Red Hot Chili Peppers, Blood Sugar Sex Magik: ecco perché dopo 30 anni l'album è nel mito

Musica

Marco Agustoni

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Il 24 settembre del 1991 usciva uno degli album più significativi degli anni '90, con singoli come Under the Bridge e Give It Away: ecco come mai ha segnato un punto di svolta per la band e per il rock

Per una qualche fortunata congiuntura astrale, il 24 settembre del 1991 sono usciti in contemporanea due dei dischi più significativi degli anni ’90, il cui influsso si avverte ancora oggi: si tratta di Nevermind dei Nirvana e di Blood Sugar Sex Magik dei Red Hot Chili Peppers.


Sebbene l’album della band formata dal cantante Anthony Kiedis, dal bassista Flea, dal batterista Chad Smith e dal chitarrista John Frusciante non rappresenti un punto di svolta generazionale come quello sfornato da Kurt Cobain e soci, è indubbio che si tratti di uno dei capisaldi del rock recente.


Da quel momento in poi, i RHCP non sarebbero stati più come prima. E le tracce che compongono l’album sarebbero entrate nella leggenda. Ecco le ragioni per cui Blood Sugar Sex Magik è un album fondamentale.

5 motivi per cui Blood Sugar Sex Magik è l'album più importante dei Red Hot Chili Peppers

1. È l’album che ha reso i RHCP delle superstar

I Red Hot Chili Peppers avevano dimostrato di avere del potenziale già con il precedente Mother’s Milk, disco interessante, ma che si portava dietro ancora alcune delle pecche degli album precedenti. Con Blood Sugar Sex Magik, il primo con la Warner e con un produttore dal tocco magico come Rick Rubin al comando, è quello della svolta. Da qui in poi nulla sarà più come prima ed è grazie a questo disco se tutt’oggi i RHCP sono ancora una delle rock band più amate del pianeta.


2. È il primo album in cui “si sente per davvero” Frusciante

John Frusciante (qui 6 curiosità su di lui) si era aggregato alla band nel 1988, a soli 18 anni, in seguito alla morte del precedente chitarrista Hillel Slovak. Fan devoto dei Peppers, Frusciante si era già ben inserito nel quartetto durante le registrazioni di Mother’s Milk, anche se per ovvi motivi in quel caso il suo apporto fu limitato. In Blood Sugar Sex Magik, invece, lo stile del giovane si sente eccome, così come si avverte la sua spiccata tendenza alla melodia in contrapposizione di un precedente stile più ruvido alla chitarra. Il risultato è chiaro in hit come Under the Bridge e l’alchimia fra John e gli altri funziona alla perfezione, tanto che il successivo capitolo, l’ingiustamente sottovalutato One Hot Kiss, in cui in seguito all’abbandono di Frusciante subentra Dave Navarro dei Jane’s Addiction, non raggiungerà lo stesso successo. Solo il ritorno del chitarrista permetterà di bissare il successo di Blood Sugar Sex Magik nel fortunato Californication.

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3. È l’incarnazione del crossover anni ‘90

Tra il finire degli anni ’80 e l’inizio della decade successiva c’è grande fermento musicale e molti dei generi allora più in auge si mescolano in un calderone talvolta imprevedibile. Qualcuno definisce questo incontro-scontro "crossover", e fra i suoi esponenti più interessanti ci sono sicuramente i Red Hot Chili Peppers. In Blood Sugar Sex Magik troviamo hard rock, rap, metal, funk e altro ancora: è proprio questa ricchezza di richiami a rendere l’album unico e imprevedibile.


4. È il disco che ha messo a fuoco lo stile della band

Uno dei principali problemi della band, prima di Mother’s Milk e di Blood Sugar Sex Magik, consisteva proprio nell’incapacità di amalgamare a dovere gli infiniti stili e suggestioni musicali a cui attingevano i suoi componenti. Con il supporto di Rick Rubin, finalmente la band riesce a mettere ordine in questo caos. Del resto il produttore era l'uomo giusto per un'impresa di questo tipo: dopotutto aveva già lavorato a dischi storici con band come Beastie Boys, Public Enemy e Run DMC e aveva la necessaria familiarità con i diversi linguaggi sonori utilizzati dai RHCP. Durante la registrazione del disco, Rubin rinchiuse la band nell'ex dimora del mago Harry Houdini, che oltretutto secondo alcuni membri dei Peppers era infestata dai fantasmi. Questo isolamento permise al gruppo di focalizzarsi sul proprio lavoro e di apprendere un metodo, raggiungendo un nuovo livello di affiatamento. Il risultato è un amalgama perfetta di stili, che diventerà il cavallo di battaglia della band di Kiedis e soci.

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5. Contiene alcuni brani storici

Il primo singolo del disco, la straripante Give It Away, è ancora oggi una delle canzoni simbolo dei Red Hot Chili Peppers, esempio perfetto della fusione fra la sezione ritmica di Flea e Chad Smith con la chitarra di John Frusciante. Il testo di Anthony Kiedis è un invito alla generosità e il ritornello, quel “give it away” ripetuto allo sfinimento, gli fu ispirato dalla filosofia altruistica della sua fiamma Nina Hagen. Give It Away, complice anche il bizzarro video di Stéphane Sednaoui, impose i Peppers sullo scenario internazionale, ma il suo successo è poca cosa in confronto a quello del singolo successivo, la malinconica ballad Under the Bridge, in cui Kiedis riflette sul proprio senso di solitudine e sul suo problematico rapporto con le droghe (Anthony ha fatto uso di cocaina ed eroina per anni e due dei suoi più grandi amici, il già citato Slovak e l’attore River Phoenix, sono morti per overdose). A trent’anni di distanza, l’intro  di chitarra di Frusciante rimane ancora una delle più riconoscibili della storia del rock e ha contribuito, assieme al video diretto da Gus van Sant, a rendere il brano leggenda.

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