Valentina Lupi: "Racconto tutte le mamme nell'album Madre non Madre"

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

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La cantautrice di Velletri mette al centro del suo lavoro la maternità in tutte le sue forme, cogliendone e descrivendone ogni sfumatura. L'INTERVISTA

Si intitola Madre non Madre (Romolo Dischi) l'album che segna il ritorno discografico di Valentina Lupi, cantautrice e figura particolarmente apprezzata nella scena underground romana. L’album si avvale della produzione del chitarrista Adriano Viterbini e del contributo di Vezeve al beat box. Un’opera estremamente intima in cui Valentina Lupi si interroga e analizza i punti dove, in una donna, convergono l'essere madre e non madre. L’album racconta diverse storie che non riguardano solo la maternità poiché tutto ciò che nasce, che sia un’idea, un’opera d’arte, un figlio, un disco, tutto è generato da una madre. La nostra mente è una madre, le nostre mani, il nostro cuore. La creazione è la più stravolgente delle esperienze: generare nuova vita è un cambiamento drastico per una donna, è qualcosa di straordinario che può assumere toni mistici, tragici o anche comici.

Valentina partiamo dalla storia dell’album e da un titolo cui secondo me manca il punto di domanda finale: cosa mi racconti?
Il titolo rappresenta molte cose, ha diversi significati. In assoluto prima ho pensato al titolo poi ci ho costruito le canzoni. Mi è sempre piaciuto l’ossimoro, penso a Metallo non Metallo dei Bluvertigo. Ho trovato maternità in donne che non hanno avuto figli e a volte meno in me. Mia madre non c’è da tempo e per questo mi sono spesso sentita meno madre e tanto figlia e questo mi fa sentire in colpa, penso sempre di non essere una brava madre eppure partecipo anche alle chat delle mamme. Poi ho pensato che tutte le donne nascono madri, penso al concetto di Terra Madre. La depressione post parto la racconto in Madre Non Madre e poi è arrivata quella magia che si chiama Il Mio Re dedicata a mio figlio Adriano.

È un disco molto intimo che scava molto nella tua vita, a partire dal primo brano, Ho visto Gesù: una canzone poco biblica perché non porgi l’altra guancia. Quali sono i motivi che ti hanno portata in questa direzione?
La consapevolezza naturale del diventare adulta. Mi sono sempre sentita in dovere di contraccambiare, ringraziare ed essere grata a chiunque posasse l’attenzione su di me. A un certo punto ho trovato troppe interferenze e non andava bene, dovevo trasformare il mio sentire in un qualcosa che rendesse felice anche me e non solo gli altri. Ad agosto 2020 c’è stato il suicidio di Viviana Parisi e questo ha aperto un varco nella mia testa e ho iniziato a interessarmi alle storie della maternità. Io penso che se fosse stata più fortunata, se fosse nata in un’altra famiglia e in un’altra regione avrebbe avuto un’altra storia. Le donne stravolgono la loro vita per andare in braccio a un amore.

“Ci rincorriamo di giorno e di notte come le nuvole e ci sciogliamo ad un raggio di sole” sono parole specchio di una società che ha perso molti dei suoi valori, di una società che sa solo correre: perché è così difficile lasciarsi andare e respirare? Inoltre c’è un po’ di melanconia come se parlasse di un qualcosa che non esiste più.
Quando nasce un figlio acquisti tanto ma qualcosa perdi. La dedica a mio marito Aldo col quale abbiamo affrontato tanti problemi. La melanconia c’è perché per cercare di mantenere la figlia e tenere un tenore di vita dignitoso devi lavorare, convivere con i turni e dunque perdi la spensieratezza tipica di un rapporto agli inizi. Non riesci più a respirare con leggerezza, diventa il prendere fiato dopo una apnea.

Monte Crepacuore è una invocazione di cura, di accettazione della persona e non di idealizzazione della persona: oggi come donna, madre e artista credi la tua regola sia solida o ogni giorno ti metti in discussione?
In discussione sempre, non penso che la mia regola sia solida, vado a tentativi seguendo quello che mi dice l’esperienza. Cerco di non ripetere gli stessi errori anche se alcuni si reiterano. La tensione alla solidità c’è ma la realizzazione no ed è tutto sempre in discussione. Cambio io, cambiano il mio compagno e gli elementi che girano intorno ogni rapporto: ogni giorno devi adattare il percorso.

