Petullà cerca rifugio e pace in A Casa Presto: il video

Musica

Il brano fa parte dell'omonimo album ed è un invito a distruggere le certezze per cercarne di nuove

IL VIDEO E' INTRODOTTO DA UN TESTO ESCLUSIVO DELL'ARTISTA

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Il nuovo singolo A Casa Presto dà il titolo al mio primo album in studio, registrato

con la collaborazione tra gli altri di Paolo Caruccio (in qualità di produttore artistico)

e Davide Napoleone in veste di co-autore, sotto l’etichetta Piuma Dischi.

Il brano scritto con Francesco Maria è autobiografico, come molti all’interno del

disco. In questo in particolare mi chiedo dove rifugiarsi quando ci si sente in una

situazione di disagio. Il mio rifugio sono le mie canzoni, scrivendole e lasciandole

libere di essere ascoltate, storpiate, urlate o sussurrate, spero che gli altri rendano

proprie le mie parole e si sentano accolti e a casa mettendo play. “Allora scrivo una

canzone facile, così la puoi gridare, puoi cambiarci le parole, così puoi anche entrare

senza scarpe dalla porta principale e mi troverai sempre”. Per arrivare a questa

consapevolezza è stato necessario rivedere tutto quello che avevo costruito,

dall’idea stessa che avevo di me ai rapporti interpersonali instaurati fino a quel

momento. Distruggere alcune certezze e accettarne di nuove. In tutte le canzoni del

disco affronto questo binomio, costruzione e distruzione, per veicolare il messaggio

che dalla sottrazione può nascere un nuovo equilibrio.

Così, con il videoclip di A Casa Presto metto in scena il concetto espresso con

l’uscita dell’omonimo album, cercando di rappresentare quello spazio intimo che

ognuno chiama “casa”. Ad alternarsi davanti agli occhi dello spettatore sono quattro

persone come tante, quattro esseri umani con stati d’animo diversi che non si

conoscono e che non si incontreranno mai. Un pescatore, una ciclista, un uomo in

affari, un giocatore di biglie. Sullo sfondo della vicenda un fiume che accoglie e

raccoglie. Personaggi apparentemente slegati fra loro, concentrati sulla propria vita,

arrivano in una spiaggia soli, chi in cerca di un momento di spensieratezza, chi in

cerca di una soluzione ad un problema. Slegati eppure legati. Le vite dei quattro, infatti, si sfiorano e si intrecciano. Ed ecco che tra chi trova una soluzione ad un problema, chi smette di scavare e inizia a giocare, chi semplicemente riesce a ritrovarsi emergono i legami con l’altro, quei fili che rimangono nascosti ma che ci definiscono e ci mettono a nudo, trasformando un grido di vita in una casa abitata.

Io sono uno dei personaggi del video, il giocatore di biglie. Anche qui c’è

dell’autobiografico: una spiaggetta e un fiume sono davvero diventati casa in un

momento particolare. Infatti, durante il periodo della pandemia, tra zone rosse e

arancioni, cercavo di vedermi all’aperto con pochi amici nelle zone più remote della

città. Trovammo questo posto deserto sotto la ferrovia popolato da sabbia e massi e

lì cominciammo a costruire campi di biglie e a passare ore intere a giocare. Quei

momenti diedero una spinta concreta alla costruzione del disco: avevo trovato il  senso di casa. Godersi il lusso di tornare bambini a trent’anni, animarsi per una gara di biglie con gli amici di sempre, riconoscersi in una risata condivisa. Il video è stato girato da Raffaele Diacono e Giacomo Graziano, rispettivamente alla regia e alle riprese.

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