Marlene Kuntz, i 30 di Catartica e il tour 2024: "Una festa costellata di sold out"
Musica Credit Maurizio GrecoCristiano Godano e Riccardo Tesio raccontano il progetto che accompagna il trentennale del loro storico album. L'INTERVISTA
Il 13 maggio del 1994 usciva Catartica, disco d’esordio dei Marlene Kuntz, una vera e propria pietra miliare nella storia della musica italiana. In attesa dell'uscita della ristampa, disponibile dell'8 marzo nel formato CD e doppio LP entrambi con libretto con foto inedite e un BOX DELUXE in edizione limitata e numerata, e dell'inizio dell'attesissimo tour, in partenza il 12 marzo da Livorno, i Marlene Kuntz hanno deciso di omaggiare i propri fan con dei contenuti inediti: è disponibile in digitale Fine della danza, traccia inedita e contenuta anche nella musicassetta (che fa parte del BOX DELUXE della ristampa dello storico album) del ricercatissimo bootleg Demosonici; è già disponibile il video di Nuotando nell'aria, realizzato con immagini e video di repertorio e dal 6 marzo sarà disponibile online anche il video di Lieve.
Partiamo dal concerto: cosa dobbiamo aspettarci?
Cristiano Godano: Siamo intimamente certi che sarà un concerto potente. Questo trentennale è interessante. Faremo tutto o quasi Catartica e alcuni pezzi degli altri nostri lavori degli anni Novanta. Ci fermiamo allo scorso millennio. Stiamo attenti a non fare cose scontate, ci siamo prima chiesti se volevamo farlo e i sold out dimostrano che la gente ci aspetta, è la chiusura di un cerchio. Finché ci sarà una giustificazione andremo avanti, è bello sapere che c’è gente che lo vuole. Sarà una grande festa!
C’è stato un momento in cui avete compreso l’importanza di Catartica?
Cristiano Godano: Lo vedevamo come la realizzazione di un sogno dopo sette anni di gavetta e di cose che non succedevano. Era un traguardo raggiunto e poi abbiamo lavorato per fare durare il sogno. Mai c’è stato un momento topico al di là del quale ci siamo resi conto dell’importanza di Catartica, lo abbiamo capito nel tempo quanto era influente e seminale per molte band che hanno raccolto il messaggio artistico che c’era. Tutto questo non ci intimorisce e abbiamo voglia di suonare.
A lungo siete stati assimilati ai Sonic Youth.
Cristiano Godano: Non conoscevamo l’approccio malizioso, io stesso nelle interviste ho detto quanto erano il nostro gruppo di riferimento. Certo può avere favorito la faccenda, ma la cosa più rilevante è che il suono va in quella direzione. Ad esempio Riccardo non li conosceva, lui era un metallaro, la cosa più rilevante è la forma con cui vengono presentate le canzoni, vicine a un concetto Prog. A un certo punto la canzone va da un’altra parte.
Riccardo Tesio: Quel paragone faceva piacere ma ascoltandoli capivi che era una cosa diversa, era più una suggestione.
Avete nostalgia per i Marlene Kuntz di allora?
Cristiano Godano: C’era molta consapevolezza, sapevo quanto era difficile fare i musicisti rock nell’Italia dell’epoca. Ero consapevole della follia e sottolineo che il disco è uscito che avevo 27-28 anni, quindi quasi fuori tempo massimo. Ne siamo orgogliosi, abbiamo lavorato per ottenere un sound che ci emozionava.
Riccardo Tesio: Riascoltandoci dico che c’era qualche ingenuità ma dico anche che eravamo bravi. Finite le registrazioni eravamo consapevoli che più di così non potevamo fare.
Il vostro progetto, i Verdena, il ritorno dei CCCP: c’è bisogno di quel sound? C’è bisogno di rock?
Cristiano Godano: Quando inizierà il tour non mi aspetto una marea di ventenni, io ho 57 anni e mi aspetto sotto il palco i nostri coetanei ma anche qualche loro figlio. Non so se c’è fame, so che c’è una fame nostalgica. I giovani che fanno rock esistono e lo fanno con la totale consapevolezza di fare musica gratis. La fascinazione del rock c’è ma non è la sola musica esistente, è uno dei tanti generi che ci sono in giro. Essendo uno che suona e non uno che programma non considero una tragedia che il rock possa avere alti e bassi.
Cosa resta della rabbia di allora?
Cristiano Godano: Ci sarebbero da fare considerazioni sociologiche su quello che accade, è difficile dare una risposta non banale. Più che di rabbia parlerei di frustrazione.
Riccardo Tesio: Io parlo di delusione, frustrazione, nichilismo perché gli ideali che negli anni 90 c’erano oggi sono difficili da vedere come reali. C’è un atteggiamento più rassegnato che si riflette nella musica. Catartica ha una rabbia positiva, è uno sfogo, è la voglia di scatenarsi.
C’è anche il ricercatissimo bootleg Demosonici, che contiene l’inedito Fine della Danza.
