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Jin dei BTS inizia oggi il servizio militare obbligatorio in Corea

Musica

Manuel Santangelo

©Getty

Il cantante della band k-pop ha già raggiunto il campo di addestramento. Nei prossimi mesi anche gli altri membri del gruppo seguiranno il suo esempio, completando il servizio di leva obbligatorio in Corea del Sud. Riusciranno a sopravvivere i BTS a questo stop forzato fino al 2025? O il periodo di fermo avrà brutte ripercussioni sulla loro carriera?

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Kim Seok-jin (per tutti semplicemente Jin) ha già abbandonato la folta chioma che aveva contribuito a renderlo un idolo per le teenager di buona parte del globo terraqueo. Un colpo di testa che però purtroppo non è solo una sciagurata scelta del parrucchiere ma un obbligo. Anche il membro dei BTS ha dovuto infatti rasarsi per entrare nel centro dell'esercito a Yeoncheon, 60 chilometri a nord di Seul, dove completerà l’addestramento militare. Arrivato alla soglia dei trent’anni Jin non ha potuto sottrarsi più all’obbligo di leva, diventando il primo della sua band a dover fare il militare.

Salvate il soldato Jin

Non sono servite le proteste dei fan né la mobilitazione politica anche nel suo stesso Paese. Alla fine anche Jin dovrà comportarsi da perfetto cittadino coreano e adempiere al servizio militare. Il cantante aveva in passato goduto di proroghe speciali che gli avevano permesso di continuare la sua carriera musicale insieme agli altri BTS ma, dopo l’ultimo rinvio garantito a  chi “eccelle nell'arte e nella cultura popolare”, il governo era stato chiaro: un’esenzione totale era da escludersi. Anche le popstar da milioni di dischi devono servire la patria per un periodo compreso tra i 18 e i 21 mesi, come i comuni cittadini. Jin verrà congedato il 12 giugno 2024 e quando uscirà non troverà tutti i suoi compagni di band ad aspettarlo. L’artista è infatti solo il primo a entrare nell’esercito, una sorte che toccherà piano piano anche agli altri BTS nei prossimi mesi. La voce di Dynamite potrà dedicarsi alla musica nei ritagli di tempo, come ha già promesso di fare nei giorni scorsi. Il cantante è stato destinato al centro dell’esercito a Yeoncheon, dove all’arrivo è stato sommerso immediatamente dall’affetto dei fan. Ad accompagnarlo alla cerimonia di arruolamento c’era pure una folta delegazione dell'agenzia Big Hit Music e ovviamente gli altri membri dei BTS, che hanno scherzato con l’amico cercando di fargli mostrare la testa pelata. Sebbene l’atmosfera dell’evento sia stata tutto sommato leggera, con tanto di striscioni di benvenuto per la k-popstar, le nubi sul futuro della band continuano a esserci. Riusciranno i BTS a sopravvivere a una pausa forzata tanto lunga?

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La domanda è lecita soprattutto se si considera a che velocità l’industria musicale sudcoreana produce ogni giorno nuovi idol, destinati fatalmente a mettere in soffitta i precedenti. Nel periodo di stop dei BTS altri gruppi tutto sommato simili potrebbero occupare il loro spazio, minando il prosieguo di una carriera in stand-by fino al 2025. È vero che Jin è compagni possono contare su un pubblico ben più ampio di quello di qualunque altra band K-pop (basti pensare che Jin ha salutato con una comparsata in un concerto argentino dei Coldplay) ma l’interrogativo che tutti si pongono è: quanto davvero conviene alla Corea del Sud privarsi dei BTS? Il gruppo è sostanzialmente un grosso spot pubblicitario ambulante per l’intero Paese e non sfruttare la popolarità internazionale dei ragazzi, preferendo metterli ad esercitarsi con i fucili, sembra un discreto autogol. Vero è che Jin, quando finirà le sue cinque settimane di addestramento di base, verrà destinato a un campo al confine con l’altra Corea dando un forte messaggio politico ma ne vale la pena? Quanto una mossa così può pagare effettivamente dei dividendi? Una volta almeno alle star veniva garantito un trattamento speciale, destinandole a un reparto appositamente creato per loro. Una fortuna di cui non godrà Jin, visto che l’esperimento è definitivamente naufragato nel 2013 dopo il cosiddetto “scandalo della sala massaggi”. D’altra parte la stessa idea di un trattamento di favore era in contrasto con il concetto alla base del servizio militare, che in Corea del Sud “è considerato un indicatore di egualitarismo”, per citare il professore di comunicazione della Kyung Hee University, Lee Taek-gwang. Uno spiraglio di luce è stato per ora garantito solo dal ministro della Difesa Lee che, ad agosto, aveva garantito che i BTS si sarebbero comunque potuti periodicamente riunire per dei concerti all’estero. Una promessa che dà speranza a milioni di fan, già orfani di Jin e pronti a salutare anche gli altri idol del gruppo. “Sono molto, molto triste. Alla fine ci siamo resi conto che è reale, e non posso, non posso immaginare. Voglio che mangi di più, che stia al sicuro e sia in salute”, ha detto una fan di Jin il giorno dell’arruolamento. L’auspicio di tutti è che l’hallyu (la cosiddetta "onda coreana”) non vada alla fine a infrangersi contro gli alti muri di una caserma.

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