Oltre Le Nuvole, Bologna accende la musica per riaccendere i sogni dopo l'alluvione

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

Otto ore di musica per raccogliere fondi per le popolazioni alluvionate dell'Emilia Romagna. Una girandola di artisti sensibili e resistenti "gestiti" sul palco da Monica Peruzzi e Max Andreetta. IL RACCONTO

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Oltre le Nuvole
 il cielo è sempre blu. Ed è quello che ieri sera, al Sequoie Music Park -Parco delle Caserme Rosse di Bologna, ha accompagnato la lunga notte di musica per raccogliere fondi per le popolazioni alluvionate dell’Emilia Romagna. Una terra che ogni volta che la natura le si è rivoltata contro si è rimboccata le maniche e ha ricostruito. Erano in tanti ieri sera a Bologna a sostenere il potere curativo della musica. Dalle 16.30 fino a mezzanotte si è cantato, ballato, si sono raccolti fondi da destinare a chi vuole ripartire e in fretta. Pochi minuti per ogni artista, ma erano tantissimi, e di ogni genere ed età, a sottolineare la voglia di contribuire e, come ha detto Giusy Ferreri, “non è scontato che tutti ci siano. Io sono salita sul palco con i miei musicisti ma, ripeto, non è scontato”.

Federica Carta

Sul tardo pomeriggio sul palco si sono succeduti, tra gli altri, Omar Pedrini e Paolo Benvegnù. Omar, lo zio Rock, è particolarmente legato a Bologna perché qui il suo cuore matto ha ripreso regolarità: “Dico sempre che a Brescia sono nato e a Bologna sono rinato. Ho davanti un pubblico bello e giovane, è il nostro futuro. Mia figlia Emmadaria, che ha dieci anni, sta attenta che quando mi lavo i denti chiuda l’acqua perché è una risorsa preziosa. In questi giorni, guardando le immagini in televisione, ho visto tanti giovani impegnati nelle operazioni di soccorso. La mia era chiamata la generazione X nel senso che era considerata sfigata e oggi scopriamo che è stata la prima a cominciare a pensare alle tematiche ambientali. Chi è giovane oggi può portare alla svolta”.

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Omar Pedrini

Si balla sotto il palco e nelle pause, nei rapidi cambi di set, si ascoltano le testimonianze di volontari e di associazioni che sono state nelle zone alluvionate. Sui video posti ai margini del palco si rincorrono immagini di allagamenti, immagini di sfollati. Qualcuno del pubblico, qualcuno un po’ più grande, che è venuto al concerto per spirito civile anche se non sa, o meglio non sapeva, chi erano gIANMARIA e Shade, Federica Carta e i Rovere, ho sentito che rievocava, dai ricordi dei genitori e dei nonni il dramma del Polesine del 1951, quando il grande fiume Po sfondò gli argini nella zona di Rovigo causando oltre cento morti e quasi 20mila senza tetto. Si balla con Mirco Mariani e i suoi Extraliscio, un ballo che profuma di magia: cantano Romagna Mia e tutto il pubblico canta, è qualcosa di più di una canzone, è un inno alla vita, un momento di fratellanza e sorellanza.

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Paolo Benvegnù

Passione e passionalità per Giusy Ferreri e Arisa, poi è il turno dei Rovere che sono di Bologna: “Abbiamo molti amici nelle zone alluvionate e dunque esserci per noi ha un valore particolare. E’ stato programmato un po’ all’improvviso ma non potevamo non esserci, la musica serve anche per staccare”. E gli Ex-Otago aggiungono che “la musica come fa bene a noi fa bene alla gente”. Willie Peyote, sia dal palco che poi in chiacchiera amicale, ricorda che "ognuno di noi deve fare il suo, deve rendersi responsabile di piccoli gesti quotidiani ma altrettanto devono fare le grandi aziende" e la frase non è ancora terminata che l'applauso è già esploso. E' passata da poco la mezzanotte quando la musica si spegne. E' stata una serata bella e stellata, come sempre dovrebbe essere, dove non solo si è contribuito a pulire un po’ di fango ma anche a fare sorridere le anime”.

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