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Sisters Cap, la coppia regina djing conquista il mondo con la sua musica

Musica

Fabrizio Basso

Le sorelle Floriana B. e Ilenia R. Capriati hanno attraversato il 2022 con cinque uscite discografiche e l'anno non è ancora terminato. L'ultima è 4 U e nel 2023 andranno in tour in Australia. L'INTERVISTA 

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Le sorelle Floriana B. Capriati e Ilenia R. Capriati, in arte Sisters Cap, sono dj e

producer attive dal 2013 e hanno suonato in molti locali presenti negli ultimi

anni nella Top 100 Clubs di DJ Mag. All’estero in club quali Acquarius, Kalypso e

Papaya in Croazia, Titos a Palma di Maiorca, Bees House e Playhouse in Cina, Pasha e

Playboy Club in India. Le produzioni e i set delle Sisters Cap spaziano dalla house alla

progressive house, con sconfinamenti in altri generi musicali, primo tra tutti il future rave, che combina a sua volta techno e progressive house, senza trascurare la melodia e la giusta energia.

Floriana e Ilenia partiamo da è My Eyes che con la sua linea di basso e la batteria crea un mondo house che è il ponte tra l’estate e l’autunno: come è nato questo brano?

Le nostre produzione sono quasi tutte electro-house. My Eyes nasce come un esperimento. Abbiamo sempre seguito un sound meno estivo mentre stavolta abbiamo scelto qualcosa po’ più fresco e felice.
Perché vi siete tagliate il cognome in Cap?
Fin da piccole siamo sempre state insieme con lo stesso gruppo di amici e ci chiamavano così. Poi andiamo a Pisa a studiare e ci avviciniamo alla radio universitaria. Per è tutto una novità e quello era un modo per inserirci meglio nel nuovo ambiente, ci siamo dunque impegnate da subito. Ci siamo chieste come ci facciamo chiamare per il programma e fu molto spontaneo optare per Sisters Cap. Da lì è nato il progetto col nostro manager, all'inizio suonavamo per guadagnarci da vivere in qualche pub ma eravamo più selector che dj, bastava pigiare il tasto play.
Se non erro i singoli pubblicati nel 2022 hanno ognuno una etichetta diversa: è curiosa e divertente questa promiscuità discografica.
Siamo un team ampio, con noi c'è il manager Silvio Malibù, un grafico e i manager discografici. Noi creiamo le tracce e loro poi le piazzano nelle etichette internazionali.
Ogni tanto pensete che oggi una di voi potrebbe essere ingegnere e l'altra una economista? In qualche modo c’è una similitudine: anche la vostra musica è una costruzione con un peso economico: come lavorate e avete ruoli ben definiti?
Può sembrare che fare il dj sia divertente e lavori solo il sabato. Non è così, non ci sono orari, facciamo ferie due settimane l’anno come quasi tutta l'umanità ed è difficile che si vada contemporaneamente perché c'è sempre qualcosa da fare. Entrambe ci occupiamo di comunicazione ed entrambe di musica; c'è però una responsabile per ciascuna delle due cose che ha quindi priorità e potere decisionale su quella cosa di cui è responsabile. Cooperiamo su tutto però e avere questa divisione ci consente di coordinarci con maggiore facilità all'interno del progetto di lavoro.
I wanna be credo sia il vostro brano più rivoluzionario e identitario, i synth martellano e la voce li doma. Ritenete possa essere il vostro manifesto stilistico?
E’ una traccia che è piaciuta moltissimo al pubblico, ha molto carattere. Nasce per la pista, per fare ballare il pubblico.
A proposito di voci, i vostri riff vocali sono speciali, sono il collante della musica in un genere dove di solito il testo è un riempitivo: ne siete consapevoli?
Siamo sincere, molti vocal sono presi da un portale dove puoi scaricare gli elementi. Poi ci lavoriamo con un plug-in per vocal.
Quando vi guardate indietro e pensate alle due ragazze che hanno debuttato in un pub provate tenerezza oppure è una fotografia sbiadita di un momento della vostra vita?
Guardandoci indietro proviamo tenerezza per quelle ragazzine giovani che credevano nei sogni poi abbiamo scoperto che la realtà è un'altra. Ora siamo meno disilluse, quando inizi pensi sia tutto più semplice. Andando avanti comprendi che servono altre persone, un team e l’incastro di più cose. Non basta essere bravi e dedicarsi…serve pure un pizzico di fortuna.
Essere sorelle è soprattutto un punto di forza, c’è una spalla sicura cui appoggiarsi in caso di bisogno. Avete mai attraversato una crisi identitaria?
Assolutamente sì. Capitano spesso alti e bassi. Il momento peggiore è stato con la pandemia, abbiamo perso la rotta. Però la crisi e le riflessioni ci hanno portato a stravolgere la nostra identità.
L’universo dj è ancora molto maschile?
Sicuramente lo resta però ci sono donne che suonano e tamponano questa caratteristica di genere.
Nella vostra Bari come siete vissute?
Premesso che ci andiamo molto di rado, siamo accolte come quelle che ce l’hanno fatta. Riceviamo molti messaggi di approvazione e siamo contente.
So che prima del lockdown siete state a suonare in Cina: come siamo accolti in Oriente? E’ un mondo così lontano dal nostro.
Sono molto affascinati dagli occidentali, ti guardano come un extraterrestre, non ti tolgono gli occhi di dosso. E' vero è un mondo diverso dal nostro, anche noi siamo incuriosite da come si comportano nella loro quotidianità. Anche la musica è diversa, è molto più strong, in Europa e in Occidente è più cantata, in Cina piace la componente strumentale.
Che accadrà da qui a Natale nell'universo Sisters Cap?
Stiamo lavorando su alcune tracce, ne abbiamo sei e aspettiamo le risposte dalle etichette. Suoneremo in Trentino e in Lombardia, abbiamo la residenza mensile a Villa del Colle in Toscana. Per capodanno le proposte ci sono ma vorremmo stare con la famiglia anche perché la vediamo davvero poco: dunque cerchiamo di far saltare la data anche se sarà dura convincere il nostro manager. Comunque ci proviamo anche perché nel 2023 andiamo in tour Australia.