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Venditti e De Gregori in tour 50 anni dopo Theorius Campus

Musica

Fabrizio Basso

Credit Benedetta Pistolini

Accompagnato da un 45 giri che contiene Generale e Ricordati di Me arriva il loro primo tour insieme, che in estate li vedrà protagonisti sullo stesso palco con un’unica band. I live verranno anticipati dal concerto di sabato 18 giugno allo Stadio Olimpico di Roma, là dove ebbe tutto ebbe inizio. Sulla guerra in Ucraina dicono "Abbiamo visto paura e smarrimento". L'INTERVISTA

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Non è un momento inedito ma è un bellissimo rincontro tra due personaggi che hanno fatto la storia della musica italiana. A 50 anni dal progetto insieme Theorius Camp, Antonello Venditti e Francesco De Gregori per la prima volta si ritroveranno insieme su un palco con i rispettivi musicisti. Dopo l'anteprima esclusiva allo Stadio Olimpico di Roma il 18 giugno, partirà il tour da Ferrara il 7 luglio e andrà avanti fino al 28 agosto. Andrea Rosi, presidente di Sony Music, li definisce “due monumenti della cultura italiana. La pandemia ha spostato il progetto e il caso ha voluto che il tutto accadesse proprio nel cinquantenario di Theorius Camp. È una occasione di vivere mezzo secolo di storia della musica”. La parte più sostanziosa è quella live ed è spiegata da Ferdinando Salzano, anima di F&P: “Finalizziamo un sogno che diventa realtà. Se ne parla da anni e finalmente ce l’abbiamo fatta. Si debutta all’Olimpico di Roma e sarà un bellissimo viaggio. Sono i momenti in cui vale la pena fare il produttore di live. Il progetto andrà avanti a lungo con una sorpresa prima del debutto a Ferrara. Registriamo tutto anzi abbiamo iniziato già dalle prove”.

