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Tekla: “Credo nell’impegno a creare la propria favola, non arriva mai per caso”

Musica

Fabrizio Basso

L'artista emiliana torna con un singolo, Male, che è un viaggio nella sua anima più profonda. E in attesa dell'allineamento dei pianeti continuerà a pubblicare nuovi brani. L'INTERVISTA

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Male (LaPOP) è il nuovo singolo di Tekla e parla della tossicità delle relazioni, quando si resta imprigionati in rapporti dove più che un gioco d’amore si sviluppa un gioco di potere. Il brano invita a osservare: prima ancora di vedere il male nell’altro, ci si interroga sul motivo che c'è dietro tale comportamento. Alla base di un atteggiamento dato o ricevuto c’è sempre una volontà, ma soprattutto un messaggio per noi, non contro di noi. E visto che alla base del pezzo ritroviamo la tematica del fraintendimento, Tekla ha avuto l’idea di promozione attraverso i social con l’utilizzo di OnlyFans, una piattaforma criticata e spesso utilizzata per la diffusione di contenuti espliciti quando era nata con tutt'altra finalità.

Francesca partiamo dalla fine, cioè da Male: la storia del brano e visto il testo tormentato quanto è stato complicato realizzarlo?
Lo ho scritto nel 2018 ed è rimasto a lungo in gestazione. Lo ho tenuto lì per cercare i suoni giusti mentre a livello di comunicazione ho ragionato su come trasmettere un messaggio leggero con incisività, non volevo cadere nella banalità.

Hai affidato a Onlyfans gli approfondimenti: a oggi che riscontri hai avuto?
Ho voluto cavalcare certe ignoranze e certi pregiudizi pensando a chi crede che sia una cosa e poi è un’altra. L’idea è nata ragionando sulla cover, su come Male fosse interpretabile e così sono partita con un doppio messaggio. Molti sono rimasti allibiti avendo io un percorso perfetto costruito anche con la poesia: dicevano ha anima e vende il corpo…chi mi conosce sa come sono. Ti dico anche che la gabbia per la cover me la ha costruita mio padre, che è il mio primo fan!

A proposito della cover: ci sono due Tekla e visto che sono due anime della stessa persona, oggi quale prevale, quella dominante o quella in gabbia?
Oggi per la prima volta non si annullano, ci sono entrambe e finché dura si chiama pseudo equilibrio. Per me è comunque difficile fare pace con entrambe.

Dici di avere sbagliato a dire quello che pensavi e col linguaggio del corpo parli anche quando resti muta: lo vivi come un problema oppure, comunque vada, è trasparenza?
Un lato di me lo vede come arroganza dover dire quello che passa in testa: mi domando se chi riceve certe parole, certi pensieri ha gli strumenti per capire. E’ demotivante vedere che ti esprimi a cuore aperto e non vieni capito.

“Avere senza essere” è una frase forte che è difficile da rendere reale: ci provi? Ci riesci?
Sono cresciuta con Avere o Essere di Erich Fromm, è per me un riferimento importante. Spesso quando arrivano i risultati ma non sai che sei al traguardo si sviluppa la sensazione che comunque mancherà qualcosa. So che appare astratto come concetto ma non possiamo sempre parlare della sigaretta lasciata sul comodino o della sciarpa con su il suo profumo: bisogna guardare oltre.

Già in Tutte le Volte c’era una sensazione di malessere che poi in Male cresce ancora: quanto la musica è terapeutica?
In toto, per quanto assuma sfumature differenti e cerchi di arrivare all’altro. Scrivi per ipersensibilità, per il desiderio voler comunicare se stessi. Questo modo di fare permette di razionalizzare l’emotività.

I tuoi ultimi singoli, se raffrontati all’album con Marama, mostrano comunque una Tekla più profonda, mi sento di dire disillusa. Anche nella voce. Certo, sono passati sei anni ma sembrate due persone distanti anni luce.
La disillusione c’è, è normale, sono uscita da una situazione dove tutto sembrava pronto, a posto ma fuori il mondo vero non è stato come me lo aspettavo. L’etichetta con la quale ho collaborato e che è fallita è stata per me una presa di consapevolezza. Ciò detto ti dico che mi manca molto la Tekla di sei anni fa.