Riccardo Tesio: Non è stato una nostra idea, qualcuno aveva recuperato i demo in giro e ci aveva fatto un cd e ce lo ha regalato. Lo abbiamo ritrovato in questi mesi e lo abbiamo ripubblicato perché contiene i germi di Catartica. L’inedito è rimasto per anni nel cassetto, la registrazione è quella del 1992. Obiettivamente la riscoperta dell’album c’è, la musica frammentata scontenta le persone. Quello che non so è se queste persone sono piccole onde o sono in aumento.
Cristiano cosa ricordi del tuo ingresso nei Marlene Kuntz?
Cristiano Godano: Venni cercato da loro, mi feci convincere dopo vari approcci, avevo già esperienza sul palco grazie alla mia precedente band, i Jack on Fire. C’era da parte mia un pregiudizio che poi ho accantonato e decisi di cantare o suonare la chitarra e portai con me il batterista della band precedente, Alex Astegiano, che era un figo pazzesco.
Riccardo Tesio: Cristiano ha sempre scritto i testi, fin dall’inizio. Alex era carente a livello di interpretazione e dunque Cristiano ha scelto di cantarli lui.
Cristiano Godano: Un ridicolo tentativo di riaccreditarmi dopo 30 anni!
Gli anni Novanta sono anche quelli del Grunge.
Cristiano Godano: Quando usci Nevermind coltivavo il sogno, ma ammetto che, pesando all’attacco di Smell Like Teen Spirits, all’inizio mi sembro banalotto poi ho capito che era pazzesco. Il grunge esplode e sfruttiamo il fermento. Mai avuto la percezione di essere influenti come si diceva ma sono consapevole che fu inebriante quel periodo e che in molti che ci provarono dopo. Eravamo l’esempio da seguire.
Riccardo Tesio: In quegli anni si è sviluppata l’attenzione verso le etichette indipendenti, le major hanno iniziato a curiosare e il mondo sommerso è emerso, c’era un riscontro di pubblico, la gente era curiosa, andava nei club anche se non conosceva le band. Noi abbiamo dato il contributo in italiano anche con pezzi di un certo livello. Gli Afterhours sono partiti in inglese e poi sono passati all’italiano con testi di ottimo livello. L’ultimo gruppo importante legato a questo solco sono stati i Negramaro che hanno una suggestione che arriva dagli anni Novanta.
Oggi Catartica che futuro avrebbe?
Cristiano Godano: Non avrebbe questo impatto, oggi le tecnologie permettono di ottimizzare. Che Catartica pensato oggi non avrebbe lo stesso risultato è plausibile come illazione.
Riccardo Tesio: Siamo sinceri con noi stessi in primis, poi quello che arriva sul palco sarà fatto nel migliore modo possibile perché è quello che sentiamo. Siamo preoccupati della crisi climatica e portiamo avanti questo discorso, a volte siamo premiati dal pubblico altre no. L’artista deve suscitare un qualcosa in chi ascolta, non deve andare incontro al gusto della gente se no non arrivano conferme. Per durare nel tempo oggi occorrono i singoloni. Ho pessime opinioni su quello che sta accadendo.
Un anno fa, il 23 marzo 2023, se ne è andato Luca Bergia, batterista e fondatore dei Marlene Kuntz: lo ricorderete in concerto?
Cristiano Godano: Dedicheremo a lui il tour e troveremo il modo di farlo capire. Fu lui a insistere parecchio per avermi nel gruppo. L’incrocio cruciale fu al concerto Public Enemy a Torino: lì gli ho detto… proviamo.
Avete ribadito più volte che voi suonate davvero. Temete internet e le sue implicazioni?
Cristiano Godano: È un luogo magnifico, dimostra quanto la creatività umana possa esprimersi ma è assodato che fa emergere l’aspetto malevolo della sua esistenza, non dovrebbero esserci più guerre, sono stupide, e invece ce ne sono eccome. Penso che l'Intelligenza Artificiale verrà monopolizzata dalla bramosia e dell’avidità del business. Questa situazione sta inchiodando l’umanità. L’unica forma di musica remunerata è quella che impatta su centinaia di milioni di streaming, quindi il 95 per cento degli artisti fa musica gratis. C’è chi fa rock ma insegue gli streaming e il discorso artistico si comprime. Prima di internet venivi remunerato in proporzione alla tua posizione. La creatività sta diventando un disvalore più che un valore. Chi fa rock non è facile da intercettare. Io stesso mi chiedo come faccio a far sapere che è uscito un nostro disco: l’informazione corre sui social ma arrivi solo a una piccola parte di gente, devi avere una buona struttura di digital marketing per veicolare il messaggio.
Riccardo Tesio: Le piattaforme permettono di conoscere tutto, anche se un brano lo hai ascoltato tutto o solo per alcuni secondi. Vale anche per i film e questo detta i criteri da seguire: c’è sempre stata l’omologazione ma ora è più raffinata.
Infine vi chiedo che pensate dei Måneskin.
Cristiano Godano: In una intervista a The Guardian hanno citato noi, Afterhours e Verdena; non posso spiegare il fenomeno ma li ho visti dal vivo e spaccano!