Bruce Springsteen in concerto a Ferrara: "Nella vita godetevi sempre ogni momento"

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

Tre ore sul palco, una notte che ha esorcizzato paure e polemiche legate alla scelta di non cancellare il concerto dopo il maltempo che ha messo in ginocchio l'Emilia Romagna. Ha vinto il rock'n'roll, ha vinto la musica del Boss. LA RECENSIONE

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Una serata romanticamente rock a Ferrara. Più forte della pioggia (GLI AGGIORNAMENTI), più forte delle polemiche, illuminata da una stella, una sola, ma come brillava in quel cielo screziato di nuvole e dolore. Bruce Springsteen e la sua The E Street Band avevano promesso tre ore di energia e bellezza. E così è stato nonostante la maggior parte dei 50mila, me compreso, siano stati nel fango fino alle caviglie, e nonostante le file infinite per accedere al proprio settore. La parola d'ordine, che poi è stata anche la canzone che ha aperto il concerto, era "No Surrender". E nessuno si è arreso, da Claudio Trotta che ha portato il Boss in Italia, all'amministrazione comunale di Ferrara che ha deciso di non cacellare il concerto (una scelta che ha suscitato non poche polemiche) fino a chi, con ruoli diversi, ha lavorato giorno e notte per sistemare quella che fino a poche ora prima era una palude.

 

Un Boss esplosivo

C'è solo un elemento del puzzle che ha perso su tutta la linea: le decine e decine di ragazzi posti ai varchi e sparpagliati per il Parco Giorgio Bassani erano sprovvisti delle informazioni più basiche. E, nel peregrinare iniziale alla ricerca della sala stampa, anche noi di quesiti ne abbiamo posti, dando punti di riferimento ma nessuno sapeva nulla. E a fine concerto la preoccupazione primaria è stata far defluire la gente in fretta con risposte errate o negligenti (per non dire supponenti). Il problema non sono i ragazzi sul campo, che fanno quel che possono in balia di una folla variegata, bensì chi li recluta e gestisce. Springsteen è esplosivo, basta l'immagine di lui che sul finale di "Dancing in the Dark", terz'ultimo pezzo del concerto, si apre la camicia come uno dei California Dream Men. E che fisico che ha questo giovane settantreenne del New Jersey. Ma prima di ballare nell'oscurità c'è "un un mondo da attraversare".

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Il Boss con la chitarra al cielo

 

Sono le 19.41 quando sale sul palco. Un saluto a Ferrara, la già citata "No Surrender" e poi si parte con "Ghost", "Prove it all night" e "Letter to you", uno dei tre brani della serata coi sottotitoli italiano; il secondo è "Last man standing" che è un omaggio a George Theiss e ai Castiles oltre che un invito a vivere il momento, l'hic et nunc, perché Bruce è rimasto l'ultimo vivente di quella avventura durata il triennio 1965, 1966, 1967 e, come sottolinea quando passi dal buongiorno all'arrivederci la prospettiva di vita cambia; il terzo chiude il concerto e si intitola "I’ll see you in my dreams". "Promised land" lo porta per la prima volta a contatto col suo pubblico. Nel frattempo il buio scende sul parco e il palco può finalmente illuminarsi. Per l'esattezza l'oscurità giunge tra  "Candy’s Room" e "Kitty’s back". Il concerto è un crescendo rossinano. La vera svolta, quella stordisce, parte con una sofferta versione di "Wrecking ball" cui seguono "The rising", che fu scritta per non dimenticare l'11 settembre, "Badlands" e "Thunder road" che per buona parte affida al pubblico e diventa lui spettatore. Come dovrebbe sempre essere i bis partono subito, senza la pantomima dell'andare nei camerini per poi riapparire sul palco con un sorriso da dentifricio. La sequenza è la seguente "Born in the Usa", "Born to run", "Bobby Jean", una straordinaria "Glory days" e l'ipnotica "Dancing in the dark". Dopo la presentazione della The E Street Band arriva "10th Freeze-Out", un omaggio a Clarence Clemons e Danny Federici e il saluto è in acustico, lui da solo a cercarci nei suoi sogni, è "I’ll see you in my dreams". Viva l'Italia, viva Ferrara e la chitarra al cielo, sollevata col braccio teso, come un eroe della nostra vita quotidiana.

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