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Ron pubblica Sono un figlio: "Condivido col mondo i miei pensieri"

Musica

Fabrizio Basso

La vita e l’amore, intese come esperienze, in senso lato, e relazione con gli altri sono al centro del nuovo, intenso lavoro di Rosalino Cellamare. L'INTERVISTA

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Questa volta Ron decide di raccontarsi come mai aveva fatto prima. D'altra parte con Sono un Figlio celebra anche i suoi 50 anni di storia artistica. Composto da 13 canzoni e dedicato a suo padre, l'album è il ritratto di un artista in stato di grazia, un Ron che si svela senza timore. Che ha voglia di condividere col mondo i suoi pensieri, che fa dell’introspezione lo strumento per trovare le emozioni più forti e intime, in questo momento fatto di urgenze. Un lavoro meticoloso, che ha richiesto tempo, dalla ricerca delle canzoni che lo rappresentassero in questo periodo della sua vita alla scelta dei suoni e degli arrangiamenti essenziali, che dessero profondità e articolazione lessicale ai testi.

Ron questo è un album non solo celebrativo ma anche molto evocativo.
Mi sento figlio di tutti gli Italiani che mi hanno accompagnato nella musica che è

vita e ragione per restare in piedi. Avere una carriera così lunga, vedere susseguirsi le generazioni, porta a legare col pubblico fino a essere una famiglia.
Le canzoni sembrano come fotografie sonore.

La musica è la vita che scelgo ogni giorno per me. Il mio intento è comporre un mosaico con le canzoni, che a volte possono farci piangere o sperare, e che in fondo, rilevano l’essenza più intima di noi.

Hai una canzone del cuore?
Ti dico Una città per cantare, brano inciso con numerosi altri artisti per la lotta alla SLA.
Anche in Sono un figlio ci sono collaborazioni importanti e inattese.
Ho scelto artisti anche molto giovani, come il cantautore fiorentino Giulio Wilson. Poi Sono un figlio chiama a raccolta collaboratori come Bungaro, Cesare Chiodo, Guido Morra, Maurizio Fabrizio, Mattia del Forno, Donato Santoianni, Leo Gassman, Finneas O’Connel, Niccolò Agliardi, Edwyn Roberts, Valter Sacripanti e altri.

Raccontami Sono un figlio.
Per la prima volta parlo di papà Savino e della storia d’amore dei miei genitori, nata durante la Seconda Guerra Mondiale. Mio padre conobbe mia madre rifugiandosi nella sua casa fuggendo dalla guerra, e come nelle migliori favole, immediatamente se

ne innamorò.
Poi c'è Abitante di un corpo celeste.
Qui collaboro con Guido Morra e parlo con dolcezza del nostro amato pianeta e di noi abitanti precari a tempo determinato.
Il biglietto da visita dell'album, la scorsa primavera, è stato Più di quanto ti ho amato: perché lo hai scelto?
Semplicemente perché narra dell’attuale difficoltà ad amare qualcuno in modo intenso. È amore anche Diventerò me stesso, la storia di un uomo solo che cammina per le strade ed è felice. Declina la fantastica capacità di stare bene senza bisogno di nessuno. Invece in Un astronave nel cielo descrivo le paure che l’amore porta con sé.

La finale è con I gatti.
È un brano poetico con una spruzzata di malinconia, dove la presenza dei felini si intreccia con la mancanza della persona amata.