Il brano descrive il bisogno di essere capiti nelle proprie scelte e di sentirsi spogli dagli occhi altrui
IL VIDEO E' INTRODTTO DA UN TESTO ORIGINALE DELL'ARTISTA
Iscriviti alla nostra newsletter per restare aggiornato sulle notizie di spettacolo
L'etimologia del sostantivo maschile porno nasce dal greco, ed è l'unione dei termini
prostituta e vendo. Un maschile nato da un femminile che compie un'azione. Porno è
anche il titolo del brano con il quale ho voluto rappresentare il mio primo EP Canzoncine, lavoro che amo definire il luogo degli opposti e dei contrari e pretesto, per me, per sdoganarli. Ho scritto queste canzoni in un tempo che mi è sembrato lungo almeno quattro vite, circondata da me stessa e dalle mura, in una stanza in cui dì la verità, nient'altro che la verità sembrava una eco incontenibile. Non ho potuto fare altrimenti: ho parlato a nome mio e di tante altre donne, ho detto la verità a nome di tanti uomini e mi sono arrabbiata, me ne sono vergognata, l'ho ingerita, digerita, me ne sono innamorata e ne ho fatto il mio super potere. Al di sopra delle parti. Fino a sentirmi invincibile. Solo a opera compiuta mi sono resa conto di cosa io stessi chiamando: la libertà. Cinque pezzi, cinque storie, un solo messaggio; ma la libertà pesa quanto un macigno e raccontarla richiede leggerezza. Consapevolezza.
Quando ho scritto la prima bozza di Porno avvertivo su di me un'ombra, un pregiudizio costruito male da menti inabili all'evoluzione, tirate su con mille
preconcetti e zero umanità. Ottimo, ho pensato. Non sono l'unica. Forse per la prima
volta mi sono sentita parte di qualcosa. Così ho preso carta e penna e mi sono chiesta come mai chiunque avesse il coraggio di mostrarsi senza filtri, venisse sempre ammonito e frainteso e mai incoraggiato. Mi sono resa conto, dopo un lungo monologo interiore, che i giudicanti sono sempre persone che in qualche modo nella vita si sono lasciate corrompere da un ideale, da un'immagine intoccabile di sé o dal calore dell'invisibilità. Ho scoperto che quel tremendo bisogno di essere capita nelle mie scelte e di sentirmi spoglia dagli occhi altrui, era solamente una maschera. In realtà, avevo paura di me. Da qui, ho costruito un ritornello ridondante che recita non ho bisogno di te per la rivoluzione.
Questa canzone è stata in primis una medicina, un antidoto efficace contro l'inclinazione perversa ad accondiscendere. Così, dall'essere un brano, è diventata la mia bandiera. Non potevo scegliere altro pezzo per dichiararmi al mondo, per dire pacatamente e serenamente questa sono io senza compromessi; e presentarmi, finalmente, con una faccia sola: la mia. Ovviamente il titolo non lascia molto spazio all'immaginazione: se qualcuno dice porno, nessuno ribatte "in che senso?", così insieme a Manuel Guaglianone, regista del videoclip, ho voluto riallacciarmi alla leggerezza della strumentale e creare, attraverso giochi di luci e colori a contrasto, un ambiente in parte festoso, in parte spento, a rappresentare due facce di una stessa medaglia ovvero libertà e sofferenza, condizioni che possono coesistere solamente durante lo spazio della transizione. Dopodiché, o si vive liberi, o si vive sofferenti.
Alla creazione di questo EP hanno partecipato due figure fondamentali: i producers
Angelo Di Febo e Skyvi, che hanno saputo valorizzare le mie parole vestendole di suoni pensati e ricercati, sostenendomi nel veicolare dei messaggi piuttosto complessi.