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Zero Assoluto, la loro Psicologia Sociale è un viaggio nella melanconia dell'estate

Musica

Fabrizio Basso

Con questo singolo Matteo Maffucci e Thomas De Gasperi proseguono il percorso di singoli che li ha portati a tante nuove consapevolezze, tra cui la certezza di voler continuare a far uscire musica senza porsi troppe domande. L'INTERVISTA

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Quando il senso di libertà si trasforma in una Psicologia Sociale, allora c'è la ricetta degli Zero Assoluto. Con nuovo singolo estivo, che segna una nuova tappa nel percorso avviato nel 2020, Matteo Maffucci e Thomas De Gasperi ci conducono alla fine di un’estate, in quella sensazione di leggerezza che raramente le altre stagioni ci concedono. Di stagionalità, vita e musica ho parlato con Matteo.

Perché Psicologia Sociale come singolo dell’estate, brano che per altro ha in sé la melanconia di una fine estate?
Abbiamo appena scavalcato metà luglio e già comincia a insinuarsi il pensiero che l'estate sta per finire quindi godiamocela appieno. Poi io sono dell'idea che le canzoni non invecchiano e dunque a fine estate Psicologia Sociale sarà ancora più centrata.
Dopo le collaborazioni con Gazzelle e Colapesce tornate da soli: inizia un percorso verso un album?
Anche qui c'è, in realtà, la collaborazione con Le Ore. Ci siamo visti a casa mia a Milano e abbiamo iniziato a collaborare anche se non sai mai se esplode il meccanismo magico. Stavolta è andata benissimo, abbiamo scritto più di un pezzo… Sai, penso che l’album ormai è un premio a fine giro, quando hai già rilasciato un po' di singoli. È una gratificazione più per l'artista che per il fan.
Il tema del brano è che l’estate è la sola stagione in cui chi siamo e cosa facciamo coincidono: e se fosse la sola stagione dove non siamo chi siamo o addirittura siamo solo la proiezione di chi vorremmo essere?
Nella scrittura non c'è questa riflessione ma come interpretazione ci sta. La vera domanda è: ma io chi sono? Se uno riuscisse a ritagliarsi spazi anche in altri momenti dell'anno vivrebbe meglio: è una scusa meravigliosa per toglierci le sovrastrutture. Ogni mese servirebbe qualche giorno di pausa ma non per stare sul divano, bensì per dedicarsi ad altro.
Nel testo ci sono citazioni e giochi di parole oggi non usuali: lezioni di piano/pianto, mare mare/male male, Sotto cassa/sotto casa, che è anche una canzone di Max Gazzè: è stato complicata la scrittura?
Quando ti ci trovi è una bugia dire che ci abbiamo ragionato per mesi. Quando si innesca il momento il flusso va e noi partiamo da una chiacchiera. Ci sono tante collaborazioni perchè eravamo stanchi di vent'anni di autoanalisi tra noi. Sai se si aggiunge un "estraneo famigliare" che rinvigorisce la scrittura si va avanti meglio.
In Astronave sono protagoniste le mani, qui i piedi: state facendo un percorso visual anatomico? E c’è un motivo per cui sono nell’ultimo momento di Psicologia Sociale si vede un piede smaltato?
Ci piace come immagine della leggerezza. È il lasciarsi andare. Ci riappropriamo anche delle dimensioni, basta alzare gli occhi al cielo per trovare, o ritrovare, una nuova bellezza.
Le quattro canzoni che sono sempre le stesse esistono realmente nel mondo degli Zero Assoluto? E rappresentano sicurezza o paura del nuovo?
Tutte e due. Ci sono le canzoni rassicuranti che costituiscono un aiutino emotivo. La famosa canzone da dito nella piaga. Ognuno ha la playlist per certi momenti della vita, esistono canzoni specifiche per entrare in un umore.
Tra le quattro strade dell’incipit, una è quella sotto casa di Astronave, dove vorreste tornare?
Può essere. Ma anche le stesse strade di Semplicemente. La routine è per noi fonte di mega-fascino. È rassicurante la circolarità quotidiana. Sai se c'è una via che frequentavi con qualcuno che ora non vedi più magari non ci passi per un po’. Questo pensiero quotidiano racconta anche il nostro crescere.
Chi dei due perde di più il filo del discorso quando si parla troppo?
Tutti e due, anche se io sono più logorroico. I voli pindarici mi appartengono.
In Psicologia Sociale c’è il “da domani non ti vedo più”, in Astronave ci sono tutte le porte chiuse sul tetto: in entrambi i casi si respira un senso di definitivo. I ricordi vanno gestiti oppure vanno lasciati liberi di andare e venire?
I ricordi devono andare e venire ma all’occorrenza bisogna saperli iper-gestire. È diverso dire melanconico da dire nostalgico. Noi siamo sempre terribilmente melanconici ma siamo pure convinti che è un aspetto che ci rende sensibili.
Ai primi di settembre prevedete sedute di Psicologia Sociale, anche online, per i fan che vi hanno ascoltato tutta l’estate?
Potremmo organizzare una masterclass, una sorta di posta del cuore. L’analisi dello stato d’animo l'abbiamo sempre fatta, è una nostra cifra stilistica.
Che accadrà nelle prossime settimane?
Siamo sempre in giro per promuovere e diffondere il singolo e da settembre riprendiamo a suonare dopo quattro anni. Per un gruppo come il nostro che per 16 anni è stato in tour, stare fermo è un disastro.