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Bianco: "Ogni mia canzone parte da un sorriso...Certo che sto bene"

Musica

Fabrizio Basso

Credit Dente

Prodotto da Taketo Gohara, partecipano al progetto Dente, Margherita Vicario e Federico Dragogna. Questo album è forse il disco più autobiografico dell'artista torinese e allo stesso tempo il più universale, è il disco di un uomo e di un artista adulto. L'INTERVISTA

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È il tempo di fermarsi, è il momento giusto per essere sé stessi. È il tempo di poter dire che si può stare bene ed è ora di condividerlo. Lo racconta in Certo che sto bene Alberto Bianco (Virgin Music / Universal Music). Il cantautore torinese firma il suo sesto album in studio e torna due anni dopo l’ultimo lavoro, a 12 anni di distanza da quel Nostalgina che fin dal suo esordio lo ha consacrato tra le migliori penne della musica indipendente. Registrato in una settimana a Formentera, in presa diretta, dell’isola spagnola il disco ha catturato il sole e il profumo del mare, respirato i sorrisi riuniti in una tavola di amici.

Alberto ti chiedo se, dopo 12 anni, è certo che stai bene perché hai buttato giù la nostalgina e ora sai che aria c’è per volare senza l’indice all’insù.
Sto bene nonostante la nostalgina ci sia ancora. E’ un benessere naturale e fisiologico. E’ per me un esame di coscienza che mi ha portato a stare bene, mi sono misurato con le mie ambizioni e ho capito che il loro nucleo era raggiunto da tempo ma per il modo in cui viviamo sono diventate una cosa enorme, come una palla di neve che rotolando si ingigantisce e questo mi aveva fatto perdere il fuoco di quello che volevo raggiungere.

Che storia ha Certo che Sto Bene? E credi che sia rassicurante, visto i cieli neri e le tempeste interiori di questa epoca?
L’esame di coscienza serve per renderci conto della fortuna che abbiamo a essere nati in posto rassicurante rispetto a tante parti del mondo. Fermarsi a riconoscere questa fortuna.

Sei sicuro che arrivare alla fine dei sogni fa stare bene?
Arrivare in fondo alle storie è sempre risolutivo, mi fa paura restare sospesi, come quando aspetti una diagnosi e quando la hai sai che ti attende. Devi arrivare alla fine del percorso.

Quando pensi a un pomeriggio senza compiti hai nostalgia o sei felice? O entrambe?
Ho nostalgia dei pomeriggi senza compiti, di quella sensazione di quando a scuola ti avvisavano che forse il giorno dopo iniziava a nevicare e nel caso saresti rimasto a casa. E’ il bello della sorpresa non programmata e della quale non hai responsabilità.

Quando è l’ultima volta che ti sei visto in un ricordo dove ridi?
Ogni volta che inizio a scrivere una canzone riparto da un sorriso, da un ricordo adolescenziale o ancora precedente. La scrittura per me è uno scivolo, prima devi salire la scaletta dei ricordi per poi, scivolando verso il basso, riviverli e scriverli.

Il Tempo del mare mi trasmette la sensazione di quegli amori ambigui o incompleti, dove c’è ancora da remare e dove guardarsi è un po’ annaspare: cosa può fare capire che bisogna farsi dare ancora tempo per amare? Dove è il confine tra la testa e la pancia?
La mia chiave di lettura è anche un po’ poter contare fortemente su un’altra persona, quindi il confine tra testa e pancia sta nella fiducia. Il solo modo per remare insieme è essere sincronizzati, è la cura reciproca se no ti ribalti. La strategia funziona solo se guardi le spalle dell’altro perché è proteggersi ma è anche ascoltare i tempi come un contadino ascolta le stagioni. Vale in ogni rapporto umano, d’amore e d’amicizia.

Ne Le Abitudini della Domenica le canzoni non cambiano con l’età: dimmi una canzone per te senza tempo.
Mi piace Questo Inferno Rosa di Lucio Battisti, mi piace la costruzione dell’arrangiamento, mi piace come racconta i difetti di un partner. E’ difficile fare canzoni in cui si critica, è facile fare canzoni dove va tutto bene.

Ti sei dato una risposta se la vita è sogno o realtà?
La vita è realtà e questo è bello perché significa concretezza. E’ cose che puoi ritrovare, è la sicurezza di poter cambiare idea e tornare indietro.

Ti capita spesso di ridere seriamente? Inoltre “vorrei che questo inizio non finisse mai”: mi dici un incipit di una canzone o un libro che vorresti non finisse mai?
Non ho da raccontarti un inizio ma una fine. Paolo Giordano ha scritto che…scrive solo di cose che lo fanno commuovere e io mi ci sono ritrovato. Le mie canzoni sono legate a emozioni e sentimenti.

Alla fine possiamo dire che nella carne non hai più una spina e che dunque è certo che stai bene?
Assolutamente sì ma so che prima o poi la spina tornerà a farmi male. Ho quasi 40 anni, sono adulto e spero di avere costruito mezzi per poterla riconoscere, combattere e ascoltare.

Che accadrà nelle prossime settimane?
Il 24 novembre partirà il tour da Torino e poi fino andrà avanti fino a febbraio; comunque il tour resterà aperto almeno fino a marzo, quindi una pausa per poi tornare in estate.

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