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PFM canta De André: "Siamo fieri della nostra passione, la musica fa bene"

Musica

Fabrizio Basso

Continua il viaggio della superband italiana nel repertorio di Faber. Abbiamo visto il concerto e incontrato Franz Di Cioccio e Patrick Djivas

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Una storia, una favola, il poeta e i musicisti. Arrivavano da Oltreoceano i venti di cambiamento sul tramontare degli anni Settanta. Bob Dylan, il menestrello d’America, accendeva le sue parole con The Band. Più tardi arriverà Bruce Springsteen con la E-Street Band ad aggiungere un nuovo capitolo alla favola. In Italia la rivoluzione ha due nomi: Fabrizio De Andrè e la PFM. Il loro sodalizio, osteggiato dai puristi di entrambe le sponde, sfociò in un album epocale nel 1979. Ora che Faber non c’è più è la PFM, con i suoi alfieri Franz Di Cioccio e Patrick Djivas, ha riportarci nel sogno. Il tour, che andrà avanti almeno per la prima metà del 2024 e si sta riempiendo di sold out, è stato ribattezzato PFM canta De André Anniversary. Dopo il debutto a La Spezia, c’è la data al Teatro Valli di Reggio Emilia, ovviamente tutto esaurito. Ed è lì che prima di vederli sul palco ho incontrato Franz e Patrick, per respirare con loro un po’ di quei tempi. La sensazione è che senza questo incontro forse Faber avrebbe smesso di cantare: “Aveva dato tanto, noi abbiamo avuto quella percezione. Ciò non toglie che la nostra è stata una grande avventura portata anche all’estero. Lui non si è reso conto fino alla fine di quello che stava accadendo, c’era la sua chitarra alta e doveva seguire noi. Il primo brano che abbiamo fatto insieme è La Canzone di Marinella e lui quando la ha ascoltata ha commentato: belin ma è questo quello che suonavamo? Non ha voluto ascoltare nulla. Crediamo che poi, grazie a quella esperienza, sia diventato produttore e musicista. Lui ti sfidava, con le persone cercava la connessione da piacione”. Tra Fabrizio e la PFM amicizia profonda e profondo rispetto: “Siamo musicisti veri e ci mettiamo la passione. Questo ci ha resi credibili all’estero. In Giappone non volava una mosca mentre suonavamo ma alla fine gli applausi ci sommergevano. Siamo musicisti veri, non usiamo i computer non per snobismo perché ci tolgono la possibilità di improvvisare, di divertirci, abbiamo fatto circa 6500 concerti. Suonare è scambio”.

Il concerto si apre con Bocca di Rosa, seguito da La Guerra di Piero e Andrea. E le sensazioni sono subito belle. Franz con la sua voce graffiata fa da voce narratore, il basso di Patrick sembra che parli. Si capisce immediatamente, come mi hanno detto, nei camerini che “Faber è immortale, chi lo scopre oggi è meravigliato soprattutto i giovani. Lui è la poesia, noi la musica, quella che portiamo sul palco è la nostra è storia. Usando sue parole lui poteva attraversare litri e litri di corallo. Abbiamo scritto come dei pazzi, cresciuti a livello umano: eravamo degli strani che hanno trovato la quadra”. Il momento forse più toccante del concerto è La Canzone di Marinella perché la PFM la affida alla voce originale di Fabrizio De André: non è una scelta casuale perché è, appunto, il primo brano sul quale hanno collaborato. La parte centrale del live è dedicata a La Buona Novella, altro album fondamentale: che bellezza Il Testamento di Tito versione Premiata Forneria Marconi. Musicalmente questo “inserto” è musicalmente molto PFM. Tra le canzoni in scaletta l’adorata Rimini, Amico Fragile e Il Pescatore a chiudere la serata. Ma la festa a una appendice che si chiama Celebration e Impressioni di Settembre, ovvero PFM doc. Che accadrà nel 2024? “Non lo sappiamo d’altra parte viviamo un neverending tour. Amiamo suonare in pubblico e potremmo fare un disco a settimana. Noi lavoriamo all’impronta, come si suol dire! Cambiamo le carte in tavola a nostro piacimento e siamo fieri della nostra passione: la musica fa bene”.

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