Nayt: "Viviamo sereni, con la rabbia non si risolve nulla"

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

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Il nuovo album dell'artista molisano ma romano d'adozione ha debutatto al secondo posto della classifica FIMI. "Habitat" è un viaggio profondo alla ricerca di un sé meno narcisista e più umano. L'INTERVISTA

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"Habitat" è il nuovo album di Nayt, all'anagrafe William Mezzanotte, che ha debuttato al secondo posto della classifica FIMI e al primo di quella vinili, ed è un invito alla ricerca, un dialogo tra l’uomo e lo spazio. La scoperta complessa, non lineare e mai totale del sé. Un viaggio mosso da poche domande che mette l'essere umano al centro di tutto: Io, chi sono? C’è un posto per me in questo universo? Oltre ai ruoli, le regole, chi c’è sotto la maschera?

 

William raccontami come è nato "Habitat" e come ti sei mosso nello spazio per dargli forma.
Questa parola mi accompagna da quando ero piccolo e crescendo artisticamente ho capito che poteva essere il vocabolo chiave e forte per un concept. Dunque mi sono detto che volevo fare un progetto con questo concetto come punto cardine. E’ nato negli anni a partire dal 2019 e quest’anno finalmente è uscito fuori.
In “Fragile”, che al di là del titolo ha uno sviluppo caratterialmente forte, dici “ci hai confuso con tutto ciò che non siamo”: è una denuncia a un mondo dove l’apparenza e i like sono sempre più dominanti?
Sì, anche se in questo caso parlo molto del rap. Non è che se sono famoso me ne approfitto per godere dei privilegi che ho. La poetica deve essere al servizio dei valori, io ho una integrità come rapper e come autore.
“A me serve amore però a lei serve spazio” racconta di una relazione che va a due velocità ma “Guerra Dentro” è anche una critica forte all’industria discografica: quale è il confine tra accettazione e adattamento? Perché anche in “Ca**i miei” parli di ritagliarti spazi tuoi in un mondo schiacciato dalle bollette e senza pioggia né neve, un mondo che sta per esplodere.
Citi punti simbolici del fatto che sto cercando l'onda giusta da cavalcare per fare meno errori possibili e andare in una direzione di una crescita costruttiva, una direzione di guarigione da certe ferite. In "Ca**i Miei" dico che ci sono così tanti problemi, e lo dico con ironia, e penso alle cose che non vanno. Ma dico anche che con la rabbia non si risolve nulla.
Il vuoto che hai nel petto e che non ha prezzo non si può definire “Tutto normale”: è il ritratto di una generazione disorientata? Senza fiducia nel futuro? Della tua generazione parli anche in “Cosa conta davvero”.
E’ quello il centro della frase. In un’epoca in cui si va verso l’attitudine narcistica del culto dell’immagine, la nostra essenza si impoverisce e c’è il cliché di chi si vanta del successo ma non trova l’amore, c'è chi non ama e chi non riesce ad amare. E’ così da trent'anni: ora è il momento di provare a cambiare concretamente.
“L’ignoto è qualcosa di troppo” ma tu con questo album hai dimostrato che non bisogna averne paura, sei uscito dalla zona di comfort: è stato difficile? E quanto fa paura essere felici?
Continua a essere difficile, la paura è dietro l’angolo, quello che accade nella vita è condizionante e può farti ricascare nella paura. Ma con la caparbietà di lavorare su te stesso e attraverso la tua coscienza hai strumenti per subire meno questi inciampi. Il mio terapeuta una volta mi chiese perché non penso di meritare il meglio e io replicai perché dovrei meritarmelo? Oggi è importante pensare anche agli altri.
Cosa intendi quando dici “Ho dato a papà il mio perdono”?
E’ una cosa tra noi, tra me e lui. Noi ci siamo compresi.
“Forse ciò che ci manca è la normalità”: quanto ti manca? E quanto manca all’umanità? Dici anche “essere normali essere umani” in “Wertigini” per cui credo sia un tema centrale della tua musica.
Oggi sembra tutto sensazionale e lo rincorriamo e io invece credo che forse ci farebbe bene un po’ di ordinarietà.
Pensi alla morte, citi Dio: sei credente? E davvero in cielo porteresti un po’ di terra?

Cielo e terra sono una metafora per dire che anche se sono privilegiato resto in contatto con le mie radici, con le persone con cui sono cresciuto, voglio interessarmi dei loro problemi e gioire dei loro successi. Dopo essere stato agnostico ora cerco la fede che è una grande fonte di energia.
Possiamo concludere che ora sai un po’ di più cosa conta davvero nella vita?
Lo intuisco di più. Saperlo però è un parolone, non mi sento di affermarlo. Ho comunque una mia idea.
Che accadrà nelle prossime settimane?
Parteciperò a qualche Festival, qualche data estiva è già stata annunciata e altre due o tre sono in arrivo. Il tour vero partirà da novembre con date già uscite e altre in arrivo. Il precedente tour è stato sold out completamente, abbiamo lavorato bene per creare show di altissima qualità. Siamo credibili e il contatto con la gente è ciò a cui più tengo.

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