Achille Lauro a Sanremo 2021, terza serata: il quadro con Emma Marrone e Monica Guerritore

Musica

Achille Lauro prosegue il proprio percorso a Sanremo 2021. Nella terza puntata ha omaggiato il Pop, cantando “Penelope” con Emma Marrone, preceduto da un intenso monologo di Monica Guerritore

Achille Lauro si è presentato nuovamente sul palco di Sanremo 2021 per il suo terzo quadro. Ad affiancarlo, stavolta, Emma Marrone e Monica Guerritore.

Ecco come l’artista romano ha descritto il proprio percorso all’Ariston sui propri social: “Cinque generi musicali raccontati attraverso cinque canzoni e cinque performance. Ho raccontato il glam rock, non vestendo i panni di un personaggio, ma incarnandone l’essenza. Sono stato il rock and roll per rivivere la leggerezza e la sensualità̀ degli anni ‘50. Il mio sarà̀ un viaggio nei generi musicali, i quadri ne saranno i contenitori. Generi che hanno definito e influenzato non solo la mia sensibilità̀ di artista ma anche la percezione che la gente aveva di sé e del mondo. Ogni genere rappresenta un’epoca, un modo di vivere e di pensare: un momento di rottura e di cambiamento. La musica ancora oggi ne è il motore. Ha cambiato il modo di pensare, di vestire, di ballare, di interpretare la realtà̀ e di esprimersi. Ha legittimato la ribellione, la libertà e ha aperto le porte all’individualità̀. Le mie benedizioni sono in realtà̀ un invito a vivere la vita con il senso che ognuno desidera. Realizzare i propri sogni, nella totale libertà. Questa notte sarò̀ il genere più̀ incompreso della Storia, il POP. È un viaggio che capirete davvero solo alla fine. Davanti a Dio siamo tutti uguali”.

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Il monologo di Monica Guerritore

Achille Lauro si fa statua, immobile e poi viva. Una scultura d’oro che si fa uomo. Canta la sua “Penelope”, tratta dall’album “Pour l’amour” del 2018. Ad affiancarlo nell’interpretazione c’è Emma Marrone. Il loro è un duetto intenso, con il palco dell’Ariston ricolmo di colonne greche.

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A dare il via a tutto è però Monica Guerritore, che tocca il pubblico nel profondo con il proprio monologo: “Da quando sono morta ho imparato cose che avrei preferito non sapere, come quando si origlia dietro le porte. Ulisse mi ha raggirata, sostiene qualcuno. Si sapeva che era scaltro e bugiardo, ma non avrei mai pensato che avrebbe usato la sua astuzia anche con me. Non gli ero stata fedele? Non avevo aspettato, vincendo la tentazione, quasi un impulso naturale a comportarmi in un altro modo? Cosa ho raccolto? Sono diventata una leggenda, un bastone con cui colpire altre donne, che non avrebbero saputo essere oneste, pazienti come me. Ma io avrei solo voluto gridare: “Non seguite il mio esempio”. Ma io non sono più. Non ho più voce con cui parlare, non riesco a farmi capire nel vostro mondo fatto di corpi, di lingue, di dita. Non c’è nessuno che mi ascolta dall’altra parte del fiume, e se qualcuno dovesse raccogliere il mio bisbiglio, lo confonderà con le ebrezze che soffiano tra i giunchi secchi, con il volo dei pipistrelli al crepuscolo, con un brutto sogno”.

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