Delicatoni: "Giorno Libero è la bussola che ci fa restare umani"
MusicaL'Ep è composto da quattro canzoni che rappresentano le altrettante direzioni stilistiche consolidate dal collettivo durante il primo anno di live in giro per l'Italia. L'INTERVISTA
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I Delicatoni (il progetto musicale formato da Antonio Bettini, Smilian Cibic, Giorgio Manzardo e Claudio Murru) dopo l’album omonimo ed eponimo che ha introdotto il pubblico nell’universo della band, fatto di sonorità multitimbriche e un approccio multidisciplinare, pubblicano l'Ep "Giorno Libero". Inoltre la band è già stata annunciata tra i protagonisti del MI AMI Festival uno dei più importanti appuntamenti musicali dell’anno, a Milano domenica 28 maggio e si prepara a tornare sui palchi con un tour che partirà ad aprile e li porterà in tutta Italia anche durante l’estate. "Giorno Libero" è composto da quattro canzoni che rappresentano le quattro direzioni stilistiche consolidate dal collettivo durante il primo anno di live in giro per l'Italia: l'approccio jazzistico alla forma canzone nella title track "Giorno Libero", il bedroom pop de "La mela", il singolo "Tuyo", un ballo luminoso tra la disco e il cha cha cha, e "Bobo's Waltz", traccia più sperimentale nella quale la forma classica del Valzer sembra venire filtrata da un'estetica spaziale e quasi circense.
Partiamo da "Giorno Libero" e dalle sue quattro canzoni che sono un po’ la bussola della band: segnati tutti i punti cardinali, quale è ora il vostro nord?
In questo momento è un progetto che ha già delle radici: si chiamerà Delicatronic ed è nato quasi prima dell’album omonimo. Abbiamo conservato vecchie tracce elettroniche, il Nord indica un disco che possa consolidare la nostra identità, una identità collettiva nella quale siamo ancora più amalgamati.
Cinema tramonto incontro amici amore fumo libro alba libera: per riempire il vuoto avete scelto tutte suggestioni analogiche, di una volta: siete dei neoromantici?
Neoromantici sì ma le senso di vedere i lati positivi del mondo digitale. Che ci ricordano che siamo umani. Si va avanti col digitale ma resta una ben viva forza che ci spinge guardarci dentro. E’ importante ricordarsi che si tende a dividere questi due mondi ma essendo in conversazione e sempre connessi se c’è la comunicazione si diventa una cosa sola.
Facendo un passo indietro invece ti si legge in faccia che hai ucciso il sempre dite in "Tuono sulla Città": questo invece è il disincanto dei millennial?
Riporta a una ricerca di presente. L’ambizione è concentrarsi che significa non proiettarsi troppo nel futuro per quanto ci siano tante novità e bisogna essere aperti al cambiamento. Un segreto che abbiamo cercato di mantenere e che ora ti riveliamo è che il brano nasce con un testo che si sviluppa durante la registrazione e lo abbiamo cambiato in corsa, è interessante abbandonare l’idea di avere una cosa decisa ora e che si prolunghi per sempre per contemplare di più il presente, che poi è l’elemento che distingue l’essere umano da quello tecnologico.
Non dici parole sincere non dici bugie è lo specchio di una politica e di una società che non prende mai posizione?
Significa che spesso nella nostra generazione ci si trova a disagio quando si parla di sentimenti faccia a faccia, è più facile col telefonino. Oggi percepiamo la persona ma non la ascoltiamo.
"La Mela" parte romantica tra sorrisi e profumi e poi finisce nel disincanto dell’oggi ti amo e domani no, oltre che nel gioco ambiguo del mela dai…come va a finire la storia?
E’ una canzone d’amore adolescenziale. Non cade il disincanto, parla dell’imparare ad amare, di romanticizzare la vita, racconta le prime armi con i sentimenti intensi d’amore. Poi cade di più nel mondano di oggi. Va dall’amore dantesco e quello di tinder ed esalta il colpo di fulmine che gestisce le emozioni in un preciso momento.
La Margherita della canzone, che è scritta in maiuscolo quindi suppongo sia una persona, è la stessa dell’Ep autoprodotto del 2020 o è la versione moderna di quella di Riccardo Cocciante?
E’ un simbolo che evoca qualcosa di italiano. "La Mela" nasce nel 2018 ancora prima di "Margherita". E’ un simbolo comune, quella di Cocciante è più drammatica, questa è una astrazione primaverile, riassume tutte le cose belle che ci venivano in mente in quel periodo.
Giocate con i ricordi prima di addormentarvi? In quel limbo dove la quotidianità diventa sogno?
La suggestione nasce da una conversazione con un amico scrittore. A letto è umano stendersi e non pensare al vissuto del giorno, è il bello dell’essere umani, è un momento lucido del pensiero e non bisogna farsi del male. Qui ci si prende cura di sé.
Piccola politica grandi promesse dite in "Semplice": è una costante degli ultimi 70 anni di storia italiana?
E’ stata scritta in pochissimo tempo e ha un senso politico, c’è la desensibilizzazione, è il momento del disincanto.
"Frutta e Basilico" è una bellissima canzone d’amore: come è nata?
Accoglie lo stesso principio di Margherita. Noi pensando al basilico non pensiamo a cose brutte.
Sui Monti Berici è sempre domenica? E per sopravvivere si pensa sempre bene delle persone?
Dal tempo degli antichi romani, il Veneto molto apprezzato, rappresenta la quiete che si può trovare lontano dalla città pur restandone vicini. In natura non esiste la domenica. A San Germano dei Berici uno di noi ha avuto questa grande amante della sua adolescenza che lo ha allenato a pensare sempre bene. Esiste un mondo più puro dove sacrifichi la vita passata. Esiste una qualità che è umana e arriva dall’accettazione delle fragilità: la luce che creiamo nel prossimo arriva da noi, siamo noi la luce del mondo.
Che accadrà nelle prossime settimane, oltre al tour?
Ci stiamo tutti laureando, in primis. Poi faremo una full immersion perché abbiamo imparato molto sul lavoro collettivo. Il progetto Delicatronic prevede collaborazione con le altre arti. Poi certo speriamo di fare concerti in estate e vorremmo andare sotto l’Emilia Romagna e la Toscana: ci manca il Sud e non vediamo l’ora di andarci.