Pronta a Ballare è una canzone di sorellanza: è così che la danza della vita si fa poesia e cura?
La danza della vita è poesia quando comprendi che nella battaglia non sei sola e hai vicino splendide figure che anche solo con una battuta rallegrano un momento felice. Io poi gioisco per poco, un raggio di sole mi rende felice. Credo tantissimo nell’amicizia femminile, credo più nelle donne che negli uomini in tutti i campi anche se dalle donne ho preso le maggiori delusioni. A prescindere power girl tutta la vita.

Mamma Valentina canta Il suo Re: è questa la “sinfonia perfetta”?
Sì perché quando vedo Adriano sorridere sono felice. È una peste ma è capace di rendermi una sua suddita, sono la sua schiava.

Eccoci al brano più dolente ma anche più aperto alla speranza dell’album, Madre non Madre: ragionandoci oggi la riscriveresti con le stesse parole? Chi è e dove è la donna che sognava un mondo semplice?
Quella donna ero io adolescente: idealizzi amore, famiglia, figlio, mi sentivo residente nel mulino bianco perché i miei genitori mi volevano così e per questo vedevo quel mondo come semplice da costruire una volta grande ma non si è avverato. La riscriverei così perché è il mio manifesto. So che quel disagio lo provano molte madri: un figlio cambia tutto in te, ti ritrovi a fare cose che non hai mai fatto, la vita di una donna, ma anche di un uomo, è stravolta. Si pensa a cose brutte, una cosa così desiderata mi riconsegna una cosa così dolorosa e lì mi sento poco madre.

Hai trovato la formula per bruciare le catene dell’amore?
No perché non si può ma neanche lo voglio. Quando hai un figlio sei incatenato per sempre ed è positivo. Quel legame nulla lo può annientare. In questo disco ho pensato molto a mia madre, la figura materna può condizionare e cambiare una persona.

Il concetto di nuvola lo ho trovato sia in Il Mio Re che in Grandi numeri: ti affascina guardarle muoversi nel cielo?
La nuvola è ambigua, nasconde sempre qualcosa, che sia il cielo o il sole. A volte è divertente altre no. Mio figlio le disegna le nuvole. Ne Il mio Re la nuvola è positiva, in Grandi Numeri siccome corrono è negativa, ti invita a non pensare di scappare perché quello che dici e fai lascia il segno e ha conseguenze, non vola via come le nuvole.

Leggera racconta una vicenda che ti tocca personalmente ma Lavinia è anche lo specchio di situazioni che si ripetono troppo spesso. Eppure trasmette un senso di pace. Come è nato questo brano?
I genitori di Lavinia sono genitori pazzeschi. Sua mamma Lara mi ha sempre detto di non essere arrabbiata, che Lavinia è viva; sono genitori sono dotati di forte Fede. Chiedono giustizia perché non si ripeta, Lavinia non tornerà normale e chi ha provocato l’incidente probabilmente avrà una pena lieve ma anche fossero vent’anni comunque non restituirebbero la normalità a Lavinia. Nella sua stanza ho respirato qualcosa oltre l’umano, sono entrata arrabbiata e cercando vendetta e mamma Lara, col suo equilibrio, mi ha restituito quella sensazione di leggerezza. La canzone la pensavo diversa ma chiacchierando sono partita dal titolo Leggera.

In 7 Minuti racconti disperazione e ignoranza, racconti il dramma di “quell’ultimo passo nel buio”: c’è tanto cuore di mamma nelle tue parole anche se è la storia di un neonato abbandonato.

È la rinuncia a sé per la felicità del figlio. C’è però anche qui la madre non madre perché la mamma felice rende felice anche il bimbo. La sensazione che trasmetto è del suicidio perché quando rinunci a tuo figlio uccidi qualcosa di te.

Visto che non ti mordi più la lingua e non bevi più le provocazioni, quale è l’obiettivo personale del 2024?
Vorrei aprire una etichetta discografica e in contemporanea vorrei continuare a fare dischi belli per me e di cui andarne fiera e che restino belli nel tempo. Devo molto ad Adriano Viterbini che oltre ad avere dato un suono al disco ha sposato la psicologia delle canzoni. Confido nella crescita e nelle contaminazioni della fratellanza artistica.

Che accadrà invece nel tuo 2024 artistico?
Ci sono date già ufficiali tra cui una allo Spazio Germi di Milano il 23 febbraio, sarò col bit boxer Vezeve. Tutte le novità le trovate sui miei profili social.

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