Nirvana, respinta l'accusa per la copertina di Nevermind

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Un giudice ha fatto decadere  l'accusa mossa dai legali di Spencer Elden, il bambino protagonista della copertina di "Nevermind", nei confronti dei Nirvana, accusati di pedopornografia. Elden chiedeva un risarcimento di centinaia di migliaia di dollari e una censura sulle future pubblicazioni della copertina dell'album.

Un giudice della California ha dato torto a Spencer Elden, l'uomo che l'anno scorso aveva denunciato i Nirvana per aver usato una sua foto nudo da neonato sulla copertina dell'iconico album "Nevermind". Elden, che aveva quattro mesi quando fu fotografato senza veli per la copertina, aveva fatto causa a quel che resta della band (i membri sopravvissuti Dave Grohl e Krist Novoselic, la vedova di Kurt Cobain, Courtney Love, e Kirk Weddle, il fotografo dell'immagine della copertina), affermando che la foto, scattata quando aveva appena quattro mesi, costituiva pornografia infantile e gli aveva provocato, crescendo, "estremo e permanente stress emotivo". I legali dei Nirvana avevano replicato a dicembre sostenendo che la denuncia "mancava di merito" e il giudice Fernando Olguin ha accolto adesso la richiesta di non luogo a procedere.

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Lo scorso anno, il caso aveva fatto scalpore anche a causa della celebrità della copertina, divenuta oramai iconica Elden aveva sostenuto che la foto gli aveva provocato, crescendo, "estremo e permanente stress emotivo", perdita di introiti e della "gioia di vivere". Accuse "senza merito", secondo i legali della band: "Parlare di pornografia infantile non è serio", avevano sostenuto gli avvocati dei Nirvana, osservando che, se Elden avesse ragione, chiunque si trovasse oggi in possesso dell'album (ne sono state vendute oltre 30 milioni di copie in tutto il mondo) "sarebbe in teoria colpevole del reato di possesso di pornografia infantile".

 Per non parlare del fatto che Elden, fino a poco tempo fa, aveva sguazzato nella sua fama di Nirvana Baby: "Più volte nel corso degli anni si è fatto fotografare a pagamento rifacendo da adulto la scena della piscina", hanno sostenuto i legali, snocciolando una serie di indizi della malafede del giovane che "si è fatto tatuare il titolo dell'album sul petto, è apparso in un talk show indossando una tutina color carne in una parodia di se stesso, ha autografato copie di 'Nevermind' per venderle su eBay e usato il legame coi Nirvana per cercare di rimorchiare donne”.

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