La tappa milanese del tour del duo vincitore di X Factor regala momenti di grande emozione, in un live condiviso con gli amici che hanno segnato il percorso artistico di Alessandro e Mario
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Sono in migliaia all’Alcatraz per vendere i Santi Francesi. Eppure sembra di essere in un piccolo locale, di quelli che si frequentano con gli amici, ad ascoltare dell’ottima musica. Perché Alessandro e Mario sanno suonare e cantare, non c’è nulla da dire, ma nonostante la loro dimensione sia improvvisamente cambiata dopo la vittoria di X-Factor, continuano a essere i due ragazzi di Ivrea che si incontrarono otto anni fa. “Non importa cosa faremo e dove arriveremo, in fondo, saremo sempre insicuri”, dice Alessandro guardando un po’ il pubblico e un po’ Mario. E credergli non risulta particolarmente difficile nonostante la sua voce, per tutto lo show non ceda un solo colpo, mostrando tutto il suo notevolissimo potenziale.
Un pop elegante con riverberi di elettronica
Alessandro De Santis (che canta, suona la chitarra e l'ukulele, si concede persino un'incursione alla batteria) e Mario Francese (produzioni, cori, tastiere, synthesizer e basso elettrico) portano a un pubblico che comprende vecchi e nuovi fan il loro pop elegante con riverberi di elettronica e qualche scorribanda più rock. La loro è un’identità nitida, lo si era capito già nel percorso svolto al talent show andato in onda su Sky Uno, lo si intuisce una volta di più se li si ascolta suonare dal vivo, un brano dopo l’altro, in rapida successione, senza intervalli o giudici a esprimere le loro opinioni. Alessandro ringrazia Mario, Mario ringrazia Alessandro, potrebbe persino sembrare stucchevole ma non lo è, perché questi due ragazzi hanno il potere di risultare estremamente sinceri.
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TRA BRANI ORIGINALI E COVER
Lo show è un viaggio tra i loro brani meno recenti e gli ultimi parte da Giovani Favolosi e arriva a Non è così male, con tutto l’Alcatraz che canta in coro “Sai che il mondo va avanti anche senza di me”. In mezzo ci sono anche alcune delle cover migliori del loro percorso a X-Factor, una versione di Creep che mette i brividi e quel Ragazzo di strada ribaltato dalle produzioni di Mario e da quei cori che fanno saltare il pubblico. Tutto suona estremamente fresco e intimo, e il momento più coinvolgente lo si tocca con Pagliaccio, quando Alessandro decide di condividere le sue insicurezze, fa creare un corridoio al pubblico, scende in mezzo ai fan e chiede loro di inginocchiarsi perché tutti, anche quelli più in fondo, possano vederlo.
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SUL PALCO ANCHE TROPEA E FASK
Hanno gli occhi sognanti di un bambino a Disneyland, Alessandro e Mario, sono in luna di miele con la musica e il loro successo, e viene da sperare che non lo perdano mai, questo luccichio. Hanno voglia di condividere il loro viaggio con chi li ha accompagnati anche solo per un tratto. E allora sul palco chiamano i Tropea, che suonano da soli Cringe Inferno e poi danno vita ai “SanTropea” con una versione punk di Livin' La Vida Loca di Ricky Martin. Poi è il turno dei Fast Animals and Slow Kids. Alessandro, nell’introdurli, confessa di essersi tatuato addosso le parole di Il Mare Davanti, loro brano del 2014, e insieme suonano Spaccio (“Tu l’hai mai visto un concerto rock? Di quelli in cui la morte non ti spaventa affatto. Tu ci hai mai pianto davanti a un palco? Quando la terra trema, i piedi giù nel fango”) e un brano dei FASK, Non potrei mai.
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GENUINI E SPONTANEI
Sono due momenti che alzano certamente il ritmo dei colpi, dopo la parentesi coi Tropea Alessandro sembra aver bisogno di tirare il fiato, ma lo recupera e va avanti, sfidando i propri limiti e superandoli. Cresceranno ancora i Santi Francesi, nella loro consapevolezza e nella capacità di gestire tempi, ritmi, pause. Ma per ora è davvero bello essere spettatori di questa fase della loro carriera, così genuina, così spontanea. Quasi come si so fosse ancora in uno di quei piccoli locali di periferia, in poche centinaia, e non in mezzo al pubblico dell’Alcatraz.