La Fondazione I Teatri Reggio Emilia proporrà al mondo domenica 11 aprile, ore 17, su www.operastreaming.com, questa opera che è un grande e inebriante ingranaggio a orologeria, in cui la musica di Rossini, soprattutto in quest’epoca, diventa un’efficacissima medicina per l’umore, forse in grado di donare sollievo per questi tempi bui
E' quello che non ti aspetti e quello che ci vuole. Il Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini arriva a colorare le nostre giornate grazie alla Fondazione I Teatri di Reggio Emilia che ne ha allestito una rappresentazione che è di per sé una spallata al covid (tutto sul coronavirus) per la positività che trasmette. Arriverà nelle nostre case in streaming ma sarà come essere in platea o su un palco, perché i protagonisti sono così vivi e vividi che uno schermo non può ingabbiarli. Tra i "costruttori" di questa opera ci sono il regista Fabio Cherstich e Arthur Arbesser che ha realizzato i costumi.
Fabio Cherstich, diplomato a Milano alla Scuola Paolo Grassi, racconta di sentirsi "molto fortunato a fare questo lavoro, operiamo in teatro in situazioni di distanza, con le mascherine indossate da tutti gli artisti. I figuranti hanno i guanti oltre le mascherine. E' un momento storico al quale bisogna adattarsi. Ma stimola anche la creatività, io ho sfruttato il fatto che non possono toccarsi per lavorare su altre dinamiche. C’è la tensione dei corpi. La limitazione è tornata a mio favore per mia scelta. Bartolo quando punisce Rosina non potendo toccarla ha una protesi collegata a un bastone e questo stratagemma ha reso l'aria divertente: lui vorrebbe una relazione ed è quasi più morboso con l’arto finto. Personalmente ho già fatto il Barbiere rappresentato su camion per più di 70 volte, questa è la prima volta sul palcoscenico. Puoi dunque comprendere quanto sono affezionato a questa opera. La musica di Rossini è una follia organizzata: Figaro è un torero scoppiettante che porta energia, questo self made man è portatore di una bella scossa; è libero perché è il regista della situazione e quando il covid lo frena sono i figuranti ad agire per lui; pensiamo alla scena della barba di Bartolo: all'epoca i barbieri facevano anche i salassi e dunque non vedrete la schiuma ma subirà un salasso in una vasca diventando quasi Marat, con un richiamo netto alla rivoluzione francese. Abbiamo semplificato i recitativi, mi sono rifatto all'edizione do Alberto Zedda che è la più tagliata, d'altra parte l'impossibilità di toccarsi troppo dolorosa. Spero che il pubblico capisca il momento storico e fruisca con leggerezza del nostro lavoro. Appena sarà possibile leveremo le mascherine ma le distanze resteranno, solo l'abbraccio tra Rosina e il Conte sarà ammmesso". Aspettando questo abbraccio Cherstich ragiona su altri progetti di opera e di prosa.
