Nel 1992 durante un’esibizione nella trasmissione televisiva ‘Saturday Night Live’ la cantante aveva strappato la foto di Papa Giovanni Paolo II aggiungendo le parole "combatti il tuo nemico"
Siamo a ottobre del 1992. Sinead O'Connor è per tutti “quella di Nothing Compares to You” (LE MIGLIORI CANZONI). La canzone, scritta da Prince per uno dei suoi tanti progetti paralleli era caduta nel dimenticatoio prima che questa giovane irlandese dall’aspetto quasi androgino la ripescasse, su insistenza del suo manager, nel 1990. Due anni dopo, O’Connor è pronta a lanciare il suo nuovo album in televisione ma, alla fine dell’esibizione fa un gesto che ne minerà per sempre la carriera: strappa in due una foto di Papa Giovanni Paolo II in aperta polemica con la chiesa. Perché lo fece? Cosa la spinse a mettere così a rischio la sua vita professionale per denunciare i casi di pedofilia all’interno del mondo ecclesiastico? A trent’anni di distanza lo aveva spiegato la stessa Sinead O’Connor nel documentario su di lei, Nothing Compares.
Fight the real enemy?
Quella sera Sinead O’Connor era tesa e non sembrava in sintonia con chi gli stava attorno nello studio del Saturday Night Live. La cantante irlandese era lì per presentare Am I Not Your Girl?, il nuovo disco dopo l’exploit di Nothing Compares to You, quella hit che suo malgrado l’ha trasformata in una popstar controvoglia. Il nuovo album non stava andando benissimo nelle vendite: il pubblico si aspettava undici Nothing Compares e si è ritrovato tra le mani un disco pieno di cover di standard jazz.
Sul palco O’Connor canta prima la sua cover di Success Has Made a Failure of Our Home di Loretta Lynn e poi si cimenta nella reinterpretazione di una canzone di protesta: War di Bob Marley. Il brano è un inno pacifista che nasce da una dichiarazione fatta all’ONU dal Re etiope Haile Selassie negli anni Sessanta. L’interpretazione a cappella di Sinead O’Connor è intensa e cattura il pubblico, almeno finché non decide di disorientare tutti cambiando le parole del testo e parlando così di abusi sui bambini. Alla fine dell’esibizione mostra una foto di Giovanni Paolo II e la strappa in diretta, dopo aver definito il Pontefice “il male”. Prima di lasciare il microfono urla “Combattete il vero nemico” a favore di telecamera. Forse in quel momento Sinead O’Connor ancora non se ne è resa conto ma quel gesto di fatto distruggerà la sua carriera.
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Perché lo hai fatto Sinead?
Dopo l’esibizione della cantante fu subito scandalo. Molte celebrità anche insospettabili come Madonna condannano il gesto. Sinead O’Connor si esibisce qualche giorno dopo al concerto per i trent’anni di carriera di Bob Dylan al Madison Square Garden e viene subissata dai fischi, fa fatica anche a farsi sentire. Stavolta canta War senza cambiarne le parole e, alla fine della canzone, lascia il palco in lacrime.
La cantante scrive poi una lettera in cui spiega sommariamente quello che voleva dire, raccontando la sua esperienza traumatica con la Chiesa irlandese, ma non basta. Chiederà più avanti perdono anche allo stesso Papa che accetterà le sue scuse, poco prima che scoppi lo scandalo pedofilia nella Chiesa.
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Il documentario
Molto tempo dopo quel gesto, del perché Sinead O’Connor si comportò così si è occupato anche il documentario Nothing Compares. L’opera della regista Kathryn Ferguson, già presentata al Sundance Film Festival, affronta la storia di O’Connor dal 1987 al 1993 senza saltare nulla, neanche quel momento televisivo del 1992.
Nel trailer la cantante spiega finalmente senza mezzi termini il motivo che la spinse a mettere a repentaglio la sua reputazione con una mossa così azzardata: "Avevo trovato un articolo sulle famiglie che avevano cercato di sporgere denuncia contro la chiesa per abusi sessuali e venivano messe a tacere. Fondamentalmente tutto ciò in cui ero stata educata a credere era una bugia. Il lavoro di un artista a volte è generare discorsi difficili che devono essere affrontati. A questo serve l'arte... Hanno cercato di seppellirmi. Non si rendevano conto che io ero un seme”.
Kathryn Ferguson allora era una ragazza di Belfast e ricorda l’impatto che ebbe un’artista come quella cui ha deciso di dedicare un intero documentario: “Quando Sinéad ha fatto irruzione nella mia coscienza di adolescente, ha aperto a calci la mia porta sul mondo. Finalmente, una donna irlandese, audace e impavida, diceva cose che altre non potevano dire. E lo faceva a gran voce”.