Sanremo 2024, Geolier: “Il mio napoletano non ha grammatica ma abitudini"

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

L'artista campano ha debuttato all'Ariston con un brano nel suo dialetto, I p’me, tu p'te. L'INTERVISTA

Ha portato all'Ariston il dialetto napoletano dei rioni, dei quartieri. Geolier è salito sul palco del Festival di Sanremo (GUARDA LO SPECIALE) con I p’me, tu pte, un brano identitario. E' atteso da tre concerti allo stadio Diego Armando Maradona oltreché un altro al Lucca Summer Festival.

Emanuele partiamo dalla storia I p’me, tu p’te: come è nato ed è stata la tua scelta netta sanremese?
Il napoletano stesso mi ha spinto in questa direzione, volevo portarlo all’Ariston senza snaturarmi. Nasce di fondo in napoletano e porta il messaggio del rispetto nella coppia, parla di quando un amore finisce e se non lo si comprende la situazione diventa tossica.

La scelta della lingua ha diviso: c’è chi dice che hai snaturato una lingua, chi che la valorizzi, chi che Sanremo è il Festival della canzone italiana e dunque non va bene: il tuo pensiero? So che per te è orgoglio.
Io lavoro così d’altra parte il napoletano è sempre cambiato, da Salvatore Di Giacomo a me ci sono stati mille mutamenti. Il napoletano non ha grammatica ma abitudini, io parlo quello rionale.

Al di là dei dibattiti è un pezzo che sottolinea la tua identità artistica: in futuro procederai su questa linea?
La mia arte è il napoletano, magari qualcosa in italiano arriverà ma solo per dimostrare che so fare anche quello.

So che hai spesso guardato il Festival sul divano con mamma e papà: loro ora sono con te a Sanremo o sul divano con un posto vuoto?
Vengono qua ma non tutte le sere, probabilmente le ultime due.

Che pensi del fatto che fino alla finale niente classifica?
Ti dico che per me le classifiche non servono mai a niente, è sminuire l’arte.

Eduardo diceva che due persone su una panchina sono già una sceneggiatura: è il tuo modo di vivere la musica?
Mi faccio ispirare da tutto. Parlo con una vecchietta e ci può nascere un disco: Napoli è intensa, è piena d’amore, di arte. La mia generazione raccoglie quello che altri hanno seminato.

Con Guè, Luchè e Gigi D'Alessio farete un medley che è Strade: cosa puoi dirmi?
Rappresenta tre sfaccettature della mia musica. Gigi è Napoli, tutti sono legati a Napoli.

Mi spieghi la scelta dei tuo compagni di viaggio?
Al di là dell’amicizia, Gigi è clutura, con Luché e Guè ci sono cresciuto, mi porto all’Ariston il mio passato e il mio presente.

In questo 2024 sono i cinque anni di Emanuele, tuo primo album: lo celebrerai in qualche modo?
Dal vivo devo assolutamente, è presto per rieditarlo, ne riparliamo tra altri cinque anni.
 

Tre concerti allo stadio Maradona poi il Lucca Summer Festival: ti aspetta una estate speciale.
Dopo Sanremo posso fare tutto ma ora lo voglio finire nel migliore dei modi. Devo ancora metabolizzare il bello di cantare circondato dalla mia gente ma qui parlo a persone che non mi conoscono ed è più difficile.

Al di là di questi appuntamenti che accadrà nelle prossime settimane?
La prima cosa finita questa settimana sarà tornare a Napoli, poi devo finire il disco. Speriamo di farcela, un disco è un figlio e richiede tempo e attenzione. Va però detto che sono un perfezionista ma veloce: per me i provini sono già buoni.

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