In amore bisogna sapere fuggire?
Lo so fare quando non mi interessa per cui non è amore. Se è amore vero è una calamità o una calamita, dipende.

Binari, al di là delle citazioni tarantiniane, è un brano generazionale, di una generazione che può avere tutto ma ha dentro una apatia che non fa apprezzare: è quello che Eugenio Montale chiamava il male di vivere?
Nasce dopo avere visto il film Fight Club e dopo avere approfondito col libro L’Ospite Inquietante di Umberto Galimberti con un focus sull’etilismo nei giovani. E’ figlio della mia generazione, non abbiamo un boomer, non c’è un domani economico e ambientale certo. Dunque la proiezione è più scura.

In cosa consiste la confusione tra le parole morire e amare?
Il limite è che l’amore comporta sacrificio. Per le domanda è: quale è il confine dove tu mi hai dimostrato abbastanza?

Quale è l’ultimo miracolo che la vita ti ha donato?
L’ultimo nel 2018, quando ho scritto Male, e ho avuto un problema di salute importante: mi è andata molto bene.

Spesso pubblichi su YouTube una versione acustica dei tuoi brani: c’è un motivo?
Nascono spesso in acustico le mie canzoni e amo l’autenticità: se un brano funziona in acustico attira tutto il resto, è la sua prova del nove.

Quale è “quella poesia che se la trovo l’ammazzo”?
Tutte quelle volte in cui ragiono di cuore e non di testa e cedo all’idealizzazione.

Nella versione acustica di Miracoli indossi una t-shirt nera con scritto che il mondo ha problemi ben più grandi di un ragazzo che bacia un ragazzo o una ragazza che bacia una ragazza: quali sono i grossi problemi della tua generazione?
Concentrarsi sulle piccole cose scordandosi le basi. Ci sono guerre che scoppiano e andare a puntualizzare sui sostantivi diventa un eufemismo: certo anche quello ci deve essere ma bisogna creare la connessione con quello che è un problema. Decolorarsi i peli delle ascelle non è lotta, ben venga il gay pride ma deve esserci tutto l’anno. L’adozione è un problema non solo per i gay. La violenza è un problema e non solo di genere. Si guarda il micro ma non il macro.

“Non so come mai ma mi sento grata alla vita” è l’incipit Paura di cambiare: oggi sei in pace con te stessa? E davvero non credi più alle favole?
Fossi in pace farei un altro lavoro e non avrei nulla da chiedermi. Attualmente non ci credo ma sono pronta a mettermi in discussione. Credo nell’impegno a creare la propria favola ma non arriva per caso.

Uno dei Miracoli è “restare bambini per sempre” oppure arriva il giorno che devi lasciare l’isola che non c’è?
Io la ho lasciata un po’ presto per cui ci torno. Però il riparo serve ed è una sensazione che è dentro di noi. Il fanciullino resta.

In Via dici “senza i miei difetti io non valgo la metà”: quale è quello di cui vai più orgogliosa?
Sono testarda: essendo aperta mentalmente per quanto sono testarda le cose non devono cambiare, è una tutela.

Perché u instragram Teklabless? Sei benedetta o sei una benedizione per chi ti incontra sulla sua strada?
Me lo auguro. Avevo bisogno di questa luce. Il nome si ispira alla regista Tekla Taidelli.

Promessa per il 2024: eliminare qualcuno dei mostri dalla tua testa?
Giusto due e so quali sono. L’analisi mi fa conoscere chi sono e come sono fatti.

Che accadrà nelle prossime settimane? Se non erro un tuo album manca dal 2018, era Marama.
Sono previste pubblicazioni di singoli fino a luglio a scadenza quasi mensile, tutti con identità differenti. Poi ci sarà una nuova collaborazione con Ilaria e i live saranno pochi perché sono concentrata sul lavoro di studio. Voglio i pianeti allineati per rilasciare un album.

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