Il brano spiega come riuscire a tollerare la solitudine e lo stare sereni con sé stessi aiuti a saper entrare in contatto con gli altri o, quanto meno, averne la predisposizione
IL VIDEO E' INTRODOTTO DA UN TESTO ORIGINALE DELL'ARTISTA
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Trenitalia è il terzo singolo estratto dal mio album in uscita in autunno, dopo Maradona e L’Universo. Per me questa canzone è stata un po’ come un figlio non voluto ma che, una volta avuto, ti cambia irrimediabilmente la vita in meglio. Diversamente da molte altre canzoni, che abitualmente scrivo di cesello, con il gusto per l’artigianato, incastonando le parole una dopo l’altra a formare i versi, Trenitalia è venuta fuori di getto, quasi rabbiosamente, come se qualcosa mi ribollisse dentro e fremesse per uscire. Inizialmente ho fatto molta fatica a riconoscermi in quelle parole, me ne sono vergognato come se fossi stato colto in flagrante. Alla vergogna si è sostituita la sensazione di sentirmi nudo e impotente, senza difese, e ho percepito il mio stesso canto come una violenza che mi stavo autoinfliggendo. Nel corso del tempo invece sono venuto a patti con quelle parti di me che sono emerse da questa eruzione inaspettata, le ho legittimate e riconosciute come mie. Sono riuscito a sapermi dire che sono vulnerabile, che a un’immagine di me performante, sempre sul pezzo, si poteva sostituire un me che può permettersi di soffrire, di sentirsi in ritardo rispetto alla vita e comunque non farsene una colpa, ma anzi imparando ad ascoltare queste istanze psichiche, a saperne cogliere i messaggi più profondi che ci stanno inviando “dal fondo più fondo e più scuro”. Penso che questa canzone possa avere un effetto liberatorio, il mio auspicio è che chi l’ascolti si possa sentire meno solo quando entra in contatto con quelle parti di sé così fragili.
Il soggetto del video è stato pensato a due teste, due cuori, due anime, con il regista Duilio Scalici. Volevamo restituire sullo schermo quel momento esatto in cui entriamo profondamente in contatto con noi stessi, per questo la scelta di fare un playback solitario con sotto uno sfondo visivo tutto al ralenty. Abbiamo scelto di girare a Palermo perché è una città bellissima, colorata e caotica, pullulante di vitalità; il che rendeva ancora meglio, con maggiore impatto, l’idea di una persona che canta da sola immersa in una realtà da cui è completamente avulso, almeno sul piano del pensiero, anche se presente sul piano fisico. Insomma, abbiamo cercato di rendere l’idea di una solitudine estrema, quasi cosmica, la solitudine di quando si riesce a stare con noi stessi. Per questo la scelta di essere anche visivamente autentico, non sono stato truccato, si vedono tutte le mie imperfezioni, e abbiamo scelto di usare dei look che essenzialmente fanno parte della mia vita quotidiana, usando dei vestiti che metto abitualmente, compresa l’amata t-shirt dell’ultimo tour dei Verdena. Mentre giravamo abbiamo avuto l’idea estemporanea di inserire delle scene buffe, in cui faccio cose carine, accarezzare, odorare, abbracciare, perché in fondo io sono anche questo e perché comunque rimane una canzone di speranza, di comunione. Riuscire a tollerare la solitudine e lo stare in contatto con sé stessi vuol dire anche saper entrare in contatto con gli altri o, quanto meno, averne la predisposizione.