Arthur Arbesser, astro nascente della moda internazionale prestato al teatro, anticipa i costumi: “Figaro è il nostro protagonista, sicuro e sfacciato, un torero dall’acconciatura rock’n’roll, che indossa un completo verde acido con decori in oro e calzini fucsia; Rosina, come a sottolineare il suo nome, ha un abito da scolaretta rosso e rosa; il Conte, con il suo frac a righe giallo limone si destreggia bene nei suoi travestimenti. Il coro è una massa di colore ben visibile, una banda/truppa di soldati in fucsia acceso. Con Fabio Cherstich ho già collaborato, abbiamo fatto installazioni legata alla moda e ci siamo sempre molto divertiti. Lui sa che amo la lirica, che ho già fatto cose per il balletto e per l'Opera di Berlino. Ci capiamo molto bene, amiamo Giorgio De Chirico e puntiamo su un uso forte del colore, delle righe. Abbiamo parlato a lungo di questa opera che è così gioiosa, buffa, divertente e, nel senso buono, leggera: è ideale per questo momento, riempie di gioia. Sottolineo tutto questo con i colori restando però fedele alla storia. Più faccio questo lavoro e più mi sento costumista che stilista. Cerco di raccontare le storie con una collezione. Fare i costumi non mi allontana molto dal metodo di pensare della moda. Qui il bello è che non c’è l'aspetto commerciale, bisogna creare magia e qualcosa che rimanga: sono atipico perché penso in primis a quello che può piacere a me, non diventerai mai veramente ricco ma segui. Quello che è certo che questi due miei mondi si avvicinano sempre più. Se mi dicessero di salire sul palco vorrei essere il conte d'Almaviva: romantico, bello, ha arie bellissime e finisce con Rosina". Contemporaneamente al Barbiere di Siviglia per i Teatri di Reggio Emilia Arbesser sta lavorando a un balletto contemporaneo per l'Opera di Monaco di Baviera che debutterà il 17 aprile e Balletto per Vienna a inizio 2022. Per altro Vienna è la sua città natale: "Prima del covid ero nomade ma dopo un anno a casa ora so sempre dove è il comodino. Sono legato all’Italia, ci vivo da 15 anni. A Reggio sono stato spesso per il Festival della Fotografia, mi sento accolto. E' vero sono viennese di nascita ma non vorrei viverci: Vienna di base ha lingua cattiva, quando giochi in casa ti senti maggiormente giudicato ma lì ho la famiglia e tanti amici e poi l’Opera di Vienna è un luogo fantastico!".
Accarezzato per poco tempo il sogno di debuttare con il pubblico in presenza in un Teatro Municipale Valli finalmente riaperto, la coproduzione dell’opera firmata Fondazione I Teatri di Reggio Emilia e Fondazione Teatro Comunale di Modena, sta proseguendo in pieno lockdown tra distanziamenti, sanificazioni e frequenti tamponi. Debutterà su operastreaming.com, il portale dell’opera italiana, che porta nel mondo le produzioni liriche dell’Emilia Romagna grazie alla collaborazione con EDUNOVA-Università di Modena e Reggio Emilia. E se non potrà avere, per il momento, il fondamentale pubblico in presenza, si proporrà ad una platea virtuale larghissima e numerosissima, di decine di migliaia di amanti dell’opera sparsi in tutti i continenti.
“Abbiamo voluto a tutti i costi portare avanti la nostra produzione lirica annuale – spiega il direttore della Fondazione I Teatri, Paolo Cantù – un impegno, un dovere nei confronti degli artisti, dei tecnici, del pubblico e per ribadire la centralità della cultura, dello spettacolo dal vivo. Speravamo di poter riaprire finalmente i nostri teatri e di accogliere il pubblico con quest’opera colorata, divertente. Lavoriamo da circa un mese al teatro, con tecnici, cantanti, coro e orchestra, facendo tamponi frequenti, assicurando distanziamenti e igienizzazioni. Produrre un’opera è operazione molto complessa, in queste condizioni è quasi un’impresa, che però abbiamo voluto mantenere. Dovevamo debuttare il 26 marzo in presenza, per accogliere il pubblico dovremo attendere ancora un po’ e, per il momento, ci aggrappiamo allo streaming”.
A dirigere l’orchestra Filarmonica dell’Opera Italiana Bruno Bartoletti, Leonardo Sini, classe 1990, vincitore del “Maestro Solti International Conducting Competition”, concorso che scova i migliori direttori d’orchestra al mondo fra i giovani talenti e li proietta nei teatri di mezza Europa. Sini rivolge un invito al pubblico che, per ora, ascolterà solo grazie allo streaming: “Guardate l’Opera con spirito leggero, con l’attenzione con cui guardereste un bel film, con la voglia di farvi stupire e rapire da questa musica immortale…. Vedrete che la leggerezza dello spirito rossiniano vi conquisterà, catturando la vostra attenzione fin dalla magnifica e celeberrima Sinfonia iniziale( …) Rossini è, in epoca di pandemie, una efficacissima medicina per la nostra salute emotiva e regala sollievo immediato! Da usare senza precauzioni ed, all’occorrenza, anche a dosaggi esagerati!!”.