Cold Sting, nuova versione e video per il brano di Joe Sal: "Detesto chiedere perdono"

Musica

Gabriele Lippi

Da una ristrutturazione nasce una nuova esperienza artistica. "Un muro di casa tua che cade è un piccolo trauma, ho deciso di esorcizzare il lutto con l'arte"

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La vita a volte prende strade inattese, bivi che fanno vedere le cose da una prospettiva diversa. E allora può essere il caso di guardarsi indietro e riscoprire un pezzetto del proprio passato per portarlo, con linfa e significati nuovi, dentro il proprio presente. È più o meno quanto successo a Joe Sal, musicista e fumettista, ex membro del trio hard rock KickStart. Un cambiamento importante nella propria vita gli ha fatto sentire l’esigenza di tornare su Cold Sting, brano del 2013, per riproporlo in una forma diversa e realizzare un video in collaborazione con l’amico fumettista Maurizio Rosenzweig. Il video è visibile su Youtube, mentre il singolo si trova su Spotify, iTunes, Amazon Music e tutte le altre piattaforme digitali.

Cold Sting è un brano di 9 anni fa, come mai ti è tornato in mente ora?
Anni fa uscivo da lunghe esperienze di band e sentivo il bisogno di ripartire da zero, da solo. Per questo cominciai a scrivere pezzi e suonarli in piccoli locali, voce e chitarra. Uno di questi era Cold Sting. Dopo un po’ di tempo, però, mi tornò la voglia di mettere su una band, riarrangiare in modalità più rock alcuni dei brani che una volta suonavo da solo, e scriverne di nuovi. Tra le canzoni scelte per avere una “nuova vita” con la sezione ritmica c’era appunto Cold Sting. In realtà questa nuova versione era pronta già da tempo, però ho deciso di far uscire una canzone per volta, con video relativo. Nel tempo sono già uscite No LiesI Belong to the SunShe-CatBeautiful Light e End of a FriendshipCold Sting è solo l’uscita più recente.

 

Nel brano, il protagonista chiede scusa per ciò che ha fatto. Hai mai dovuto chiedere perdono? E come è andata a finire?
Detesto dover chiedere perdono. Il motivo è da ascrivere alla mia infanzia, ma è più materia da psicanalista che da intervista. Resta il fatto che odio doverlo fare, motivo per cui sono quasi ossessionato dal comportarmi il meglio possibile con le persone, per non dover mai dire “mi dispiace”. Il risultato è che succede che a rimetterci sia io. È anzi capitato di dover chiedere perdono a me stesso per essere stato troppo ingenuo. Di certo mi succede più spesso di dire “che ti avevo detto?”, piuttosto che “scusa”, ma certamente capita di fare danni anche quando si cerca di evitare di farne. O magari proprio per evitare a lungo un piccolo male si finisce in situazioni molto problematiche da cui si può uscire solo con traumi più grossi. E in quel caso sì, mi è capitato di dover dire “mi dispiace”… anche se molto spesso nelle relazioni le colpe sono da condividere. Crescendo, comunque, o forse dovrei dire invecchiando, cambiano le conformazioni familiari e quando devi comportarti da adulto impari anche a dire “scusa, ho sbagliato”, o l’altrettanto difficile “avevi ragione tu”.

 

Parliamo del video. Vediamo Maurizio Rosenzweig che disegna su un muro. Che muro è?
Era il muro della mia cucina!

 

Come è stato collaborare con lui?
Io e Maurizio siamo amici da molti anni. Avremmo sempre voluto fare qualcosa insieme. Ho sempre pensato che sarebbe stato su qualcosa di fumettistico, ma il caso ha voluto che si trattasse di musica. Maurizio è un grande amante di musica rock, apprezza le mie canzoni ed è stato molto felice di partecipare a questo video. Lui è un vulcano, per cui bisogna lasciargli un po’ di libertà artistica. Gli ho raccontato di cosa parlava la canzone, gli ho buttato lì l’idea generale (disegnare il muro come fosse la cameretta di una bambina e poi rendere i disegni sempre più inquietanti), per il resto è andato a ruota libera, e il risultato mi piace molto.

