Michael Bublè parla della malattia del figlio e dei cambiamenti nella sua carriera

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Laura  Alberti

Laura Alberti

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"Vorrei che la gente conoscesse il vero me", ha confessato Michael Bublè. Che ha espresso il desiderio di potersi dedicare (anche) al cinema e alla TV, con autenticità e con sincerità

In questi vent'anni, la vita di Michael Bublé (FOTO) è cambiata. E così la sua carriera. Perché è una star internazionale, il "re del Natale", una voce piena e inconfondibile. Ma Michael è anche, e soprattutto, un papà. Che ha affrontato il cancro al fianco del figlio, e che si dice pronto a mostrare il vero sé. "Vorrei dedicarmi al cinema e alla TV, in modo che i miei fan possano incontrare la persona Mike e non il personaggio Michael Bublè", ha spiegato. Lo ha fatto durante il podcast The Diary of a CEO di Steven Bartlett, nel corso di un'intervista piena d'emozioni.

Mike dietro Michael

"Ogni sera esco e indosso questo vestito (riferendosi al personaggio Michael Bublè, ndr.) e, quando sono sul palco, divento l'uomo che ho sempre desiderato essere", ha confessato Bublè. Tuttavia, dietro l'artista c'è un uomo. Ed è il momento che il mondo lo conosca. Perché la sua vita non è solo album e tournèe. Certo, la musica sarà sempre il suo posto felice, ma il bisogno di fare cose nuove oggi è più forte. Oggi Michael vuole tornare ad essere Mike. Al cinema, in TV o ovunque sia. Determinante, in tal senso, è stata la malattia che ha colpito il figlioletto Noah, un cancro al fegato diagnosticato quando aveva solo tre anni. Quella parola, "epatoblastoma", ha sconvolto le loro vite. Ha ridisegnato le sue priorità d'artista e genitore, ha spostato l'ago dall'io alla famiglia.  Non sarà mai più spensierato, Michael. Impossibile esserlo quando la morte ti sfiora, e l'angoscia ti stringe in una morsa. Può andarsene la malattia, ma non la paura. E forse "va bene così".

Una nuova consapevolezza

"La vita è un privilegio, e la paura e la sofferenza ne fanno parte", ha spiegato Michael Bublè. Che, quando la malattia è piombata nella sua vita, stava vivendo una vera crisi. E non sapeva bene quali fossero le sue priorità. Certo, amava la sua famiglia. Ma c'erano anche la carriera, l'ambizione, la voglia di essere non tanto migliore quanto "il" migliore. Quando ha ricevuto la diagnosi, i suoi occhi si sono aperti. Non c'era più la fama, davanti a lui. C'era una vita da riprendersi. "Ricordo di essermi detto: se ne usciremo, vivrò una vita diversa, una vita migliore. E l'ho fatto, ho fatto quella promessa a me stesso", ha confessato. "Voglio essere più gentile, voglio essere più empatico, non voglio che l'ego e la finzione prendano il sopravvento, voglio rendermi conto ogni giorno di quanto sono fortunato. Guarda mia moglie: come ho fatto a convincere questo incredibile essere umano, che è il migliore che abbia mai conosciuto, a guidarmi e sostenermi attraverso tutto questo?". Dove, per "questo", Bublè intende la sofferenza, la chemioterapia, la radioterapia. E un tipo di tumore raro e ostinato, oggi in remissione. 

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