Il disco della dicotomia elettrica di Peter Gabriel & Co. usciva cinquant’anni fa segnando una svolta nella storia musicale della band inglese
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I Genesis sono stati considerati una delle avventure musicali inglesi più di impatto dopo i Beatles negli anni ’70. L’amicizia competitiva tra il cantante Peter Gabriel e il tastierista Tony Banks è stata il cuore pulsante del loro successo, unita a Mike Rutherford ed Anthony Phillips in nome del rock. 50 anni fa usciva l’album Foxtrot che ha consacrato questo patto di sangue creativo nel 1972 come quarto album della band.
Foxtrot, un album innovativo
Dopo l’album “Nursery Cryme” è arrivato “Foxtrot” che si è concentrato sul dialogo tra due diversi timbri elettrici. La cover presentava una donna con la testa di volpe e l’immaginario di Paul Whitehead e l’album si apre con Witcher of the Skies. “Il testo lo scrivemmo qualche giorno dopo a Napoli, io e Mike” ricorda Banks: “Eravamo seduti sul tetto di un edificio, c’era tanto sole e tanto caldo e, guardando davanti a noi, in un grande spazio di case e campi, notammo che in giro non c’era nessuno, come se tutta la popolazione avesse abbandonato il pianeta. E’ l’ispirazione che ci è servita per Watcher of The Skies … un essere alieno che arriva sul nostro pianeta e lo trova deserto. Insomma ci eravamo addentrati nella fantascienza: non a caso io impazzisco per libri come Childood’s End di Arthur Clarke” ha raccontato Banks.
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Estro e creatività
Tony Banks firma la regia sonora dell’album “Foxtrot” con geometrie che rompono gli schemi, originalità e soluzioni ritmiche nuove e innovative. In “Time Table” per esempio il suo pianoforte allestisce una malinconia che accompagna la voce di Gabriel tra passato e contemporaneo e poi la band esplode con “Get’Em Out By Friday” con il basso di Rutherford in prima linea. Tra gli altri brani iconici “Can Utility and the Coastliners, Horizons, Selling England by the Pound.
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Una nuova avventura
“Foxtrot” è un album che segnò un nuovo inizio e una nuova avventura per la band. I desideri viaggiavano con un’armonia di imperfezioni e silenzi generando un senso di attesa musicale che li ha accompagnati per gli anni dopo.