 

Quello stesso muro, alla fine, viene demolito, in un atto di distruzione che forse è anche un po’ di liberazione. Cosa rappresenta per te quel muro che cade?
Eh, un muro di casa tua che cade è un piccolo trauma, se ci sei affezionato. Avevo necessità di ristrutturare buona parte dell’appartamento e sapevo che avrebbe avuto una faccia diversa da quel momento in poi. Io sono molto abitudinario e mi affeziono ai posti, perciò sapevo che sarebbe stato difficile. Ho deciso quindi di esorcizzare il “lutto” dei muri distrutti con qualcosa di artistico. L’arte è sempre utile a sublimare le emozioni negative. Ho deciso quindi di filmare il tutto e farci un video musicale.

 

So che questo video nasce anche dalla necessità di affrontare il cambio della tua abitazione. Il trasloco è uno delle cause di stress psicologico dopo il lutto e la separazione. Per te è andata così?
Per ristrutturare la mia abitazione ho dovuto per un periodo traslocare altrove, per poi tornare indietro una volta pronto. Quindi ho fatto due traslochi! È stato in effetti un evento altamente stressante, ma ancora più stressante è stato dover ristrutturare il mio appartamento. Non conosco nessuno che sia passato da questa esperienza senza aver avuto almeno un mezzo esaurimento. Niente di particolarmente interessante da raccontare in un’intervista musicale, ma di sicuro spero di non doverlo mai più fare in vita mia.

 

Sei musicista e fumettista. Il processo creativo è lo stesso quando scrivi una canzone o quando sceneggi un fumetto?
Direi che siamo molto lontani, in verità. La sceneggiatura è un processo molto “tecnico”, dove devo incanalare le mie idee in una “griglia” che sia facilmente comprensibile prima dal disegnatore e poi dal lettore. Mantenendo comunque quella freschezza e fantasia necessarie a rendere una storia divertente ed emozionante. Per quanto riguarda la musica, invece, mi comporto in maniera molto istintiva. Di teoria musicale ne conosco poca, essendo stato per lo più autodidatta. Quando comincio a lavorare su una melodia lascio che sia essa stessa a suggerirmi quali accordi e armonie perseguire. Alle volte quando trovo un giro di accordi troppo scontato, che mi sa di già sentito, cerco di cambiare, di trovare armonie anche dissonanti. Ma è tutto basato sul sentimento del momento, poco a che vedere con l’aspetto tecnico della scrittura.

 

Da musicista tu scrivi musica e testi, da fumettista affidi i disegni, una parte importante della tua opera, ad altri. È difficile per un musicista che è uscito da una band per fare il solista delegare e cedere una parte di sé?
In effetti è abbastanza curioso, non ci avevo mai riflettuto molto. A me in generale piace lavorare in squadra. Su fumetti e cartoni animati, come dicevo, sono abituato a un processo molto “tecnico”, dove naturalmente ogni autore che interviene su una storia deve metterci il suo. Anche perché io sono molto scarso col disegno, per cui devo comunque delegare a qualcun altro quella parte creativa. Per quanto riguarda la musica, con cui ho un rapporto “di pancia”, di certo tendo a mantenere maggiormente il controllo sulle mie creazioni. Ci sono le mie chitarre, c’è la mia voce, le mie idee per l’arrangiamento, il mix, o per i videoclip… Però devo dire che cerco ugualmente di lasciare libertà creativa agli altri musicisti che suonano con me. Dalla spontaneità dell’esecuzione possono scaturire delle perle, perfino da imprevisti e potenziali errori…

 

Per esempio?

Nel finale di No Lies c’è una piccola variazione di chitarra solista da parte di Nicolò Polimeno. Stava suonando totalmente a sentimento e non si era accorto che la canzone stava finendo. Le ultime note che ha fatto sembrano lasciare qualcosa in sospeso, di incompiuto… Finita la sessione ho detto che era perfetto così, Nicolò e il fonico erano perplessi ma mi è sembrato che la spontaneità di quelle note libere e indecise fosse davvero il tocco in più per una canzone come No Lies, che seppur giocata su toni dolci non deve lasciare l’ascoltatore con un messaggio rassicurante.

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