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Greta Van Fleet: "Il R'n'R è contro cultura, per questo divide le generazioni"

Musica

Fabrizio Basso

Credit Neil Krug

L'unico appuntamento live in Italia con la band è il prossimo 30 novembre a Bologna. Nell'attesa abbiamo intervistato il bassista Sam Kiszka che con i fratelli Josh e Jake e con Danny Wagner forma il gruppo del Michigan

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Arrivano in Italia i Greta Van Fleet. La band del Michigan, che lo scorso luglio ha pubblicato l'album Starcatcher, fa tappa in Europa l'unica data nel nostro paese sarà all’Unipol Arena di Bologna lunedì 30 novembre 2023. Lo Starcatcher World Tour includerà il supporto degli ospiti speciali quali Kaleo, Surf Curse, Mt. Joy e Black Honey.

Siete una band amatissima è c'è chi sostiene che siete l’ultima band rock rimasta: vi sentite dei sopravvissuti?
Ovviamente è così! Scherzi a parte, questa affermazione la abbiamo sentita più volte negli anni. Dissento da chi sostiene che il rock'n'roll è morto, per me è rimasto in un certo senso in ibernazione per un periodo. La caratteristica del rock'n'roll è che è sempre stato un movimento underground, una contro-cultura, una forza sempre in opposizione allo status quo e per questo spesso ha generato divisioni tra le generazioni.

La vostra apparizione sulla scena è stata una sorpresa.
Lo sappiamo, per tanti è stato sorprendente vedere emergere una band rock'n'roll come noi, con forti influenze degli anni '60 e '70: si è innescato un pensiero di speranza, come se il rock'n'roll avesse avuto una nuova possibilità. Però mi pare che nulla di rivoluzionario sia emerso finora.

I Måneskin?
Ho un grande rispetto per loro e la loro energia, che trasudano rock'n'roll. Ma rappresentiamo esperienze musicali diverse, difficilmente paragonabili. Per quanto ci riguarda non si può oggi sostenere che siamo l'ultima band rock'n'roll, solo col passare degli anni lo scopriremo. Dobbiamo aspettare e vedere se altre band emergeranno, cercando di avvicinarsi ai Greta Van Fleet.

Il rock che sentieri sta percorrendo?
Negli anni '60 e '70 era più mainstream, soprattutto grazie ai Beatles. Negli anni '80, ha assunto sfumature più superficiali, influenzate da band come i Kiss. Con l'avvento dei Nirvana negli anni '90 abbiamo assistito a un ritorno alle radici, un movimento anti-rock degli anni '80. Con l'inizio del nuovo millennio, il rock sta diventando nuovamente interessante. Alcuni artisti stanno esplorando la componente più folk del rock'n'roll, portando nuova vitalità e nuovi stimoli.

Molti fanno paragoni fra voi e i Led Zeppelin: è un complimento o alza le aspettative al vostro lavoro?
C'è una netta differenza tra noi e i Led Zeppelin. I Greta Van Fleet hanno attraversato un percorso di evoluzione che ci ha resi una realtà distinta da tutto e tutti. La nostra identità musicale si discosta da quella dei Led Zeppelin anche se ammettiamo che all'inizio sono stati per noi una fonte d'ispirazione. Ascoltarli è stato come seguire una masterclass su come creare musica rock intelligente e di qualità.
Il vostro suono nuovo e moderno vi permette di restare fedeli alle vostre influenze classic rock?
Se ci pensi l'universo è iniziato come un'unica massa terrestre: piante e animali, inizialmente simili si sono poi evoluti in modo unico. La storia della musica ha un percorso simile. I Greta Van Fleet si sono staccati dalla massa e hanno intrapreso un percorso di evoluzione, componendo canzoni originali. Da quando abbiamo iniziato a scrivere le nostre canzoni, la band ha iniziato a scoprire la propria identità, proprio come qualsiasi altro artista durante questo percorso. Questa trasformazione si riflette nei riff, nei testi e negli arrangiamenti che caratterizzano la nostra musica.

