Altrove mette la speranza e Il viaggio verso il futuro nell'album Tossica Animica

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

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Il messaggio di Ashai, nome anagrafico dell'artista, è chiaro e preciso: scavando nella profondità oscura che quotidianamente calpestiamo troviamo le risorse più grandi. L'INTERVISTA

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Un album che è una escursione in luoghi dove talvolta neanche i pensieri osano arrivare. Si intitola Tossica Animica l'album di Altrove (nome d'arte di Ashai) e più che celebrare la mistura etnica di cui l’autrice porta sembianze e vicissitudini, celebra la creatività, una creatività salvifica, spinge verso un "altrove” dove tutto è possibile.

Partiamo dalla storia dell’album: come è nato e quale è stata la difficoltà di tradurre in canzoni momenti così personali?
I brani vanno dal 2008 al 2022. Sono una bella parte di vita 14 anni, c’è una crescita. La cosa particolare è che i più vecchi sono il mio centro di gravità permanente. Ho un altro album in preparazione con brani più vecchi e in inglese. Ma dovevo uscire da quella fase per poi andare avanti; e dovevo anche trovare nuove sonorità.
Le radici della cover tendono al cielo e non alla terra: cosa significa?
E’ una simbologia antica. Ho avuto questa visione e ho capito che l’albero rovesciato fa parte di tante culture del mondo. Il “come in cielo così in terra” mi ha fatto interrogare. Noi umani siamo come gli alberi, loro hanno chioma e rami noi piedi e testa amplificati. Se ci pensi la fotosintesi è il nostro respiro. Noi siamo in una terra sferica e l’armonia comincia dal basso: è se si scava nella profondità oscura che quotidianamente calpestiamo che troviamo le risorse più grandi.
Nella stagione della musica-skip è un atto di coraggio fare tre canzoni oltre i 5 minuti, una oltre i 6 e una oltre i 7.
Infatti i discografici non mi vogliono, ho fatto tutto da indipendente e pure il mio fonico era perplesso. Finché sono indipendente faccio quello che voglio e spero anche dopo.
Ti capita spesso di pensare dondolando su una altalena?
Soffro il mal di mare, vomitavo quando ci salivo da bambina dunque la mia è una altalena virtuale. E’ la sola che posso permettermi.
Per altro Vai a è una canzone di libertà e di perdono, parla dell’amare i nemici e lasciare andare una persona: è così che ti immagini il miglior mondo possibile?
Non credo che esista, ce ne sono tanti. Il lasciare andare è stato uno dei grandi traguardi della mia vita. Non sempre è stato facile ma ogni tanto sì ed è già una conquista.
La Terra all’Umano mi ha ricordato la Genesi, una visione del mondo quasi post apocalittica: è così? D’altra parte corre da solo ma aspira al settimo cielo.
E’ la terra madre che parla al figlio e schernisce l’essere umano per come la sta trattando. E’ un brano del 2008 ma oggi questa tematica è ancora più attuale. Sogno un cortometraggio su questo brano con un corpo umano all’interno e poi tante idee disegnate.
Bisogna temere il servo fedele che sta per diventare furbo?
Siamo noi e diventare furbi fa parte dell’essere umano.
In Miele come in Vai A c’è il senso dell’identità: è un tema che senti particolarmente vicino? Sembra che non volere sentire più certe parole sia sinonimo di indipendenza, semplificando meglio soli che male accompagnati.
E’ proprio così. Miele è identità di genere ed è una accusa specifica alla violenza psicologica che soprattutto tra le mura di una casa è molto frequente.
La femmina chiusa in casa è fuori moda dal 1969…eppure è ancora una realtà: non si fa abbastanza?
E’ una questione culturale e di transizione epocale e sento che ci siamo. Ci sono tanti cambiamenti in corso, fino a 30 anni fa vedevi pochi uomini in giro col passeggino. Servono circa 500 anni per costruire un’epoca diversa ma siamo a buon punto. Ci sono uomini che stanno diventando femministi ed è un simbolo di cambiamento. C’è speranza.
In Vivere d’Arte esalti le vibrazioni del corpo. In altri testi parli delle cicatrici del corpo come momento di memoria: è attraverso il corpo che si crea quello che non c’è?
Il corpo è un tramite per quasi tutto, io lo ho usato tanto, vengo dalla danza. Corpo e mente vanno coltivati insieme. E’ il tramite tra il dentro profondo, tra il subconscio e il fuori tangibile; il corpo è tramite energetico e non solo corazza. Come lo trattiamo fa la differenza.
Ninna Nanna è un testo-confessione, per me il brano più inteso dell’album: come nasce? C’è anche il senso di un tempo che sta terminando.
Nasce un pomeriggio in pochi minuti come spesso accade quando provi qualcosa di forte. Ninna Nanna per una creatura mai concepita era il titolo originale. La società torna indietro, limita il corpo delle donne, si cerca di annullare la libertà di abortire, si riparla di obiezione di coscienza. Avere figli è splendido ma anche non averlo lo è. Una donna va rispettata sia che sia madre sia che non lo sia. E’ il mio dire al mondo ho deciso consapevolmente e in pace di non avere un figlio.
Inspiration Love Blues è il solo testo dove dici che cambieresti per qualcuno mentre in altri pezzi propendi per la partenza e per una solitudine consapevole: cosa c’è qui di così speciale da farti arrendere?
In realtà è dedicata all’ispirazione, è terribile restarne senza. Sei perso.
Ti preoccupa che attraverso quelle crepe qualcun altro stia a guardare? Mi fa pensare al Grande Fratello orwelliano.
Parla degli invisibili, è quell’occhio che non vediamo e sta nascosto. Il mondo non saprà mai che ci sono dei geni che non scopriremo mai perché oggi impera la corsa a mostrarsi e a farsi valere.
Alla fine possiamo dire che grazie anche al tuo album è oggi possibile uscire dell’ego dell’arte? E che la paura ha smesso di divorarti?
Mi divora molto meno di prima. Almeno quella di esprimere me stessa sta andando a scemare. Perché quando rimani nascosto c’è un motivo e io temevo di non essere adatta a uscire, a espormi: è la paura del giudizio. Quando esci dall’ego ti mostri al naturale.
Che accadrà nelle prossime settimane?
Dalla fine gennaio provo in Svizzera lo spettacolo Siamo Quelli Giusti scritto da Lalitha del Parente: debuttiamo l’1 marzo a Chiasso. Siamo tutti ragazzi italiani ma afro-discendenti che interpretiamo persone svizzero-italiane ricche e alto borghesi. Unisce il grottesco con terrore. Poi c’è XP-PX=ih Indeterminazioni Poetiche che esordirà il 10 marzo al Goethe Institut di Roma: è un attraversamento dello spazio itinerante, un percorso a tappe, in cui il doveroso distanziamento del pubblico diviene installazione; prevede la partecipazione di Antonio Rezza ed è diretto anarchicamente da Federica Altieri. Dopodiché tornerò alla musica e spero in un tour.

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approfondimento

La cantante Altrove presenta il singolo: "Tossica animica"

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