Che cosa finalmente vi ha convinto?
De Gregori: Non ci era mai passato dalla testa il pensiero di cantare insieme. Abbiamo cominciato da ragazzini, poi le carriere si sono sviluppate in modo diverso ma non abbiamo smesso di guardarci. Abbiamo fatto da ragazzi un tour in Ungheria e ci era piaciuto. Ora è il momento giusto.
Venditti: Veniamo anche da Coppi e Bartali, ci hanno visto alcuni fan come antagonisti artistici. Ogni tanto parlavamo di fare qualcosa ma mai in modo strutturale. Le nostre carriere hanno avuto percorsi diversi e a un certo punto abbiamo sentito l’esigenza che queste due strade parallele si unissero.
Quando è stato il momento giusto?
De Gregori: In un pranzo in un ristorante a Roma con una bottiglia di vino, che è finita in fretta, e il mood è stato… veramente lo vogliamo fare? Sapevamo che alla gente sarebbe piaciuto molto. Con il lancio della monetina abbiamo deciso quale nome mettere prima. Per altro Antonello Venditti suona anche meglio, è più rotondo.
Venditti: Ho visto io la sua faccia quando è uscita per primo il mio nome.
Come vi siete approcciati al repertorio e il vostro viaggio prevede anche altri progetti?
De Gregori
: Tutte le scelte si sono rivelate abbastanza normali, anche quella di avere una band unica. Ognuno ha i suoi musicisti e stima quelli dell’altro. La moltiplicazione dei concerti modificherà la scaletta dell’Olimpico e poi qualcosa cambierà anche nella band. Variare le location, in estate all'aperto e poi nei teatri, ci permette anche di modulare le scalette.
Venditti: La band è fluida, potranno esserci innesti. Al momento è un gruppo maschile ma in futuro qualche ragazza a cantare e suonare sul palco la porteremo. Noi non possiamo litigare, se no ci lasciamo! È una scelta filosofica quella di fare i teatri, questo è uno spettacolo che va all’aperto e poi nei teatri.
Come vi siete ritrovati dopo la lontana esperienza live in Ungheria?
De Gregori: Lo ho ritrovato uguale. E l’amicizia non guasta.
Venditti: Bello ritrovarsi con la consapevolezza di quello che abbiamo fatto. Devi essere amico per suonare insieme. Ho per lui profondi rispetto e stima. Stiamo riscoprendo le canzoni reciproche e ci vengono dei colpi emotivi.
Soffiano venti di guerra: cosa dite?
De Gregori: Penso a Maremoto a Porto Cervo di Checco Zalone. La gente deve scrivere prima, dateci tempo. Abbiamo visto paura e smarrimento. Ci spiace che questa conferenza stampa avvenga in una giornata come oggi. Che dovrebbe fare il mondo della musica? È al di fuori della mia testa. Sulla guerra non direi nulla che non sia banale e dunque non parlo.
Venditti: Abbiamo vissuto 52 anni sul palco. La verità è nelle canzoni e nell’arte, il concerto deve essere bello non necessariamente per qualcosa. Bisogna evitare che venga fuori pura retorica. Siamo molto lontani da We Are the World o qualcosa di strutturale.
A proposito: come sarà il concerto, come vi dividerete le canzoni?
De Gregori
: Non c’è un manuale Cencelli, abbiamo scelto il bel suono.
Venditti: Stiamo diventando duo adesso, la sensazione è di cantare tutte le canzoni insieme e la missione è che le canzoni non abbiano identità.
Ci sono canzoni che provandole vi hanno dato emozioni forti?
De Gregori: Di Antonello cito Unica e Peppino che in origine non mi avevano convinto poi a cantarle mi hanno emozionato molto.
Venditti: Ho i miei assi nella manica che non li rivelo.
Che resterà di questa pandemia?
Venditti: È come se il tempo si fosse fermato con un muro invisibile. L’angoscia di un uomo davanti alla vita è un mistero. C’è chi è stato bene, chi si è perso, chi si è ritrovato. So l’effetto su di me ma non sui ragazzini che non potevano uscire. Io non sono mai uscito mentre altri avevano moti di ribellione differenti. Ci vorranno decenni per capire cosa ci è successo. Noi ci chiediamo ancora, parlando di musica perché un palazzetto è chiuso e un teatro no: fa male all’intelligenza. Dobbiamo vivere la vita che è diversa a ogni età.
L'1 marzo di dieci anni fa moriva Lucio Dalla?
De Gregori: Ho avuto modo di lavorare due volte con lui nelle nostre carriere. L’aspetto giustamente celebrativo non riesco a farlo mio avendoci lavorato da vivo.
Venditti: Nel 1974 facemmo un disco insieme, oltre a noi due e Lucio c'era Maria Monti. Lucio mi ha salvato trovandomi una casa a Roma dopo la mia separazione. Lo ho sempre ascoltato molto perché raramente aveva torto. Ero a Monte Silvano a fare le prove di Unica quando mi telefonarono per dirmi che era morto. Lui aveva la capacità di unire tante arti, prima di Pavarotti ha capito che l’arte è unica, che la musica è tante musiche. Mi sono battuto per la targa sulla casa che aveva a Roma.
Sul 45 giri avete scelto di mettere Ricordati di me e Generale?
De Gregori: Abbiamo fatto la prima parte di prove qualche mese fa e queste abbiamo registrato. Ne arriveranno altre ma non chiedetemi quali.
Venditti: Tutti vogliono le scalette ma a noi piace sparigliare. Canzoni ne proviamo tante tante e poi decidiamo che fare.
Il trascorrere del tempo ha cambiato tanto la musica? La ha peggiorata?
Venditti: Non c’è una musica migliore di un’altra: Achille Lauro, Ultimo e Mahmood fanno una musica diversa, più legata alla loro epoca.
De Gregori: Il tempo è cambiato, è cambiata anche la musica.
Prevedete degli inediti?
De Gregori: Non è prevedibile. Non serve un inedito per fare un progetto.
Guadagnerete molto con questo progetto?
De Gregori: Le nostre dichiarazioni dei redditi sono pubbliche, basta andare a leggerle. E comunque noi suoniamo soprattutto per passione.

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