Toomaj Salehi, formalizzate le accuse contro il rapper iraniano. Rischia la pena di morte
Musicall giovane musicista era stato già arrestato a fine ottobre per aver sostenuto le proteste che stanno scuotendo il paese dalla morte di Mahsa Amini
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Rischio di condanna a morte
Sono state formalizzate le motivazioni dell’arresto e le accuse nei confronti del rapper iraniano Toomaj Salehi, detenuto da fine ottobre nella prigione Dastgerd a Isfahan per il suo sostegno alle proteste anti-sistema in corso in Iran, scatenate dalla morte di Mahsa Amini, che era stata fermata dalla polizia perché indossava in modo non corretto il velo. Il musicista, arrestato a settembre per aver scritto canzoni a sostegno dei manifestanti e pubblicato foto mentre cantava slogan contro le forze di sicurezza a Isfahan, rischia la pena di morte.
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I capi d'accusa
La magistratura iraniana ha formalmente incriminato il rapper accusandolo di "diffusione di corruzione sulla Terra, ovvero di aver violato le leggi della Sharia. In particolare, il rapper sarà imputato per cooperazione con Stati ostili contro la Repubblica islamica, propaganda contro il sistema, formazione di gruppi illegali per minare la sicurezza, diffusione di menzogne per minare l’opinione pubblica attraverso i social network e incoraggiamento verso altre persone a mettere in atto azioni violente.
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Nel mirino delle autorità iraniane
Salehi era già da tempo nel mirino delle autorità per i suoi testi, in cui condanna corruzione, repressione e ingiustizia in Iran. L'anno scorso era già stato arrestato, ma rilasciato dopo pochi giorni su cauzione, in seguito a una vasta campagna per la sua liberazione. Fin dall'inizio delle proteste scoppiate per l'uccisione della giovane Amini, il mese scorso, Salehi si sentiva a rischio e aveva deciso di nascondersi, ma non di lasciare l'Iran.
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La canzone di protesta per Mahsa Amini riceve oltre 90mila candidature ai Grammy Awards
SpettacoloIl brano “Baraye”, la canzone di protesta scritta dal musicista iraniano Shervin Hajipour in onore della 22enne morta dopo l'arresto della polizia morale, ha ricevuto, fino a questo momento, 95mila candidature come “Best Song for social change” ai prossimi Grammy Awards
Il brano Baraye, la canzone di protesta scritta dal musicista iraniano Shervin Hajipour in onore della 22enne Mahsa Amini, morta dopo essere stata fermata dalla polizia, sembra essere vicinissimo alla candidatura per il premio “Best Song for social change” dei prossimi Grammy Awards. Lo ha comunicato la stessa Recording Academy, la società statunitense di musicisti, produttori, ingegneri del suono e professionisti della musica che gestisce le nomination del premio: secondo i dati forniti al magazine Variety, su 115.000 sottoscrizioni ricevute, ben 95.000 sono per l’inno alla rivolta iraniana.
Il nuovo premio dei Grammy Awards
Nella prossima edizione dei Grammy Awards, la giuria assegnerà diverse nuove statuette e tra queste spicca proprio quella che prende il nome di “Best Song for social change”, Canzone per il cambiamento sociale, con la quale verrà premiato l’interprete di un brano musicale che affronta le tematiche più calde del nostro tempo. Anche se la decisione finale sul vincitore o vincitrice spetta a un comitato ben selezionato, non sembrano esserci dubbi sul fatto che un numero così alto di sottoscrizioni a favore del brano “Baraye” non passeranno inosservate. Il CEO della Recording Academy, Harvey Mason Jr., ha dichiarato: "Anche se non possiamo prevedere chi potrebbe vincere il premio, siamo onorati di sapere che l'Academy è una piattaforma per le persone che vogliono mostrare sostegno all'idea che la musica sia un potente catalizzatore per il cambiamento”. E ha aggiunto: “l’Accademia sostiene fermamente la libertà di espressione e l'arte creata per potenziare le comunità bisognose. Perché la musica serve il mondo e la Recording Academy esiste per servire la musica".
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La storia di “Baraye”
Il testo di "Baraye" è basato interamente sui messaggi che gli iraniani hanno pubblicato online in merito ai motivi della loro protesta: ognuno di questi inizia con la parola “baraye”, che significa "per ..." o "a causa di..." in lingua farsi. Nella canzone, Hajipour canta parole come "Per ballare per le strade, per baciare i propri cari" e "Per le donne, la vita, la libertà", verso che la folla ha spesso alternato durante le proteste seguite alla morte di Amini. La canzone è stata diffusa online alla fine di settembre e ha subito accumulato milioni di visualizzazioni, diventanto un vero e proprio inno per le donne iraniane in rivolta, suonata anche nelle manifestazioni di solidarietà negli Stati Uniti e in Europa secondo il The Guardian. Lo stesso Hajipour è stato arrestato pochi giorni dopo dalla pubblicazione del brano, e solo la scorsa settimana è stato riferito all’agenzia di stampa iraniana IRNA che il cantautore è stato rilasciato su cauzione in attesa di un processo legale.
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Mahsa Amini
Mahsa Amini, 22 anni, lo scorso 13 settembre veniva fermata dalla polizia morale iraniana con l’accusa che non stesse indossando adeguatamente l’hijab, il copricapo islamico, in base alle regole vigenti sull’abbigliamento femminile. Alcuni testimoni hanno riferito di violenti percosse ai danni di Amini al momento dell’arresto, che le avrebbero provocato il coma: due giorni dopo, la ragazza è morta in ospedale. Dopo la notizia, violenti proteste si sono scatenate in tutto l’Iran. Recentemente, un medico legale ha affermato che la morte sia stata causata da condizioni pre-esistenti, e non per le ferite riportate con l’arresto.
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