Chiara Pastò e il suo album Two for the Road: "Non aspetto più le occasioni, ora le creo"

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

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L'artista padovana supera un altro orizzonte con il  suo primo album jazz, il quarto del suo percorso artistico. Reinventa "Libertango" di Astor Piazzolla e ora pensa a un progetto ancora diverso. L'INTERVISTA

La sfida forse non più importante ma di certo quella a oggi più impegnativa per Chiara Pastò arriva al quarto album, quando, come una alchimista, prende il Jazz e lo fa suo. Two for the Road (Velut Luna) nasce da una richiesta del produttore discografico Marco Lincetto, il quale propone alla cantante di registrare il suo primo disco di musica jazz. Questa è di fatto la prima volta che la solista si cimenta nella realizzazione di un progetto interamente jazzistico, anche se ha studiato jazz per tutto il suo percorso accademico al conservatorio e ha già avuto diverse esperienze concertistiche in questo ambito musicale.

Chiara partiamo dalla storia di Two for the Road: come è nato il progetto e come hai lavorato sulla scelta dei brani?
Da anni lavoro con lo stesso produttore discografico che è Marco Lincetto: lui mi ha proposto di fare il primo disco jazz poi io ho scelto i brani e una volta stilato l’elenco abbiamo identificato il pianista, che è Francesco Pollon col quale avevo già collaborato in The Other Girl, eravamo sicuri del risultato. Sono tutti standard, alcuni dei miei più cari. Abbiamo rifatto gli arrangiamenti per piano e voce, creando per ognuno una nostra versione.

Tu hai studiato Jazz ma mai prima hai affrontato un progetto interamente jazzistico: c’è un motivo? Qualcosa ti frenava o spaventava?
Marco Lincetto mi aveva fatto proposte al di fuori del jazz, nel frattempo ho studiato e sono arrivata alla fine del mio percorso, mi sono laureata nel 2022 e l’anno dopo è nato Two for the Road.

Libertango è un atto di coraggio: mettere mani a un testo iconico come è stato e perché hai scelto l’inglese?
Il testo venuto in maniera spontanea a Siena. Lì ho conosciuto Miguel Zenon, un sassofonista straordinario che è anche un insegnante. Ci ha proposto questo brano nella sua lezione e il testo è nato lì: un anno dopo ho voluto registrare Libertango proprio con quel testo; ti faccio u altro esempio: Just a Smile è un brano originale scritto da Enrico Santacatterina per il quale io ho fatto il testo io; poi lo abbiamo rifatto in versione piano e voce con Francesco Pollon.

La versione originale di Astor Piazzola dura circa tre minuti, la tua circa due: perché è stato riassunto?
Era pensato per essere l’introduzione e quindi la versione doveva essere più minimalista.

Round Midnight, Bewitched, When lights are low è un titolo che spinge verso la magia: quando è l’ultima volta che la vita ti ha stregata?
Mi sono meravigliata dopo che è uscito il disco, ma un altro istante di stupore è stato quando sono andata a Valencia e abbiamo fatto le foto: li mi sono meravigliata della struttura architettonica che ci ospitava. Nel vinile c’è una foto notturna con la luna piena, scattata ai primi di agosto, siamo riusciti a fermare la luna che entrava nell’architettura. Sembra una luce quella che si vede ma è la luna.

Chiara sei molto giovane ma hai già realizzato molti progetti: a un adolescente che ti chiede cosa è il jazz e perché ami il jazz, cosa risponderesti?
E’ libertà, in una parola. Poi con la voce, più di qualsiasi altro stile che io conosca, puoi giocare tantissimo. E’ pura espressione e per questo lo amo particolarmente. In uno standard incontri miliardi di sfumature.

In questo 2024 cadono i primi cinque anni da Illegal Love 2, il tuo album di esordio: quando pensi a quella Chiara là che sentimenti provi?
Un po’ di tenerezza sì ma anche oggi sono una persona completamente diversa, sono più matura e con esperienze varie alle spalle.

In The Other Girl c’era almeno quattro testi molto intimi: Chiara oggi non ha più bisogno di raccontarsi in musica oppure tornerà la dreamer?
Tornerà, ci sto già lavorando, ti confesso che dei brani inediti nel cassetto ci sono.

Siccome The Other Girl è stato un album col quale hai sanato alcuni momenti del tuo passato, possiamo dire che la title track Two for the Road è il superamento definitivo di un periodo della tua vita in salita?
In un certo senso. Con questo disco è come se avessi preso più consapevolezza di chi sono, come donna e come artista. Ho raggiunto il primo campo base poi vediamo come sarà la strada per il secondo!

Per altro in quell’album avevi collaborato con nove autori, adesso sei più minimalista: oltre a una maturità diversa cosa altro è cambiato?
Oltre al disco si sono verificati altri eventi che mi hanno reso più sicura. Ho bisogno degli altri, collaboro anche ora nella scrittura. Ma oggi sono io che mi gestisco e mi sono sentita in grado di fare questo passo.

Resti sempre in bilico tra l’italiano e l’inglese o hai fatto, almeno per ora, una scelta?
Preferisco restare bilingue e ci aggiungo che vorrei avvicinarmi allo spagnolo.

Dopo questo album possiamo dire che One day I’ll fly away come titolo è superato e che sei in volo?
Possiamo azzardare. Cammino lungo la mia strada e non aspetto più una occasione ma la creo.

Che accadrà nelle prossime settimane?
Sono in una fase creativa, sto lavorando a nuovi brani che vorrei liberare presto. Come live sto più in zona casa, verso la primavera ragioneremo su un tour po’ più articolato. Nel mio live i periodi della mia vita artistica li integro bene, a partire da Illegal Love 2, poi ci sono gli inediti e gli standard. Il jazz è arricchimento.

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