Il nuovo singolo di Ernia non è solo una "Bella fregatura"

Musica

Manuel Santangelo

©IPA/Fotogramma

Il nuovo singolo lancia l’atteso nuovo album Io non ho paura. Il disco è quasi un concept album sulle proprie insicurezze, un lavoro molto intimo in cui il rapper si mette a nudo confessando ciò che davvero lo spaventa e lo blocca

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Sono passati due anni da quando la più grande hit di Ernia finora è diventata davvero un “super classico”. Quel brano ha regalato un successo strano al rapper milanese, permettendogli di venire ascoltato persino nei supermercati e negli autogrill da gente che non avrebbe neanche saputo riconoscerlo. Un tale exploit ha paralizzato un po’ Ernia che ha usato quella paura per farne il fulcro del suo nuovo album che esce il 18 novembre. Il primo estratto dell’ultimo lavoro si intitola Bella fregatura e, in qualche modo, si ricollega proprio a Superclassico e a quella impossibilità di vivere l’amore senza paranoie e senza ostacoli.

Fermo a guardare

Il sentimento più nobile di tutti regala sempre esperienze difficili da cancellare nei pezzi di Ernia. Non c’è mai nei suoi brani, anche quelli di maggior successo come Bella o Superclassico, una relazione che sfugga via spensierata senza lasciare poi una vena di rimpianto. Per questo forse in Bella fregatura il cantante sembra essersi costruito una corazza. L’ex Troupe D’Elite si crea un’aura di disillusione che si augura possa salvarlo anticipatamente dalle delusioni . Anche lui sa però che questa barriera auto-imposta rischia di non farlo amare fino in fondo come dovrebbe (e soprattutto vorrebbe). Ernia confessa in questo brano che in passato era “abituato a fuggire”, come faceva anche nella sua hit con i Pinguini Tattici Nucleari Ferma a guardare. Oggi però la paura figlia delle esperienze accumulate gli impedisce quasi pure questa soluzione estrema: il rapper rimane quasi per autodifesa bloccato in un’eterno presente, senza il coraggio di andare avanti verso il futuro, come l’altra persona vorrebbe. A due anni dall’album della svolta Gemelli c’è l’amara e forse matura presa di coscienza che “un po' di me sarà per sempre triste. Che non c'è mia canzone in cui l'amore non finisce”. Bella fregatura rappresenta la perfetta porta di accesso a Io non ho paura perché è quasi un contraltare del brano più famoso del disco precedente e rappresenta bene i pensieri che hanno assillato l’artista tra un lavoro e l’altro. Io non ho paura è un album dove, solo ammettendo e affrontando ciò che lo spaventa, Ernia riesce davvero a ripartire (non solo professionalmente,

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Io non ho paura (neanche dell’amore)

Io non ho paura (con quel titolo che richiama assieme alla copertina l’omonimo romanzo di Niccolò Ammaniti) non è il primo lavoro di Ernia a citare un’opera letteraria: basti pensare a quel Come uccidere un usignolo che nel 2017 riprendeva il titolo originale di un classico come Il buio oltre la siepe di Harper Lee. Quel libro, ambientato in Alabama, era nato anche dalla passione del cantante per i viaggi e soprattutto per una parte meno “mainstream” degli Stati Uniti. Per costruire Io non ho paura Ernia ha cercato ispirazione in molti luoghi, dalla Toscana fino proprio al Mississippi, arrivando a fare session in luoghi lontani come Nashville o Memphis. È come se l’autore di Certi Giorni avesse sentito il bisogno di scappare dalle paure che erano arrivate con la grande notorietà, andare dove nessuno poteva mettergli pressione per evitare di ripetersi. Ne viene fuori un’opera che è diversa dal classico disco rap in cui l’MC trasmette una sicurezza di sé ai limiti dell’egocentrismo. Il viaggio (metaforico e non) compiuto da Matteo Professione per far nascere Io non ho paura ha prodotto un lavoro sincero, dove l’artista si mostra fragile in un concept dove al centro c’è proprio la paura di sbagliare in diversi ambiti e deludere anche le proprie aspettative. D’altronde come dice lui stesso nella traccia d’apertura con Marco Mengoni “tutti hanno paura” ed è cosa buona e giusta che questo venga normalizzato, anche solo per migliorare quelle relazioni e quei rapporti interpersonali che potrebbero altrimenti diventare una “bella fregatura”.

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