Genitori vs Influencer, è di Pacifico la colonna sonora del film

Musica

Fabrizio Basso

L'artista milanese torna a scrivere per il cinema firmando la colonna sonora del film di Michela Andreozzi in onda da domenica 4 aprile su Sky Cinema. Da lunedì 5 aprile sarà disponibile in digitale Genitori VS. Influencer Original Soundtrack contenente la canzone originale Gli anni davanti. L'INTERVISTA

Il cantautore e autore milanese Gino De Crescenzo, in arte Pacifico, torna al cinema e firma la colonna sonora di Genitori vs Influencer (GUARDA LO SPECIALE), il film di Michela Andreozzi, una co-produzione Paco Cinematografica e Vision Distribution con la spagnola Neo Art Producciones, prodotto da Isabella Cocuzza e Arturo Paglia. Il film sarà trasmesso in prima assoluta su Sky Cinema Uno domenica 4 aprile alle 21.15, disponibile anche on demand e in streaming su NOW TV. Nel cast Fabio Volo, Ginevra Francesconi e Giulia De Lellis. La colonna sonora Genitori VS. Influencer Original Soundtrack (Edizioni Curci), composta dalle musiche originali e dal brano inedito Gli anni davanti a firma di Pacifico, sarà disponibile sulle piattaforme streaming e in digital download a partire dal 5 aprile.

Gino, quello degli influencer è un mondo lontano: come ti ci sei trovato? Cosa hai detto a tuo figlio che ha dieci anni?

Magari in modo inconsapevole lo sono stato anche io. Vedo che mio figlio e i ragazzini che circolano per casa hanno una fascinazione per gli youtuber. Quello che vedo io sono gli stessi meccanismi di una volta ma con metodi e mezzi diversi. Mi interessava comprendere un po' di più quel mondo, io provo a riempire figlio di cose consapevoli: mi ricordo che una volta mio padre mi vide infilare una videocassetta nel videregistratore e rimase stupito dalla mia modernità, per me era naturale. C'è un ripetersi delle cose.
Gli anni davanti come li vedi con quello che stiamo vivendo?
Ora a Parigi (Pacifico da molti anni vive nella capitale francese, ndr) c'è un nuovo lockdown. Non sento disorientamento ma resta una strana situazione che ha a che fare con l'abitudine. I primi tempi vedere la coda per fare la spesa e l'auto della polizia che passava col megafono invitando la gente a stare in casa era impressionante. Ora ci sono disciplina e strategie, voglio credere che ricorderemo questo periodo come vagamente ci ricordiamo della spagnola. Qui i ragazzi hanno frequentato la scuola quasi sempre e osservo che mio figlio accumula ricordi. Qualche colpo lo ho sentito ma resto ottimista.

Che futuro avrà la musica?
L’arte non si fermerà, la scintilla è sempre viva. In Francia stanno ripartendo, conto nella nostra capacità di abituarci e nella smemoratezza.
Come cambia la scrittura per il cinema da quella per una canzone?
Provo un profondo fascino a scrivere per immagini. La differenza è che nell'altro caso componi semplicemente una canzone. Ho scoperto a 38, 39 anni che potevo scrivere canzoni, una fascinazione improvvisa, un rapimento. Era una cosa che avevo dentro e forse ho trascurato ma poi ho trovato la capacità. E' venuta prima la canzone, poi i monologhi e quindi i libri. Nella canzone c'è la sintesi, una canzone è come una mensola, una fila di oggetti che ti portano in un luogo e ti restituiscono un profumo. A volte confezioni un ricordo. Sono affascinato dalle canzoni misteriose. Va però aggiunto che i se pezzi misteriosi spesso arrivano dopo come avviene nei romanzi che ci ripensi quando li ha finiti  si svelano a posteriori. La musica è fernare l’orologio e volare in un altro luogo anche solo per pochi secondi.
Come è nata la collaborazione con Michela Andreozzi?
Senza che lo sapessi lei aveva già pensato a mettere qualcosa di mio in un film e ora voleva contattarmi. Il tramite è stato Fabio Volo, mio amico da anni. Eravamo in un lockdown, non ricordo quale. Con Michela ci siamo parlati ma mai incontrati, ho lavorato sulla sceneggiatura dettagliata, non ho visto le immagini. Lei aveva le idee chiare. Mi ha dato due indicazioni e ho capito che potevo fare qualcosa nella mia stanzetta, una libertà che è il sogno di tutti i musicisti. Ho pensato alla melanconia con un tono incoraggiante ed esortativo, ho scritto una canzone che guarda al futuro. Ascolto molte canzoni scritte tre anni fa che sembrano scritte oggi, ora forse descrivono fragilità e precarietà: sono un conforto a come siamo esposti. Gli anni davanti l'ho scritta due mesi fa: ha la consapevolezza di come le certezze sono messe in discussione ma stimola a mettere la testa fuori e andare avanti.
Avevi scritto già per Ricordati di me nel 2003 e anche lì il tema era genitori e figli.
Oggi posso dirti che nostro figlio per ora lo abbiamo tenuto lontano da certi fenomeni, è ancora un impegno circoscritto ma arriverà il momento in cui prenderà una sua strada. Mi informo e cerco di tenere il passo finché i ragazzi non entreranno nel segreto della loro vita. Ricordati di me era già pronto e titolato, mi chiesero una canzone con quel titolo, visionai qualche immagine, mi concentrai maggiormente sulla suggestione. Non ero ancora padre e ho pensato di più ai ricordi.

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Su cosa ti senti influente verso tuo figlio?
Comincio ad averne meno influenza! Sono un genitore di una certa età, quando lo accompagno a scuola trovo ragazzi giovani che sono genitori. Ho pensieri coscienti ma sento anche la fragilità perché l’orizzonte si annuvola. Non so cosa gli trasmetto, cerco un ambito di condivisione più ampio possibile. Stavolta ho lavorato prima delle immagini per tempistiche legate al covid. La scrittura del film mi ha spinto a cercare un registro divertente, non volevo sottolineare tutto. Ho voluto un suono unico, raccontare che i limiti possono diventare una forza. Ho suonato quasi tutti gli strumenti, ho creato suoni artigianali.
La raffinatezza della musica è un problema?
Io dico che puoi migliorarti, avvicinarti ad altri codici espressivi ma puoi e devi fare quello che è nelle tue corde. A volte un autore lo riconosci per un lavoro importante, altre per aggiustamenti, talvolta arrivo con la valigia dell’idraulico per aggiungere qualcosa a un brano già fatto. Uscire e farsi notare è possibile, restare è più complicato. In Francia hanno un mercato più forte e più grande, c’è una forte vendibilità delle vecchie glorie mentre in Italia rischiano di diventare quasi parodistici: Francis Cabrel qui è una istituzione, col suo disco ha fatto 50mila copie in una settimana e questo fa sì che a pioggia ci sia più spazio per tutti, qui c’è più rappresentatività nei progetti.
Anche le emozioni sono legate al periodo?
L’emozione non ha anagrafe.
Dove trovi energia e speranza?
La forza è nelle immagini che arrivano da Israele e da Londra e credo che tra poco ne saremo fuori anche noi.

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