglio portarlo dal vivo. Ci saranno canzoni che vengono da vecchi lavori e torno nei club, situazione che mi gasa moltissimo. Siamo in una società così secolarizzata che abbiamo perso questa cosa così antropologica che è il rito, che è qualcosa che per fortuna succede. Ci riprendiamo una cosa che è parte della storia umana. Non c’è niente di registrato, siamo in tanti, non sempre suonano tutti, si va dal silenzio al fragore. Confesso che la risposta di pubblico è molto al di sopra delle aspettative.

Hai un fanbase solida.
I miei numeri social non sono altissimi ma i concerti sono da sold out. La vendita di copia fisica cresce per il dialogo diretto con la gente e la ricerca è verticale, vado nel profondo e non nei numeri. È un dono fare da sempre quello che faccio.

È vero che hai proposto Illumina Tutto per Sanremo 2024?
Sì ma oggi ti dico che sarebbe stata una anomalia, le ho sentite a posteriori le canzoni in gara. Io in quei giorni me ne sono andato alla Canarie dove nessuno conosce Sanremo.

approfondimento

Vasco Brondi riaccende Le Luci della Centrale Elettrica a Ferrara

Vasco, in un'epoca complicata come questa dove possiamo trovare la scintilla di eternità?
Ora più che mai è stare attenti ai segni di vita che ci circondano, ecco perché in questo periodo storico penso alle canzoni come ai fuochi della notte, per cui bisogna entrarci dentro e fare luce. Ho vissuto anche le canzoni degli altri come talismani, qualcosa che mi ha aiutato ad attraversare momenti di vita. Penso alle Città Invisibili di Italo Calvino: è importante cercare nell'inferno quello che non è inferno e farlo durare, dunque io vorrei che questi fuochi fossero qualcosa che illumina.

Una volta al grido di “arrivano i nostri” apparivano le giubbe blu: oggi chi c’è che “illumina tutto”?
Da una parte arrivano dai punti più imprevisti, Parlo di persone tormentate da un fuoco che può essere tormento ma anche la forza propulsiva per cambiare le cose. L'arrivano i nostri è la mia crescita con la musica degli anni Novanta che non era solo musica ma anche un luogo di ritrovo di identità nel bene e nel male. Quando sono arrivate le chitarre distorte che rivendicavano i difetti e diventavano bandiere: il punk passa per autodistruttivo ma per me è stata la cosa più salutare che ho incontrato. In quella cosa lì c'è ancora dentro la vita, sono stato recentemente a vedere i CCCP che hanno più di 60 anni e fanno ancora incazzare. Io cambio l'impalcatura delle cose che faccio ma la struttura interna resta quella cosa lì. Quando mi approccio a scrivere una canzone tutto circola intorno alla struttura Punk, che sono luoghi e suonare il basso in un gruppo Punk: già allora potevo essere quello che ero. 

Tutti inseguono la seconda chance di Icaro e tu vai in direzione ostinata e contraria verso il centro della terra: è qui la differenza tra il sogno e l’essenza dell’umanità? Per altro il concetto di avvicinarsi al sole appare in Notti Luminose.
Hai messo tante cose interessanti insieme. L'unica cosa che conosco e faccio è andare verso il sole e non verso l'espansione dei numeri. In una canzone ci sono l'astrazione terrestre e quella celeste che hanno anche gli alpinisti che senza mai arrivare in cima tendono al cielo. Dall'altra parte mi è inevitabile questo, perché è il solo modo che conosco di fare musica, poiché con la musica mi esprimo e libero di qualcosa.

Un Segno di Vita è tre volte in sequenza la parola ricostruivano: perché la rinascita ha un tempo imperfetto?
Da una parte mi tocca molto vedere la specie umana che commette gli stessi errori da sempre, che letteralmente distrugge il proprio ambiente e lo rende più compatibile con la vita di altri esseri, tipo i virus, che con la nostra. Ma nello stesso tempo siamo così capaci di distruggere, poi ricostruiamo, poi distruggiamo e ricostruiamo, come fosse un mantra e una maledizione. Andrea Pazienza in una tavola scrisse vuoi mettere risorgere?: l'essere umano è anche quello che risorge, può continuamente ripartire, ed è così, ogni sei anni cambiano le cellule del nostro corpo, è forte la nostra voglia di risorgere.

La voglia di vivere è così potente da spaventare tutti? È il falco alto levato che chiude Il male di Vivere di Eugenio Montale?
C'è una persona che riesce a vivere con la fiducia nel mondo, con una voglia di vivere che rischia di farti il vuoto intorno perché abbiamo paura di chi vive a cuore aperto, di chi non rispetta del tutto i confini tra le persone. Questa canzone è una celebrazione di quello... Spaventerai tutto ma non me, mi sono accorto a Ferrara che quando suonavo da ragazzino mi facevo il vuoto intorno perchè non capivano cosa volevo fare e mi sono ritrovato solo perché non capivano cosa volevo fare.

Il “dove andiamo da dove siamo arrivati” di Vista Mare è l’eterno nostos disseminato di “messaggi non identificati”?
Credo di sì, lo capisco attraverso il tuo racconto perché poi faccio delle cose che se le capisco... le capisco dopo. Le canzoni significano quello che sono, è inutile che le spiego, come dice Jung non siamo nè di oggi né di ieri ma di un'epoca immensa, dunque questo essere senza confini in una vita che probabilmente non ha inizio nè una fine.

Alla fine del viaggio, o almeno di questo viaggio, hai trovato il coraggio di sorridere di un sogno? Se non si possono esaudire.
Soprattutto di desideri che non si possono esaudire, è quella la cosa forte. È la possibilità di essere tranquilli con quello che c'è e non con quello che non c'è. La possibilità di sorridere dei sogni anche se non si possono esaudire è un bell'augurio!

approfondimento

Vasco Brondi, il suo paesaggio dopo la battaglia fa esplodere il cuore