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I Marlene Kuntz portano in concerto gli anni Novanta con l'epica epopea di Catartica

Musica

Fabrizio Basso

Quella di Milano è stata la prima data ufficiale del tour che celebra i trent'anni di quello storico album. La dedica è a Luca Bergia, scomparso un anno fa e grande protagonista di quella irripetibile stagione artistica LA RECENSIONE

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Gli anni Novanta hanno creato una catarsi vera. I Marlene Kuntz hanno portato quella stagione all'Alcatraz di Milano per celebrare i trent'anni di Catartica, album che è una pietra angolare del rock italiano, nel ricordo di Luca Bergia, che di quel lavoro fu artefice e che è scomparso un anno fa e al quale è dedicato il brano Ti Voglio Dire. Per due ore abbondanti Cristiano Godano, Luca Lagash, Riccardo Tesio, Davide Arneodo e Sergio Carnevale ci hanno fatto rivivere tutta la potenza di quel periodo che ha fatto la loro storia e quella del rock italiano. Ma la magia è stata che la serata non è caduta nel tranello dei toni color nostalgia ma è stata gagliarda, arcigna, dura, con un pubblico che con i Marlene Kuntz è cresciuto affiancato da giovani che li hanno conosciuti attraverso parenti e amici o li hanno intercettati andando alla ricerca di quello che è stato il Rock italiano in quel decennio.

Lo show è diviso in due parti, caratterizzata dai colori rosso e blu, ma, tolto l'epilogo, ha un unico comune denominatore: il loro repertorio dei Novanta, quello ruvido che, come ha sottolineato Cristiano Godano "era fatto solo di chitarra, basso e batteria". Il concerto si apre che le 21 sono passate da un pochino, a conferma che quella generazione ha il rispetto del tempo e del pubblico, alla faccia di chi si prende la libertà di accendere le luci anche dopo le 23. I primi applausi, che canzone dopo canzone diventano boato, cori e accenni di pogo, sono con Trasudamerica, Canzone di Domani e Gioia che mi do: sono brani suonati, sono brani con testi che ancora oggi graffiano i pensieri. Dal palco arrivano poche parole ma il muro di suono riempie un Alcatraz che poche volte ho visto così pieno: un formicaio di entusiasti, molti dei quali conoscevano a memoria anche le vrigole dei testi. È un continuum esaltante che procede, tra gli altri brani, con Fuoco su di Te, Aurora e Mala Mela. È un assedio emotivo, i Marlene non concedono tregua al loro popolo. Si va avanti con Infinità, Ineluttabile, Lieve, Festa Mesta, Sonica e Nuotando nell'Aria. È il momento del gran finale, che esce dai Novanta, ed è composto da Ti Voglio Dire, struggente lettera d'amore a Luca Bergia, Come Eravamo Ieri e Ape Regina. Si vorrebbe che il tempo continuasse a scorrere ma perché sia veramente un sogno serve un risveglio e i Marlene Kuntz lo affidano a Bellezza.