Anche il lavoro di studio è particolare.
Un altro nostro elemento distintivo è proprio il nostro approccio alla produzione in studio. Se ascoltate dischi più datati della Motown o di artisti come Aretha Franklin, noterete una limitazione in termini di gamma di frequenze dovuta alla tecnologia dell'epoca. Oggi usiamo tecniche più moderne. In più a volte ci spingiamo oltre e ci immergiamo nell'esplorazione creativa, perché crediamo che sia il nostro compito principale come artisti. Per me generico equivale a non interessante.

Quali sono le dinamiche all’interno del gruppo?

Regna un sistema democratico: se Josh ha un'idea stravagante parte la sperimentazione. E se all'inizio Jake ha dubbi sulla sua fattibilità, diamo comunque una possibilità all'idea. L'essenziale è individuare qualcosa di interessante e creare qualcosa di nuovo. Il nostro ruolo principale è quello di esploratori musicali.

Come avete identificato le band di apertura per i concerti di questo tour: Kaleo, Surf Curse, Mt. Joy e Black Honey?
Durante i due tour post-covid abbiamo dedicato molto tempo a scoprire band per i nostri spettacoli ragionando su artisti che potrebbero non sembrare una scelta ovvia per i Greta Van Fleet. Abbiamo optato per musicisti emergenti.

C'è il segreto per creare musica di qualità?
Siamo insolenti e intelligenti allo stesso tempo. È una linea sottile: nel rock’n’roll non puoi prendere le cose troppo sul serio ma non puoi neanche fare l’idiota. Cerchiamo la via di mezzo dove gli arrangiamenti sono pensati ma al tempo stesso restiamo. Questa è una delle ragioni per cui i Greta Van Fleet sono così distintivi.

Qual è stata la chiave di svolta che vi ha portati al successo?

La canzone Highway Tune caratterizzata da tre accordi, un assolo e un riff. Non racchiude tutti gli elementi che definiscono i Greta Van Fleet am è la porta d'ingresso nel nostro universo. I più curiosi possono esplorare ulteriormente e scoprire i motivi che si ripetono nel nostro lavoro come gli elementi del cosmo e i riferimenti a Dio e all'umanità.

In cosa Starcatcher è diverso dai vostri lavori precedenti?
Rappresenta un momento interessante nella nostra carriera. Con The Battle at Garden's Gate abbiamo realizzato l'album che avevamo sempre desiderato. Dopo quel successo, ci siamo chiesti quale sarebbe stato il prossimo passo. La risposta più logica è stata semplificare. Volevamo scrivere musica direttamente in studio e ci siamo affidati alla produzione di Dave Cobb. Starcatcher è l'impulso del momento e dà la sensazione di essere sull'orlo di un disastro, con alcune canzoni registrate in momenti in cui nemmeno sapevamo di star registrando.

Qual è il vostro più grande difetto?
E' anche la nostra più grande forza: il timore di spingerci troppo oltre per proteggere l'anima dei Greta Van Fleet. Ciò significa che a volte siamo disposti a scartare interi progetti su cui non siamo d'accordo. Trascorriamo molto tempo a lavorarci, ma se non raggiunge un consenso, semplicemente lo eliminiamo. Le divergenze sono una costante e se qualcuno non è d'accordo, il progetto non va avanti. In passato, il confronto era più intenso, tanto da farci arrivare alle mani. Oggi, vivendo separati, siamo in grado di gestire le cose. Ci chiamiamo a vicenda per uscire e stare insieme.

La collaborazione dei sogni?
Qualcuno che potrebbe contribuire con la sua diversità alla nostra musica. Uno è Stevie Wonder mentre tra i contemporanei amerei ascoltare un duetto fra Josh e Adele o Florence Welsh. 

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